martedì 4 febbraio 2020

Domenica 29 settembre 2019, XXVI del Tempo Ordinario

Domenica 29 settembre 2019, XXVI del Tempo Ordinario

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Parola del Signore

Se non riferiamo questa parabola ai Farisei, non la comprendiamo.
E mi permetto, neanche l’evangelista Luca.
Dio ha parlato per mezzo dei patriarchi, i Farisei ne sono gli interpreti.
Loro nel ruolo legiferano.
E la legiferazione è cangiante nell’interpretazione che fa legge.
A Gesù di Nazareth questo non sta bene e radicalizza la lotta tout court non alla parola dei profeti e patriarchi, che trascura avendola superata nella predicazione dell’Amore, ma nella cultura che non è separata e teorica sulla e della pratica.
Ogni malformazione e malattia, anche la povertà per i Farisei e la cultura e vita pratica ebraica, sono castigo divino.
“Dio te ne scampi dai segnalati suoi”, l’adagio che racchiude pensiero e azione.
Gesù spezza e rivoluziona ogni tabù e la cultura, il pensiero, la vita pratica dell’ebraismo.
La donna nella condizione di minorità ed evitazione, lo storpio, il malato, l’ultimo sono Figli di Dio e hanno stessa dignità e diritto di fronte al Padre che ha generato nell’Amore.
La copula che consacra il patto con Dio per l’ebraismo è stracciata e disprezzata dal Nazareno.
Ecco anche la sua durezza nei confronti della Madre che mai comprenderà il Figlio.
Ma di questo ne parleremo all’occasione.
Quindi in questa ammonisce i farisei e non con la sua parola d’Amore, ma con le stesse parole dei patriarchi e profeti alle quali loro si riferiscono e legiferano.
Gesù lotterà con tutte le sue forze l’ebraismo e contro d’esso perderà la vita per crocefissione.
La pena di coloro che hanno peccato in pensiero e parola contro Dio.
I Farisei si riprenderanno la Parola e salveranno il Ladrone.
La cristianità anche gli negherà il pensiero e l’azione per convenienza e temporalità del potere.
Gesù non riconosceva potere ad alcuno se non a Dio/Padre nell’Amore.
Unico Comandamento, la sola Legge.
La Chiesa è l’Uomo.

Michele Cologna
San Severo, sabato 28 settembre 2019
08:43:32

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