sabato 29 febbraio 2020

Domenica 1 marzo 2020, I di Quaresima (anno A)


Domenica 1 marzo 2020, I di Quaresima (anno A)


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Parola del Signore

***
La Tentazione e il Peccato.
La tentazione: l’azione, il fatto di tentare, o di venire tentato al peccato.
Il peccato: trasgressione di una norma alla quale si attribuisce origine divina, o non dipendente dagli uomini.
Colpa, errore, pecca, difetto, cosa inopportuna laicamente.
Chiedetevi il perché!
Perché sull’uomo debba essere esercitato questo asservimento.
È chiaro, lampante, se io ti inibisco qualcosa, ti asservisco alla mia volontà.
Esercito il mio potere, il governo sull’asservito.
La tentazione è il pensiero, il peccato è l’azione.
Se io do valore etico, morale con norme ben definite a questi contenitori di senso, ti governo lontano tu dalla mia presenza.
Non necessito di sorvegliarti a vista, ho inoculato in te il mio volere.
Che poi sia veleno o altro è discorso successivo.
Ma dobbiamo sapere che la tentazione e il peccato sono finestre del potere, del governo sulla persona.
La prima ti domina il pensiero, la seconda l’azione , questa può essere nella pena veniale o mortale.
Un Trascendente di norme umane, in nome e per conto di un dio umano, che governa l’uomo.
Dio punitivo che piega al suo volere con la forza della paura.
Il “coronavirus” sta obbligando e cambiando le norme del vivere quotidiano in virtù della paura del contagio e della morte.
Dio, il “coronavirus” dell’etica, della morale, non dà morte qui, ma certo in un aldilà senza storia e tempo.
L’uomo mangia il frutto proibito, copula con la femmina e quest’atto lo rende dio perché genera.
Poiché il governo è sempre maschio, sa bene che in questa funzione creatrice la femmina è dominante e allora?
Evita il femminile in mille e mille modi.
La rende schiava dei tabù da esso maschio creati per il dominio.
Dio è maschio.
Il Potere è maschio.
Il governo è maschio.
La femmina induce in tentazione e genera la morte.
Straordinario!
Il dono della donna, il suo frutto succulento che genera e dà piacere, felicità, ha causato e causa la morte.
Lei è la responsabile della cacciata dall’eden e della morte dell’uomo.
Che dio scellerato.
Si potrebbe scrivere senza fermarsi mai.
Mai, amici tutti che leggete.
Gesù, il Nazareno che è oggetto e causa di questi miei scritti e appuntamento settimanale, cosa ha a che fare con tutto ciò?
Niente, niente amici miei.
Con lo scritto del Vangelo ancora meno.
Egli capisce che Dio se esiste è Amore.
E Amore è dentro l’Uomo.
Satana, il dio minuscolo del vecchio testamento, i tabù, le evitazioni sulle donne, sulla mamma sono stupide forme di annichilimento dell’uomo.
Le forme di potere e quindi la preghiera ritualizzata sono abuso e sopruso dell’uomo sull’uomo.
Ecco perché Egli era venuto a mettere il Figlio contro il Padre.
Mi verrebbe di fare dell’ironia, ma Gesù preferì lasciare a se stesso il vecchio.
Egli era l’Uomo Nuovo.
Quello dell’AMORE.

