mercoledì 26 agosto 2020

… vi faccio l’esempio


… vi faccio l’esempio


Mi sono sposato molto presto.
Giovanissimo.
Il 26 febbraio 1968, non ancora vent’anni compiuti.
Avevo fretta e tornato da Milano, dove pur discriminato “Terrone”, ho potuto scegliere ogni lavoro e farmi valere, necessitavo di guadagnare.
Già due figli, Stefania e Leonardo e Tonia a casa.
Un fitto spropositato, ventiseimilacinquecento lire al mese.
Era il sedici febbraio 1971 quando firmai il contratto.
Tre mesi di caparra, così si diceva allora e alcun lavoro.
Per la proporzione a chi non ha memoria, lo stipendio mensile di un insegnante si aggirava intorno alle sessantamila lire, del professore qualche diecimila lire in più.
La nascita di mio figlio Leonardo, 10 dicembre del 1970, mi aveva messo le ali ai piedi.
Non potevo più restare a Milano.
Era nato Cologna Leonardo e doveva calcare le orme dell’altro.
Il padre mio e del quale mio figlio la continuità.
Non avevo niente, neanche la mutua e quella della povertà mi veniva negata.
Pensai un lavoro e servivano i soldi.
C’erano le banche locali e socio dirigente, un vecchio amico di mio padre.
Può darsi anche solo conoscente, per mestiere, l’agricoltore.
Ma non avendo altra possibilità, mi recai da lui e, “Don Simone, …”.
“Quale problema, figlio mio, tu sei figlio di Narduccio Cologna, tuo padre era un signore e tu non puoi essere che come tuo padre”.
Chiamò il direttore, “Quello che il ragazzo vuole, sono io il garante”.
Pensate, ancora oggi sento il forte al naso e gli occhi inumidiscono.
Uscii dalla disperazione e il lavoro.
Poi l’acquisto della casa, poi i figli all’università, il vivere.
Non so quanti mutui e prestiti abbia fatto.
Quanti!
Sempre “sedia e cappello”, così si diceva una volta.
L’uomo era Uomo e Dio camminava insieme a lui.
Così era e ora non è più.
Peggio?
Meglio?
L’anno scorso, un mio stabile abbastanza grande e non si riusciva a farne alcun uso, fittarlo impossibile perché l’inquilino ritiene suo dovere non pagare il fitto, così il pensiero del B&B.
O fitta camere.
L’ho trasformato in quattro bilocali.
Partiti da una spesa che si è man mano più che raddoppiata.
Quasi triplicata.
La pandemia, il confinamento e quello che stiamo vivendo, soldi a non finire e niente ad entrare.
Ho chiesto alla banca e sono vecchio.
Un garante, mia figlia.
Va bene, sì!
Si cambia, non va bene!
La figlia la richiedente e io il garante.
Ma siamo pazzi!
Il sistema automatico rifiuta il Vecchio.
Non può avere niente.
Non vale un … come direbbe il Marchese del Grillo.
L’esempio è tutto qui!
La morale, le morali?
Tutti possiamo trarne quante ne vogliamo.
Io mi soffermo sull’uomo.
L’uomo che cessa d’essere tale con la sua storia.
Non esiste più se non come unità aspecifica di una informe moltitudine.
Io e il delinquente, il furbo, il vigliacco, il mariolo, il truffatore e tutte le categorie che volete mettere, siamo uguali.
La stessa cosa.
Una macchina a decidere.
La mia storia di settantatre anni non esiste.
Il giovane per bene è come quello per male.
Non c’è stimolo al miglioramento, non serve.
Di più, stroncata ogni possibilità d’iniziativa.
I depotenziati mentali pensano che sia cessato il privilegio e siamo tutti uguali dinanzi alla macchina.
Ma i non uguali non andranno mai davanti a quella macchina, non ne necessitano.
Le loro corsie sono altre.
Una Elite e una massa estesa amorfa.
Invisibile se non come quantità.
La ricchezza sconfinata e la necessità senza soluzione.
L’uomo non esiste più.
Non ha storia.


Michele Cologna
San Severo, mercoledì 26 agosto 2020
07:48:46




Nessun commento:

Posta un commento