lunedì 3 febbraio 2020

due luglio duemilaundici

due luglio duemilaundici
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Quasi a spaurire il pensiero
il ricordo stamattina.
Dea giacevi ne il letto malata
e la parola assente, di gesti e
occhi vivi, sguardi saziava.
L’inferma bellezza di amorosi
fragili dita il volto sfiorava, e
sorella bocca di bagnato riso
i baci asciugava.
Era sabato due luglio de l’anno
duemilaundici, tuo ultimo e de
il viso amato il colore rosa.
Poi cereo e di dolore il segno e
non de la morte che solleva,
de la terapia intensiva, tu mia.
Fu concedo senza avviso quello.
Speranza le camminava avanti e
ne il femmineo de le labbra tue
rosa, nascondeva l’inganno.
Piange l’uomo.
I giorni compagni senza speme
de la vita, portano lì dov’ella
vuole e l’uomo deprivato segue.
E in quei caldi sorrisi di baci e
carezze, voluttuosi al tatto noi,
come di promessa il proemio,
libagioni non consumammo.
E questa mattina, con lo spavento
io consumo nel dolore quello.
Il non avvenuto.
Così a sentire la carne ne la carne
copula mancata.
Incesto puro a Dio.
Olocausto d’immacolato amore.
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Michele Cologna
San Severo, domenica 6 novembre 2016 - 07:25:07 –
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Copyright© 2016 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali
riservati

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NB
Ché non si possano inscenare equivoci e commenti sgraditi.
Mia sorella, colpita da ictus e uscita dalla rianimazione, è in ospedale.
Fratelli e nipoti ci rechiamo a farle visita.
Era bella come una dea quel mezzogiorno di sabato 2 luglio 2011.
La speranza e il suo aspetto sembravano anticipo delle nozze di una nipote lì presente, che sarebbe convolata a nozze il venerdì successivo.
Come un dono quell’anticipo di cerimonia.
La gioia e il pianto di tutti e il mio irrefrenabile.
Non cessavamo io e lei, ci separavano solo venti mesi, di coccolarci piangendo e ridendo.
Due innamorati che si ritrovavano dopo la scesa all’inferno.
Non parlava, ma i suoi occhi, le sue fragili dita, i sorrisi e le lacrime, non necessitavano della parola.
Ci lasciammo con la gioia della speranza e la felicità dell’essersi ritrovati.
Precipitarono i fatti e le nozze si celebrarono ugualmente.
Io non ebbi cuore di partecipare.
Tra il coma e il risveglio non lucido, passarono giorni.
Una rianimazione di lunga durata e fu, come pacco postale, inviata nella lontana Brindisi.
L’otto di novembre ci fu comunicato il coma irreversibile.
Se fosse dipeso da me solo avrei fatto cessare lo strazio.
Lei muore il 26 dicembre.
Domenica scorsa in bagno ad attendere alle mie abluzioni e il ricordo.
Struggenti lacrime di presente mai trascorso e la poesia dolente.
Grazie a tutti quelli che leggeranno, a coloro che eleveranno una preghiera commossa, e a chi lascerà una parola scritta.
Di tutti le amiche e gli amici il cuore nutrirà.
Michele cologna
San Severo, giovedì 10 novembre 2016
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