Michele Cologna
San Severo, sabato 29 febbraio 2020
09:08:48





giovedì 27 febbraio 2020

Una, la mia mattina

Una, la mia mattina
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Questa mattina sono in un’altra dimensione.
Come se gli anni non fossero mai passati.
Sembra che debba recarmi in campagna, in quella rimessa che ha visto i miei passi adolescenti.
E il padre a chiedermi d’aiutarlo.
L’iscrizione alla secondaria la facciamo in ritardo, o se non è possibile, la rinviamo all’anno prossimo.
Cerco cosa indossare per salire su quel trattore e …
È un fantasticare addormentato, vigile?
Sono nella memoria e sento i miei trascorsi e tanti come l’unica catena.
Non la verità degli anni, de l’immanenza!
Il ragazzo è ancora presente e mi abita.
Sta lì in quella dimensione del sempre, come un tempo senza tempo.
Un Trascorso Presente di Anime vive.
Voci dell’immanente …
Nulla passa perché il vissuto non è mai un participio passato.
È un presente immanente nella verità del Cielo e della Terra.
Di Dio e degli Uomini.
Una mattina, questa.
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Michele Cologna
San Severo, lunedì 27 febbraio 2017
07:08:52
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mercoledì 26 febbraio 2020

Cinquantadue …


Cinquantadue …


Non è gioia o chissà!
Neppure serenità, perché i problemi sono tanti.
Ai soliti della vita già sperimentati, s’aggiungono i nuovi.
Quelli della salute, per esempio, ignoti e non per ignoranza.
Erano sì noti e davano sofferenza, ma abitavano la paura e la perdita.
Ora i tuoi e non danno preoccupazione per loro, o il loro in sé, solo per le conseguenze.
Pensi come farà e abitui il pensiero alla perdita introiettandoti in lei.
Lei di una vita insieme.
Lei che come un respiro tuo ti ossigena e dà vita.
Che non puoi pensare per un attimo, tu senza.
Soffochi già al pensiero e lo scacci.
Nessun dubbio e sai che te ne andrai per primo.
È più dolce.
Più facile e dà sollievo.
La morte che come un sorriso necessario allevia.
Questi pensieri e tanti ancora e non di questa mattina.
In essa cinquantadue anni fa, la giovinezza si preparava a vivere la vita a due.
Non sapeva della fatica e delle preoccupazioni.
La tristezza e il dolore, la disperazione a volte.
Ma è potente l’amore e la voglia di stare insieme.
La responsabilità dell’Uomo.
E noi Tonia ce l’abbiamo fatta.
Ieri sera insieme abbiamo sorriso allo splendore di Matilde.
Al suo palloncino al respiro sazio, che è stato dei nostri e sempre sarà di ogni bambino che si approccia alla vita.
Stupendo ossimoro Lei, mia sposa e amante, moglie e mamma.
Femmina e Donna in ogni ruolo.
Sorrido agli anni insieme, mi danno pace.
Mi sento Uomo e ti ringrazio.
Grazie per la cura.
Per l’Amore.
Qualche giorno ti ho invitato ad ascoltare con me l’interpretazione di Gabriella Ferri nella canzone “Sinno’ me moro” e tu mi hai detto, “Mi fa piangere questa canzone”.
Io non visto ho pianto, mi hai reso il Cielo, Tonia”.
Tu, parca di parole sempre, mi hai dato con la parola il Senso.
Noi, “Sinno’ me moro”.
Al nostro anniversario, ai nostri figli Stefania, Leonardo, Barbara e Pamela.
Ai nostri nipoti Monica e Riccardo, Carol e Matilde.
A loro che non ci sono più ed è troppo lungo l’elenco.
Grazie alla Vita.


Michele Cologna
San Severo, mercoledì 26 febbraio 2020
10:06:15




lunedì 24 febbraio 2020

giusto sonno il tuo

giusto sonno il tuo
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e il mio di lui su
soffio d’amore vegliando
posa
respiro d’anni e tanti ora
al ritroso correre
e sublime giace il cuore a
l’unisono contro
seni a pulsare abbandono
dopo
amplesso mai sazio di noi
al tocco
di più a lo guardo bramoso
ne il desiderio mai pago
cerca
vigile il fiato il sonno a quello
calore mai andato e
no riposa e sente in potenza
l’atto
di loro giovinette creature di
niuna paura
e
fiducia tanta a figliare amore
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michele cologna
san severo lunedì 21 febbraio 2020
08:03:20
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sabato 22 febbraio 2020

