mercoledì 12 febbraio 2020

Repetita iuvant … e mi ripeto

Repetita iuvant … e mi ripeto

Il fratello maggiore di mio padre, zio Luigi, nacque nel 1900.
Il papà, mio nonno Michele, era in guerra al fronte e lui venne reclutato a sedici anni non ancora finiti.
Pensate mia nonna Carolina, il marito e il primo dei figli in guerra e la disperazione.
Mio zio Luigi prese la decisione, “non parto”.
Cosa fare per non andare in galera e non essere fucilato.
I sordi venivano esclusi, non andavano al fronte e servivano l’esercito differentemente.
Decise d’essere sordo.
Nei suoi racconti l’incredibile!
Venne chiuso in un manicomio criminale, venne sparato alle spalle e altre torture per riscontrare la sordità.
Riuscì a superare ogni prova, ma non fu mandato a casa.
A fine guerra, venne scarcerato dal manicomio criminale nel quale l’avevano rinchiuso.
Il giovane aveva rotto ogni rapporto con la socialità, la civiltà, la politica, la fede, le convenzioni e ogni appartenenza.
Anche quelle familiari le sentiva quasi ostili e maturò quella scelta di vita che rendeva alcuni uomini unici nella loro legge.
Dal lavoro in assoluta libertà scegliendo di fare il “Terrazzano”, al codice comportamentale “Suo” di Uomo.
Fucile in spalla e i Frutti della Terra e del Cielo e solitario.
Un lupo che incuteva paura e riceveva rispetto, diremmo un uomo d’onore.
Questo mi venne riferito da tutti coloro che ebbero “la fortuna”, loro affermazione, d’essere privilegiati della sua arte, dei suoi principi, della sua attenzione.
Un uomo duro e inflessibile che incuteva timore.
Anche a me bambino e poi adolescente, ma quando morì mio padre capii la sua grandezza, la sua umanità.
Gli altri fratelli di mio padre erano nani nei suoi confronti.
Un Uomo vero.
Aveva rotto i rapporti con il Mondo, era rinato Uomo Nuovo.
Non aveva nessuna cultura scolastica, ma in quella dell’uomo e della legge in lui naturale, era interprete vero.
Non fu amato se vado con la mente ai ricordi.
Temuto e rispettato anche dalla moglie e dai figli, dai fratelli.
Dai conoscenti, dai paesani tutti, dalle guardie campestri, dai proprietari terrieri …
Il giovane chiuso in un manicomio criminale per non essere carne da macello al fronte, si era vendicato inventandosi uomo.
Chissà cosa ci avrebbe lasciato, oltre l’esempio, se fosse stato in grado di scrivere del suo moto interiore!
Non ho mai scritto di questo mio zio, perché parlo di repetita iuvant?
Mamma mia, in che culo di sacco mi sono infilato!
Ho fatto sempre trapelare che ho operato in me la separazione: un primo periodo con “sfoggio” di cultura e sapere, il successivo senza richiami se non alla realtà effettuale.
Quasi a cancellare “l’imparato”.
Per essere più in sintonia con il pensiero, ho disabitato la convivenza rifugiandomi in campagna, ho rotto ogni collaborazione culturale e politica, ho cessato ogni organicità con il precedente.
Seguo tutto e intervengo non partecipando se non come osservatore estraneo.
Ci riesco?
Non lo so e non credo, però ci tento!
Attingo dal passato e l’Uomo.
La civiltà contadina e il pensiero delle origini.
L’epos, i topoi, le tradizioni, il buon senso …
Una rivisitazione non colta per trovare l’uomo non nell’apice della piramide, ma alla base.
Certo fare un ragionamento del genere in una realtà d’ignoranza dilagante a ogni livello è pericoloso.
Ma solo così possiamo recuperare l’Uomo e da esso rinascere.
Vale anche ed essenzialmente per la sacralità in un tempo sconsacrato e privo d’Umanità.
L’ente ha separato da sé l’entità.
E l’uomo senza entità è bestia perché ha perduto Dio.
Traggo dalle parole del Vangelo settimanalmente il mio pensiero e lo condivido con le amicizie e chiunque voglia leggere.
Ecco, ho ritenuto importante spiegare le motivazioni alla base.
Grazie a tutti, coloro che leggeranno nel silenzio e quelli che lasceranno il loro contributo.

Michele Cologna
San Severo, martedì 12 febbraio 2019
10:09:16

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