domenica 2 febbraio 2020

12 dicembre 1969, ore 16.37


12 dicembre 1969, ore 16.37

Stavo nelle cantine del “Principe e Savoia” quando esplose.
Ero stato assunto da qualche mese come “2° cantiniere”.
L’Hotel in Piazza della Repubblica è a distanza di qualche centinaia di metri dalla Banca dove si consumò la Prima Strage di Stato in Italia.
Nelle cantine sembrò un terremoto e mi portai sopra.
Tante ipotesi, la più probabile: “era scoppiata qualche caldaia”.
Appresi la verità la sera tarda dal telegiornale quando rientrai a casa.
Tonia in cinta di Stefania e da poco avevamo fittato l’appartamento a Sesto San Giovanni in Via Luigi Pirandello, civico 27.
Ero felice.
Non lo dico per dire una “parola” grossa che il più delle volte è formale e vuota.
Ma non mi mancava niente.
Avevo tutto quello che un uomo possa desiderare.
La moglie più bella e affascinante del mondo e stavo per diventare padre.
Mi toglieva il respiro per la bellezza Tonia.
Il suo andare come una gazzella e gli occhi, la figlia mia che portava in grembo.
Dio ancora adesso mi commuovo e ti ringrazio.
Nei giorni successivi quell’atto infame turbò la tranquillità e iniziai a temere.
Sì, non voglio riportare il turbamento politico e sociale.
Quello individuale, la paura per la mia figliola che doveva nascere.
Di colpo tutto ti sembrò diverso.
Come se quell’esplosione avesse intaccato il tuo vivere.
Ti avesse reso più vulnerabile nelle certezze del progressivo e del bello.
Lo scoppio si portò via un po’ della mia gioventù, non avevo ancora ventuno anni e mi rese di colpo maturo e pensieroso.
Il mondo si colorava di brutto.
La contestazione da gioiosa diventò cupa e il nemico tutto ciò che ti circondava.
Nessuna storia porterà mai i sentimenti di chi quell’esperienza la visse e da vicino.
Però dopo quel 12 dicembre temevi.
Non per me e non lo dico per spavalderia, assolutamente.
Lasciare mia moglie a casa sì, per la mia figliola che nasceva in un mondo assassino.
Solo questo non volevo mancare di dire a distanza di cinquant’anni.
Ero là e la mia percezione del mondo mutava.
Cambiava in peggio.
Con quella bomba anche la mia innocenza si frantumò.

Michele Cologna
San Severo, giovedì 12 dicembre 2019

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