martedì 4 febbraio 2020

… avranno mai fine le parole vane?

… avranno mai fine le parole vane?

Se tutto è normale …
Se tutto è lecito …
Se il discernimento rinuncia a se stesso …
Discorso difficile.
Corre il rischio del fraintendimento in un tempo propizio.
Ma, e che ma!
La civiltà e la cultura demarcano.
Rendono e costituiscono limiti.
Danno Senso ai sensi.
L’entropia è stabilita che livella, e il basso è il suo corso.
Confonde, confondendo.
Una “civiltà” entropica questa nostra.
E per giustificarla abbiamo coperto con il cambio dei nomi la “cosa”.
Così facendo abbiamo corrotto civiltà e cultura, società e uomini.
Nomina sunt consequentia rerum.
I nomi sono la cosa.
I nomi sono il destino, omen nomen.
Non più e il senso diluisce nel falso il Senso.
E camminiamo il falso come vero.
La bugia senza vergogna.
L’illusione spacciandola per vero.
Parole false a giustificare la verità della diversità come un manto che pietoso la nega.
La diversità è nella natura e nelle cose.
Prenderne atto e portarla a dignità conoscendola e non negandola.
Nella sostanza e nei nomi.
Intelligerla.
Aequatio intellectus et rei e prendersene cura.
Darle la dignità dell’esistenza.
Il nome falso nega il vero della verità che trancia nella sua incolpevole.
Civiltà e cultura non sono arbitrio.
No!
Sono il Tempo che si struttura nella cosa e di conseguenza nei nomi.
Hai capito, Mercuzio?
… e la domanda, avranno mai fine le parole vane?

Michele Cologna
Sen Severo, martedì 10 settembre 2019
09:47:51

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