giovedì 13 febbraio 2020

Un motivo e …


Un motivo e …

Mi sono svegliato con un motivo in testa.
Anche abbastanza datato.
Sono vecchio e tutto ti dà la misura.
Le normali funzioni e il motivo ad insistere.
Completate le mattutine incombenze e al computer, l’ho cercato.
Youtube immediatamente mi ha portato il video.
Come scostumatezza ascoltare solo la voce, sono stato alle immagini.
Senza soluzione di continuità, subito un altro.
Non dello stesso autore, ma di una cantante bravissima che ci ha lasciato.
Incantato dalla sua bellezza e dalla voce suprema.
Emozionato sono arrivato alla fine.
Altro e bravissimo, anche lui non più tra i vivi.
Grande e direi assoluto.
Il video e io quel motivo l’avevo sempre immaginato e collocato nel mio mondo.
Quello dell’autore estraneo.
Il successivo e mi sento fuori.
Non mi appartengono le immagini, neanche quelle precedenti in verità.
Il mondo di quei motivi in video, cambia la mia percezione anche se mutevole nel tempo.
Riconosco molti atteggiamenti della realtà in video, come uno solo a dettare.
Comportamenti e posizioni, di ragazzi e non più, anche vecchi.
Chiudo.
Oltre all’estraneità, provo rincrescimento.
Una decurtazione della mia fantasia a immaginare.
Un pacchetto e io posso solo prenderlo.
Niente del mio mondo in esso.
Il suo e solo il suo.
O mi adagio in quello, o sono fuori.
Mi piace di più essere fuori e fare salva la mia immaginazione a favoleggiare sul testo e la musica.
La ragione dello scritto e della mia avversione intellettuale all’immagine.
Specialmente alla Poesia.
Traccio un parallelo che non può interessare nessuno, ma spinge me a una considerazione forse verità.
Ho avuto per maestro delle elementari l’insegnate, Michele Caposiena, Cavaliere di Vittorio Veneto.
Compagno d’arme di Quasimodo.
Egli che si dichiarava fascista e Quasimodo comunista, come questa devozione all’opera del Maestro non comprendo adesso, allora non sapevo e la domanda non esisteva.
Ci fece mandare a memoria poesie e poesie del grande Quasimodo.
Era il fanciullo in seconda di sette anni, essendo anticipatario, e già conosceva a memoria poesie monumento.
Non lo sapeva, però la musicalità delle parole lo affascinava nella mnemonica ripetizione.
In particolare e forse ne afferrava empaticamente il senso,

ACQUAMORTA

Acqua chiusa, sonno delle paludi
che in larghe lamine maceri veleni,
ora bianca ora verde nei baleni,
sei simile al mio cuore.
II pioppo ingrigia d'intorno ed il leccio;
le foglie e le ghiande si chetano dentro,
e ognuna ha i suoi cerchi d'un unico centro
sfrangiati dal cupo ronzar del libeccio.
Così, come su acqua allarga
il ricordo i suoi anelli, mio cuore;
si muove da un punto e poi muore:
così t'è sorella acquamorta.

Che sia stata questa a tracciarmi indegnamente poeta?
Solo di questa mattina la domanda bugiarda, in verità era la mia di fanciullo sofferenza, a farmi amare quei cerchi dell’anima sull’acqua stagna.
E se ci fosse stato un video confezionato, avrei io potuto costruire mondi su quella?
No, proprio no!
Forse avrei vissuto quelle immagini e in esse affogato e invece!
La mia a distanza di tanti e tanti anni sta su quei cerchi a immaginare ancora.
Hanno riconosciuto ai video “proprietà artistica” ed è giusto.
Le conseguenze?
L’uniformare del sentire e dell’immaginazione, l’emulazione acritica e la tipizzazione unica.
Gli strutturalisti del linguaggio si soffermarono molto sulla grammatica e la sintassi delle immagine e misero in avviso, conoscerne la struttura.
Niente e le immagini hanno sostituito il pensiero.
Annullato la fantasia e l’immaginazione.
Hanno al senso privilegiato lo stupore e annientato ogni pedagogico fine.
Forse tarpato le ali alla libertà che prima d’essere fatto è immaginazione specialmente giovanile.

Michele Cologna
San Severo, giovedì 13 febbraio 2020
09:11:49




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