lunedì 17 febbraio 2020

Il dodicenne in seconda media


Il dodicenne in seconda media

Avrebbe voluto gridargli in faccia, “Prof, ma che dice!”.
Era timido, così timido che non osava alzare lo sguardo.
Si teneva le cose a testa bassa soffrendo.
Neanche agli insulti reagiva.
E si veniva insultati anche per la differente condizione sociale.
Suo padre era considerato “possidente” e non agricoltore, che invece era la verità e a lui lo scherno.
Non gli gridò in faccia l’obbrobrio ascoltato.
No!
Sgretolò il mondo che il bimbo, il fanciullo aveva eretto, però.
L’uomo veniva dalla scimmia.
E il chierichetto che si sentiva “chiamato”?
A chi, chi confidare la propria angoscia?
Studiando ai salesiani egli aveva pochi contatti esterni.
E non poteva parlare con Don Mario, il parroco della sua Cattedrale e nemmeno con Don Luigi il suo confessore e mentore alla catechesi.
Di tutti i preti e suoi insegnanti stimava Don Gerace, ne temeva anche la sua inflessibile severità.
Prese il coraggio a due mani e con un filo di voce che temeva non sentire chiese.
Non ricorda le sue parole.
La paura di non sapersi spiegare l’aveva mandato in confusione.
Solo la risposta e fu chiara: “Sei troppo piccolo per comprendere, capirai a tempo debito”.
Gli occhi.
Ancora non dimentica e ora è vecchio.
Quasi in lacrime.
Commosse il fanciullo e sentì la bontà di quell’uomo severo.
Gli servì la messa al mattino per un lungo tempo, conoscendo il fervore della fede dai suoi occhi lacrimanti a ogni elevata del Corpo e del sangue di Cristo.

Michele Cologna
San Severo, lunedì 17 febbraio 2020
09:46:00

NB
Il perché di questo scritto non mi è chiaro.
Un impulso del fanciullo ora vecchio.
Cosa vuole dire, perché.
Sono in attesa.




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