Domenica 23 febbraio 2020, VII del Tempo Ordinario (anno A)


Domenica 23 febbraio 2020, VII del Tempo Ordinario (anno A)


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Parola del Signore

Ha lavorato per qualche tempo nella mia campagna un marocchino.
A ogni sua affermazione non era estranea l’invocazione a Dio.
Premetteva Dio non solo al pensiero, ma all’azione.
Mi convinsi che era un uomo pio.
Fortemente credente e morigerato.
Man mano che cresceva la confidenza si rivelava.
Un ragazzo sfortunato.
Fatta eccezione dei genitori, tutti gli avevano fatto del male e abusato della sua bontà.
Alcune volte anche il padre che perdonava.
La moglie anche dalla quale era separato e non gli lasciava vedere la figlioletta.
Piangeva e mi supplicava di aiutarlo.
Mi attivai in tutti i sensi e in maniera implicita sempre, qualche volta esplicita, venne fuori l’essenza di questo uomo.
Bugiardo e crudele, fedifrago e turlupinatore.
Spergiuro.
Potrei continuare, ma penso che abbia delineato il personaggio.
Un solo pregio, era gran lavoratore e sul lavoro sincero.
Il resto dell’uomo non deprecabile, ma stomachevole e da tenere alla larga.
Tutta la mia passione a fargli comprendere l’etica del comportamento, un fallimento.
Mi stancai e seppur mantenendo il contatto, nessun rapporto più.
Perché questo mio?
Fu impossibile far comprendere al mio “amico” che Dio non è una molla da meglio tirare dove ti abbisogna.
Ma egli aveva frequentato la scuola coranica e trovava sempre la giustificazione del Profeta.
E queste erano le sue guide cangianti e non il diritto.
Il diritto l’aveva e l’ha in spregio, fan sfegatato del nostro innominabile Matteo Salvini e sentire, sentite, di Vittorio Sgarbi.
Due indecenze etiche e morali.
La religione sta alla morale, all’etica delle responsabilità, alla vita civile e temporale, come il cane sta al gatto.
I piani vanno scissi perché camminano differenze non riconducibili a uno.
Per il temporale il Diritto, per il governo dell’etica, della morale la Religione, poi ad libitum.
Certo inconcepibile per la cultura giudaica che non operava divisioni tra il temporale e lo spirituale.
Il mio “amico”.
Altro è l’innovazione della quale Gesù è portatore, l’Amore.
Questo può entrare e non in maniera ideologica nel Diritto, ma il piano sul quale deve necessariamente operare è quello morale ed etico.

Michele Cologna
San Severo, sabato 22 febbraio 2020
09:22:11




giovedì 20 febbraio 2020

Omaggio a l'amore

Sulle ciglia vanità si posa
lo sguardo i sensi rincorre
l'alma indifesa...
di veli il corpo nudo espone
Dal seno succhi linfa di vita
sbiadita beltà specchio riflette
note d'arpa
suono rimanda
Tra le mani scivola sabbia e desiderio
l'onda s'infrange ...
resta la schiuma... un attimo...
poi sogno scompare...
Negli occhi il vero...
realtà dipana il gomitolo del tempo
orecchio su spalla si posa
lieve carezza accompagna...
E.....
Meraviglia riporta...
..................la bellezza di un sorriso........
Maila Nepi.
Foiano della Chiana 20/2/2020

***

A Maila e a l’amor suo
.
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potrei mille e mille volte versi
scomporre a sollevar veli
e
a le ciglia il mascara de la vanità
tergere
ma no muterebbe l’occhio
guardo che in loro seni di grazia
ancor succosi e pregni
lì vergini di desiderio stanno
a offrir perduto
linfa che bagna il tempo e non
amore mai d’amor flesso
.
.
.
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michele cologna
san severo giovedì 20 febbraio 2020
19:48:50
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diritti e riproduzione anche parziali
riservati
NB
Maila,creatura meravigliosa!
La poesia della quale mi hai onorato, è calco della tua bellezza.
Ti ho risposto in versi.
Non volevo con la prosa sciupare della tua l’immenso.
Ha raggiunto il verbo il desiderato?
Non so.
L’intenzione c’era tutta e riconoscente.
Redigo un post e lo sottopongo alle nostre amicizie, la Bellezza va distribuita.
È grano nel granaio dell’uomo sempre.
Ti ho affermato d’amarti e lo rinnovo, Maila.
Eccelsa creatura.
Grazie.

