Il dodicenne in seconda media
Avrebbe voluto gridargli in faccia, “Prof, ma che dice!”.
Era timido, così timido che non osava alzare lo sguardo.
Si teneva le cose a testa bassa soffrendo.
Neanche agli insulti reagiva.
E si veniva insultati anche per la differente condizione
sociale.
Suo padre era considerato “possidente” e non agricoltore,
che invece era la verità e a lui lo scherno.
Non gli gridò in faccia l’obbrobrio ascoltato.
No!
Sgretolò il mondo che il bimbo, il fanciullo aveva
eretto, però.
L’uomo veniva dalla scimmia.
E il chierichetto che si sentiva “chiamato”?
A chi, chi confidare la propria angoscia?
Studiando ai salesiani egli aveva pochi contatti esterni.
E non poteva parlare con Don Mario, il parroco della sua
Cattedrale e nemmeno con Don Luigi il suo confessore e mentore alla catechesi.
Di tutti i preti e suoi insegnanti stimava Don Gerace, ne
temeva anche la sua inflessibile severità.
Prese il coraggio a due mani e con un filo di voce che
temeva non sentire chiese.
Non ricorda le sue parole.
La paura di non sapersi spiegare l’aveva mandato in
confusione.
Solo la risposta e fu chiara: “Sei troppo piccolo per
comprendere, capirai a tempo debito”.
Gli occhi.
Ancora non dimentica e ora è vecchio.
Quasi in lacrime.
Commosse il fanciullo e sentì la bontà di quell’uomo
severo.
Gli servì la messa al mattino per un lungo tempo,
conoscendo il fervore della fede dai suoi occhi lacrimanti a ogni elevata del
Corpo e del sangue di Cristo.
Michele Cologna
San Severo, lunedì 17 febbraio 2020
09:46:00
NB
Il perché di questo scritto non mi è chiaro.
Un impulso del fanciullo ora vecchio.
Cosa vuole dire, perché.
Sono in attesa.
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