martedì 18 febbraio 2020

Lo studente vaccaro

Lo studente vaccaro
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“Lo studente vaccaro.”
Il nomignolo glielo aveva donato il NH don Attilio Giuliani di professione veterinario.
Uomo grosso e bonaccione in rapporto di stretta amicizia con il padre.
Gli piaceva stare con lui e acchiappargli le galline all’uscita dal pollaio, e tenergliele immobilizzate per la vaccinazione.
Lo sfotteva sorridendo e gli faceva scuola di buon senso interrogandolo.
Ma lo studente vaccaro era timido, così timido che la timidezza gli legava la lingua e non lo lasciava parlare.
A testa bassa ascoltava e si prendeva scapaccioni e calci.
Di tutto e non scappava alle botte.
Come un uomo al destino.
Un condannato alla pena.
Era già un piccolo uomo e capiva tutto nella sua innocenza.
Non rispondeva.
I professori della scuola media dissero al padre che era troppo piccolo.
Era stato un errore mandarlo a scuola in anticipo.
Forse all’avviamento professionale …
Il padre gli chiese e lui non rispose.
Ti porto in campagna così capirai la differenza tra la fatica e lo studio.
Disse a Pasquale il massaro, questo è il garzone e nessuna agevolazione.
E fu l’inferno.
Non gli dispiaceva la campagna e amava le vacche e i cavalli, anche i maiali.
Tutti, tutti gli animali.
Gli doleva l’assenza della mamma e di Stella.
Così si chiamava la compagna di banco della quale si era perdutamente innamorato e che già sognava di sposare.
Era così bella e lui si sentiva brutto e piccolo.
Inadeguato avrebbe pensato, se avesse saputo il significato del termine.
L’avevano messo a sedere vicino a Stella perché era il più piccolo e lei la più bella.
Quella bellezza che gli aveva definitivamente bloccato la parola.
Si chiedevano se capiva, ma certo che capiva e sapeva rispondere a tutto.
Se non ci fosse stata Stella e la vergogna, sarebbe stato il più bravo.
Quello che gli altri non sapevano e rispondevano biascicando cretinate, lui le sapeva “a campanella”.
Gli mancava la mamma e al pascolo con le vacche sognava con lei la fuga.
Era debole come lui e prendeva tacendo rimproveri e botte.
Un posto per loro irraggiungibile doveva pur esserci.
Le nuvole.
Lì sopra nessuno avrebbe potuto raggiungerli.
Passò parte dell’inverno e la primavera, poi l’estate alla fine e il papà gli chiese.
Annuì e si trovò a studiare nell’Istituto Salesiano.
Era veramente bravo lo studente vaccaro e in latino e italiano, matematica e anche un po’ più furbo.
Sempre il più piccolo era, ma se volevano copiare i compiti dovevano farlo giocare con loro a palline e non insultarlo.
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Michele Cologna
San Severo, giovedì 18 febbraio 2016
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Copyright© 2016 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali

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