lunedì 3 febbraio 2020

Domenica 13 ottobre 2019, XXIIX del Tempo Ordinario

Domenica 13 ottobre 2019, XXIIX del Tempo Ordinario

+ Dal Vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore

Quanti tabù che sono lievito e impasto della cultura ebraica.
Questo passo ne contiene a iosa.
Un disgraziato per malattia o per nascita aveva o lui, o qualcuno della sua famiglia, stirpe peccato contro Dio.
La malattia e oggi diremmo l’invalidità, era la colpa da espiare.
Un lebbroso era un peccatore a prescindere dalla sua persona.
Sempre.
Il nostro qui è anche samaritano e quindi per etnia fuori dalla grazia di Dio che è solo del mondo ebraico.
Il Patto carnale con Dio è prerogativa esclusiva degli ebrei.
L’obbedienza cieca di questo popolo a Dio era il tributo.
Un Dio vendicativo e senza legge, diremmo capriccioso, che manifestava la propria volontà attraverso i sacerdoti che l’interpretavano.
L’interpretazione dei sacerdoti legge e volontà di Dio.
Il padrone Dio, i sotto padrone i sacerdoti e nessuna certezza e diritto.
Tutti gli ebrei, sacerdoti compresi, in attesa del Messia.
Questi avrebbe portato la volontà di Dio al popolo eletto, o degli eserciti.
Gesù di Nazareth è Martire e Figlio di Dio, Crocifisso e da morto Dio, per l’Attesa.
Niente è compiuto nell’ebraismo, nella Cultura, Storia, Arte, Civiltà …
E la legge d’Esso è l’Attesa, cioè il Messia, il Salvatore che nell’incertezza è il Dominus antropologico.
Un barbarismo delle origini che si rielabora di continuo nell’atrocità senza tempo.
Gesù ne è il figlio legittimo e vittima sacrificale.
Un mondo che ha lottato e avversato, tentando di rivoluzionarlo negli arcani antropologici senza alcun successo.
Incompreso in vita e dai suoi discepoli, tradito nell’essenza da Morto.
San Paolo e gli Evangelisti.
La Chiesa e Pietro nella continuità dei secoli.
Noi tutti fedeli e laici che nel “Rito”, ogni rito, lo neghiamo.
Il lebbroso, i dieci debbono essere purificati perché peccatori.
Gesù non li avrebbe mai mandati dai Sacerdoti avversandoli nella funzione e l’essenza.
Ma crediamo all’evangelista e la sua buona fede.
Uno solo ritorna a ringraziare “lodando Dio a gran voce” e Gesù costata che il rito ha appagato i miracolati e i sacerdoti, il popolo ebraico lasciandone fuori Dio.
Quel Dio che nell’Amore ha miracolato i lebbrosi.
E chi aderisce a questo Rapporto Nuovo di Dio nell’Amore?
Un non ebreo.
Un indegno, un diverso, un Samaritano.
Il popolo ebreo è perduto all’Amore di Dio e Gesù proverà tutta l’amarezza della sconfitta in punta di morte e sulla Croce, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

Michele Cologna
San Severo, venerdì 11 ottobre 2019
08:16:50

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