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mercoledì 19 febbraio 2020

La cattiva coscienza

La cattiva coscienza

Gli accadimenti sono i fatti.
Non ne siamo gli artefici in assoluto, ma parte considerevole.
Quando si presentano, avvengono, è d’obbligo comprenderne la natura e trarne la morale.
Parlo per me e di me, è chiaro!
Sono stato in qualsiasi contesto io abbia operato odiato e poi temuto.
Amato per finzione e combattuto.
Subdolamente.
Celando a se stessi e agli altri la ragione vera.
Mi vengono in mente tanti episodi.
Uno, quando l’Organizzazione Sindacale CGIL decise di fare a meno del mio apporto, il Segretario, nella relazione all’Assemblea Generale, in un afflato di verità dal senno fuggita, affermò: “Finalmente, ci siamo liberati dell’intelligenza!”.
Ero io l’intelligenza.
Credo che nel suo analfabetismo culturale volesse dire dell’intelligenza critica.
È vero!
A volte non mi sopporto io stesso.
Il mio pensiero e la voglia di capire mi rendono schiavo.
La verità, certo la mia, quando si formula mi fa prigioniero.
Non so nasconderla a me e neanche a chi mi è vicino e amo.
Vivere con uno così è insopportabile.
Sono la cattiva coscienza che tutti vorrebbero zittire.
Anche io.
Tutti mi amano, tutti.
La verità è che l’amore dichiarato è una proiezione della propria aspirazione.
Io la carne da odiare.
Sconfiggere.
È più facile sacrificare l’altro che se stesso.
Ne sono consapevole però non cedo, non mi arrendo.
Continuo e m’illudo in quella ingannevole finzione d’amore.
 
©Michele Cologna
San Severo, domenica 19 febbraio 2017
08:45:58

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martedì 18 febbraio 2020

Interrogativo soddisfatto?


Interrogativo soddisfatto?

“Hai voca voca, e voca voca la carriola, sonn’i prevt e fann’ ammore, so’i sicular e ch’enna fa?”
Questa mattina.
Conosco da sempre questo motivo, ma stamattina si aggira e non solo nel pensiero.
Nella voce.
Non so altro e nemmeno come io sappia il motivo e queste uniche parole.
Cerco il significato.
Voca, da evocare e significa etimologicamente, chiamare dal mondo dei morti per virtù magica o medianica.
Carriola, piccolo veicolo a mano con una sola ruota anteriore e forse una volta si trasportavano i morti (?).
Gli altri termini si comprendono e per la prima volta analizzo il senso.
Come a dire, “hai voglia a invocare il passato, quando sono i preti ad essere immorali, figuriamoci gli uomini senza dottrina e disciplina”.
Anche, “hai voglia a richiamare i bei tempi d’una volta, quando l’immoralità, la trasgressione, il peccato è stato sempre dell’uomo e non dell’ignorante, ma dell’istruito e disciplinato”.
Il senso: non ci sono magie o discipline, leggi o impedimenti, usi e costumi a impedire che l’uomo sia quello che è.
Un immorale e opportunista.
Libertino e peccatore.
Truffatore e trasgressore.
L’uomo è uomo sia che faccia il prete o il semplice secolare.
Non c’è etica e morale, divieto e educazione a impedire alla bestia d’essere bestia.
È possibile?!
Non so di quale secolo sia il motivo, spero che qualcuno lo conosca.
Ma dobbiamo arrenderci?
Eppure senza molto riflettere mi viene da affermare che un papa come Bergoglio la chiesa non l’ha mai avuto.
Esempi di alta moralità civile e cerco nel presente, nessuno.
Neanche nel passato recente e meno, però.
Ancora si affaccia l’uomo Bergoglio fuori dall’abito talare.
Ha detto che se qualcuno gli bestemmia la mamma gli dà un pugno sul naso.
Bello!
Si è stizzito per una signora invadente che lo strattonava per toccarlo.
Ottimo!
Così mi viene, non è che l’Uomo è tale fuori dagli abiti e le funzioni solo se è uomo?
Ciarlatani di ogni attività di questo mondo precipitato nello schifo!
Specialmente politici, mi rivolgo a voi …
Quando uomini?

