domenica 2 febbraio 2020

E io, io che …

E io, io che …
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Ho attraversato epoche in un pugno,
d’anni e camminato i luoghi.
Sentieri.
Ho servito del padre e la madre il fanciullo
e poi l’uomo.
Anche i figli e Dio.
La madre che sposa ho onorato a l’altare
de la vita e non di preci.
A le redini il manubrio, il volante e
la guida, no la quiete.
Ho navigato mari e cieli, il logos e d’esso
briciole in essenze.
Da il mio immoto spelunche e meandri, e
ne ho carpito avventure e intrichi.
Ho compreso l’immobile, motore fisso de
il cangiante ai pascoli.
Ai garretti dietro, la fantasia: libera musica
in spartiti celesti.
Ho visitato.
Non accessibili a fine mente limiti, pregiati
in accorti passi.
Ponti.
Ho costatato l’assenza, inebriante pieno
al ginocchio, aura de l’uomo.
Ho cesellato parole e de l’amore adorno,
preziose, loro, al poeta forgiato.
E la mano stanca a la toppa … infante al
gioco, giogo e mai regina.
No, non cedo a la primogenitura e a loro,
Mani il mio volgo.
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Michele Cologna
San Severo, venerdì 6 dicembre 2019
08:55:39
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