mercoledì 5 febbraio 2020

Domenica 4 agosto 2019, XVIII del Tempo Ordinario

Domenica 4 agosto 2019, XVIII del Tempo Ordinario

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola del Signore

Quello che hai preparato di chi sarà?
L’Ecclesiaste afferma che tutto è vanità.
Il tutto ha lo stesso spessore del niente e il cammino dal limite tutto al limite niente è infinito.
In quel cammino c’è l’uomo nella sua storia, e in essa Dio.
Sì perché Dio, nessun Dio sarebbe fuori dall’Uomo nella storia!
Dio è il Tutto, Dio è il Niente?
Manicheo interrogativo.
Stupida domanda.
Dio è nel cammino dell’Uomo.
È nella sua storia.
Di questa storia subisce le oscillazioni e le bellezze, le brutture, gli insulti, le grandezze.
Dio è gli occhi di chi l’osserva e affida a Lui cuore e mente, è anche quelli di chi lo nega.
Non muta la sua grandezza nell’affermarlo e nel negarlo e nel Tutto e nel Niente del Logos vive.
Esplica la sua Magnificenza per il tramite della Sua Creatura, il Figlio.
E il Figlio l’esalta nell’Amore, oppure lo nega.
Non ne inficia la Grandezza nella Storia.
Il Nazareno che toglie Dio dalla Legge e lo colloca nell’immanenza dell’Uomo, non può esprimere giudizio circa la convenienza o la giustizia, se non in quella suprema dell’Amore che ha generato.
È in questa che risiede la storia dell’Uomo nelle infinite variabili.
Il Figlio del Padre, l’Uomo è stato identico a sé nell’onorarlo e nel biasimarlo.
Nell’affermarlo e nel negarlo.
E nell’uno e nell’altro caso ha ammazzato l’altro il fratello o l’ha onorato elevandolo agli altari del sacro e del profano.
Quale il giusto vivere?
Poco significa la ricchezza e la povertà se collocati fuori dell’Amore.
La vita operosa esprime sempre abnegazione e generosità.
E al seguito di questi sta sempre l’altro.
Il Prossimo.
Ora et labora e grandi sono i lasciti dell’Uomo.
Mi commuove sempre l’ottuagenario palestinese che pianta l’olivo per il nipote.
Non ne vedrà mai il frutto, ma nel gesto c’è il Dio dell’Amore.
Grazie, grazie, grazie dell’attenzione amiche e amici, lettori tutti.

Michele Cologna
San Severo, venerdì 2 agosto 2019
20:48:39

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