Per il genetliaco di Antonio Lettera 2020
Caro Antonio ti scrivo …
Non mi sono accorto ieri sera, quelli miei un giorno
prima perché il trentuno avevo la visita diabetologica e non avrei fatto in
tempo a celebrarti.
Ho letto Carlo e mi sento novello sposo all’appuntamento.
Emozione.
Inizierei col dirti, ma forse mi ripeto, che la mia vita
s’è cinta di poche, pochissime amicizie.
Una e io fanciullo.
Frequentavamo i salesiani.
Timido e impacciato io e schivo per vergogna.
Di tutto.
Goffo e forse perché nessuno mi aveva mai detto ch’ero “bello”,
una carezza.
Un complimento e ce la mettevo tutta.
Il riscontro la delusione e il dolore.
Non il mio, quello che producevo nell’altro.
Mio Padre e mi doleva non dargli di me ciò che s’aspettava.
Fontanello, così si chiamava e forse non ho mai saputo il
nome di battesimo, senza parole altre e mi chiese d’essere suo socio di biglie.
Non ero bravo e mi consumavo nella bravura altrui, la sua
eccellente.
Un dono e lui il custode del “tesoro”, io non potevo.
Non ricordo parole, solo il pianto alla sua morte.
E quel “tesoro” perduto di allora con dispiacere, mi fa
vergognare del pensiero.
Poi, adolescente e giovanotto, Gino che scelse d’arruolarsi
nella Polizia e non capii.
Dopo sì e anche della nostra, la sua camaleontica.
Un’altra e ancora, ma è un’attesa che si nutre d’intervalli.
E ci pensavano sposi un tempo e sorrido.
La sorella, intellettuale fine e meriti grandi, mi dava
del plagiatore.
Ti sto tediando, Antonio, ma solo per dirti che qui nel
virtuale tu.
E come definirla se mai una volta ci siamo parlati?
Però ci siamo ascoltati.
Più nel non detto che nell’affermato.
Affinità incomplete.
Forse altro che non comprendo se non nel perduto che non
era un conosciuto, un percorso cieco in sé.
E questo s’è fermato e non aveva scopo.
Non ne ha tutt’ora e adesso, mentre scrivo, del Pascoli
si presenta il “Dieci agosto”.
Perché?, e mi aiuterai tu.
Se Carlo ha ragione, io sono l’uomo che non sa gestire le
gioie.
Però rileggerti, leggerti come un tempo è incontenibile
agape d’amore.
Buon compleanno, Antonio.
Auguri, amico mio.
Sento tutto il peso di questa parola abusata e l’abitudine
a deprivarla.
Ma a essa piego il ginocchio e ci sei.
Antonio e i tuoi Antonietta e Carlo, il nipotino e gli
altri che ami.
Che tu sia felice insieme a loro come lo sguardo che si
posa sul compiuto.
Un attimo che è l’Eterno.
Ti voglio bene e mentre lo dico sento la commozione
salire al naso e gli occhi.
Auguri di buon compleanno e insieme a te tutta la tua
Famiglia.
Michele Cologna
San Severo, lunedì 31 agosto 2020
08:21:52
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