mercoledì 5 febbraio 2020

Domenica 21 luglio 2019, XVI del Tempo Ordinario

Domenica 21 luglio 2019, XVI del Tempo Ordinario

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore

Marta ospita Gesù e lamenta la scarsa collaborazione della sorella Maria nel servire l’ospite.
Gesù trae spunto per affermare l’essenziale della vita sugli affanni quotidiani.
Marta e Maria insieme dovrebbero abitare l’Uomo.
Accade, però, che prevalga l’una o l’altra, se non e spesso, che l’una escluda l’altra.
Il Nazareno è Maestro e la sua missione è curare.
Ma se Marta non si sobbarca anche il grave di Maria, Gesù senz’altro resta ospite trascurato.
E la data odierna mi porta a una considerazione dolente.
Oggi mia Sorella Carolina avrebbe compiuto gli anni.
Settantaquattro.
E sono sette, già tanti, infiniti per chi porta l’inguaribile ferita su corpo e anima.
Abbiamo parole per i vivi, poche per i morti e io vi faccio gli auguri Carolina e Mammina.
Il 20 luglio del 1946, tu, Mammina, diventavi nel dolore mamma della tua prima, Carolina.
Foste entrambe “Maria” nella vita e per amore e fede, dopo avere tanto amato Dio nella religione cattolica, a quella che procurò a me dolore aderiste, “i Testimoni di Geova”.
Ricordi Mammina, mi regalisti la Bibbia dei Testimoni e alla mia un po’ scostante implorasti, “Dobbiamo stare insieme anche dopo”.
Temevi di perdere per sempre il figlio che non si sarebbe “risvegliato” nel giorno del Giudizio.
Scrivo e piango, Mamma.
Cercavo di spiegarti che pur non essendo io cattolico e uomo di fede, amavo la storia e la mia era quella del “Segno” nella tradizione.
Anche che ero un senza Dio con un “fuoco sacro” dentro che mi divorava.
Un Fuoco Sacro che non sai, ma che senti Dio nella Voce.
Sono Marta in ogni momento che ospita Dio, ma Maria che nel fuoco brucia, solo in pochissime circostanze prevale mettendo in silenzio Marta.
È necessario che Marta e Maria diventino Una.
Difficile, se non impossibile, Mammina.
La tua adesione e quella delle tue figlie, Carolina e Anna, ai Testimoni di Geova me la porto ferita che brucia perché operò quella divisione che ci metteva su fronti opposti.
Nell’Amore, ma su fronti opposti.
Dio non opera divisioni e mi permetto d’affermare che non si reca ogni tanto a fare visita a nessuno.
Dio abita l’Uomo perché nell’Amore ha generato il Figlio e ivi risiede.
È sempre dentro e Marta nell’operosità e Maria nell’ascolto insieme.
Ora et labora.
Nella Preghiera e nel Lavoro ascoltiamo e onoriamo l’Ospite che fin dalla nascita guida i giorni.
Un luogo dove stabilire con Dio un rapporto speciale non c’è.
Né Chiesa Cattolica, né altre Confessioni!
Solo nell’Amore e quella tua paura, Mammina, era, è fugata dall’Amore.
Quell’Amore che pur nel dolore ha donato la vita a Carolina, me e gli altri figli tuoi.
Tu sei in Dio con Carolina e io ne la Voce e le cadute cerco …
La Parola oggi e ringrazio Marta e Maria, che possano abitarmi fino a quando il Padre Nostro ha stabilito i giorni.
Miei.
Grazie, grazie, grazie a tutti, amiche e amici, lettori.

Michele Cologna
San Severo, sabato 20 luglio 2019
17:36:37

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