lunedì 3 febbraio 2020

Domenica 3 novembre 2019, XXXI del Tempo Ordinario

Domenica 3 novembre 2019, XXXI del Tempo Ordinario

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Parola del Signore

Gesù e il gesto, la Parola sua.
Non aspetta che Zaccheo chieda, è Lui a proporsi.
Perché?
In tutte le sue parabole è chiamato a intervenire, esprimersi su richieste altrui.
Ci sarà pure una ragione?
Zaccheo è disprezzato perché collabora con l’Occupante.
Non è un osservante della Cultura, del Dettato, della Legge che governano l’Ebreo.
È fuori da tutto ciò che è Potere, Governo e Virtù, Patto di sangue con Dio del Popolo Eletto.
Cioè, egli non è figlio di Abramo.
È solo l’osservanza del Patto a rendere figli di Abramo e di conseguenza meritevole dell’appellativo di Eletto.
Zaccheo è meno, molto meno del samaritano.
Il Samaritano non ha avuto il privilegio di nascere figlio di Abramo per etnia, Zaccheo invece è un rinnegato, un misero, un appestato perché ne ha tradito la discendenza.
Non osservante e collaboratore dell’occupante nemico d’arme e cultura.
Civiltà altra.
Eppure a Zaccheo è concesso da Gesù quello che a nessun altro è stato accordato se non espressamente richiesto.
Ripeto ancora la domanda, perché?
Perché Gesù concede a costui ciò che ad altri arriva con la supplica?
La preghiera, la conversione?
Zaccheo è spinto solo dalla curiosità di conoscerlo e non chiede niente, nulla.
Stupirà il perché, ma la risposta c’è.
Zaccheo è la versione rude, aspra e risoluta di quella disobbedienza, della distruzione d’ogni valore, della cultura dell’ebraismo che Gesù vuole e tenta con la Parola.
Zaccheo è la versione bassa, popolana e peccatrice della prefigurazione alta che Gesù prospetta con la sua rottura e costruzione.
Zaccheo è colui che non ha remore e regole, irrecuperabile alla Legge, ma curioso, aperto alla conoscenza del Nuovo che nell’Amore, accogliendolo, lo porta al Bene dell’altro e all’elargizione.
Questo è il vero del Nazareno e le parole: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto», presentano le acconciature maldestre o dei discepoli, o degli evangelisti che non hanno compreso il gesto e il senso.
Mischiano due concetti in antitesi e che non potevano coesistere in Gesù che era rivoluzionario e non schizofrenico.
Gesù che si reca a casa di Zaccheo per marcare la sua “disobbedienza”, la “ricusazione” dell’appartenenza e porgergli l’Amore di Dio Padre, non può farlo tornare nelle braccia di Abramo.
La frase allora va depurata e così formulata: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Comprendete?
Non voglio insegnare niente a nessuno, né tantomeno modificare i Vangeli.
Lo studio dell’Uomo Gesù mi porta a tanto e sebbene non ci siano scritti suoi diretti, attraverso la comparazione e la storia possiamo tutti comprendere.
Bestemmio?
Ma Zaccheo è la faccia sporca dell’uomo Antico che diventa Nuovo dopo lo scompiglio che ha arrecato la Parola e l’Azione del Nostro Nazareno.

Michele Cologna
San Severo, venerdì 1 novembre 2019
19:12:24

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