Michele Cologna
San Severo, mercoledì 19 febbraio 2020
08:25:59





Lo studente vaccaro

Lo studente vaccaro
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“Lo studente vaccaro.”
Il nomignolo glielo aveva donato il NH don Attilio Giuliani di professione veterinario.
Uomo grosso e bonaccione in rapporto di stretta amicizia con il padre.
Gli piaceva stare con lui e acchiappargli le galline all’uscita dal pollaio, e tenergliele immobilizzate per la vaccinazione.
Lo sfotteva sorridendo e gli faceva scuola di buon senso interrogandolo.
Ma lo studente vaccaro era timido, così timido che la timidezza gli legava la lingua e non lo lasciava parlare.
A testa bassa ascoltava e si prendeva scapaccioni e calci.
Di tutto e non scappava alle botte.
Come un uomo al destino.
Un condannato alla pena.
Era già un piccolo uomo e capiva tutto nella sua innocenza.
Non rispondeva.
I professori della scuola media dissero al padre che era troppo piccolo.
Era stato un errore mandarlo a scuola in anticipo.
Forse all’avviamento professionale …
Il padre gli chiese e lui non rispose.
Ti porto in campagna così capirai la differenza tra la fatica e lo studio.
Disse a Pasquale il massaro, questo è il garzone e nessuna agevolazione.
E fu l’inferno.
Non gli dispiaceva la campagna e amava le vacche e i cavalli, anche i maiali.
Tutti, tutti gli animali.
Gli doleva l’assenza della mamma e di Stella.
Così si chiamava la compagna di banco della quale si era perdutamente innamorato e che già sognava di sposare.
Era così bella e lui si sentiva brutto e piccolo.
Inadeguato avrebbe pensato, se avesse saputo il significato del termine.
L’avevano messo a sedere vicino a Stella perché era il più piccolo e lei la più bella.
Quella bellezza che gli aveva definitivamente bloccato la parola.
Si chiedevano se capiva, ma certo che capiva e sapeva rispondere a tutto.
Se non ci fosse stata Stella e la vergogna, sarebbe stato il più bravo.
Quello che gli altri non sapevano e rispondevano biascicando cretinate, lui le sapeva “a campanella”.
Gli mancava la mamma e al pascolo con le vacche sognava con lei la fuga.
Era debole come lui e prendeva tacendo rimproveri e botte.
Un posto per loro irraggiungibile doveva pur esserci.
Le nuvole.
Lì sopra nessuno avrebbe potuto raggiungerli.
Passò parte dell’inverno e la primavera, poi l’estate alla fine e il papà gli chiese.
Annuì e si trovò a studiare nell’Istituto Salesiano.
Era veramente bravo lo studente vaccaro e in latino e italiano, matematica e anche un po’ più furbo.
Sempre il più piccolo era, ma se volevano copiare i compiti dovevano farlo giocare con loro a palline e non insultarlo.
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Michele Cologna
San Severo, giovedì 18 febbraio 2016
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Copyright© 2016 Michele Cologna
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