La Realtà e la
Home, la home e la realtà
Uso facebook in
maniera singolare, forse.
Scrivo pubblico e
ho contatto con le amicizie più avvertite e man mano abbiamo fatto, nel senso
concreto del fare, direi una famiglia.
Ci si cerca e si
sa, ci si confida e nasce quel sentimento robusto di appartenenza e amore.
Il social così mi
sta bene e non cerco e non vado sulla Home.
Quando capita, come
questa mattina, mille pensieri.
Il primo di
scappare dal network.
Leggi cose, ma cose
che le comari più ciarliere e stupide, pettegoli e perditempo terrebbero a
freno.
Inorridisci, ti
prende lo sconforto.
Una realtà in disfacimento.
Nessun corpo.
Civile e sociale.
La cultura è la
banalità a sistema.
Gli stupidi sono
sempre esistiti, ma non in tale quantità.
E ti sembra di
soffocare.
Perché si parla,
quando non si ha niente da dire?
Le fisse.
Ci sono persone
fissate che ripetono la stessa cosa all’infinito.
Applicano la loro a
ogni aspetto della vita.
Ma anche persone di
una certa cultura!
La banalità del
male, potremmo.
Sì, perché il
banale è una febbre alla quale ti abitui e non la percepisci più.
Diventa malattia.
E il variegato
della realtà scompare.
Non c’è più
bellezza, amore, amicizia, diversità che è ricchezza.
Ci sta la fissa e
le fissate a confermare.
Una peste che
ammazza più del coronavirus.
Ma …
È solo il virtuale?
No!
Con lo sconforto
più totale, no!
Da quasi vent’anni,
ormai, ho lasciato la città per amore.
Come assistere all’impazzimento
dell’amata.
Insopportabile!
Mi sono ritirato in
campagna.
I contatti
necessari restano e ti danno la misura dell’azione.
Mi congratulo.
Mi reco in un
esercizio commerciale e incontro un conoscente che entusiasta e di botto, ad
alta voce: “Michele vivo con una rumena, che femmina!”.
Si rimane
sconcertati e io in imbarazzo, “Tua moglie, è morta?”.
“No, la mantengo
insieme ai figli!”
Lo sconcerto, “Ma
hai divorziato?”.
“No, mia moglie s’è
fatta vecchia e …”
Generoso il nome di
costui e io, “Ma sei sano di mente, Generoso?”.
“Non è che tu sia
impazzito?”
È esagerazione di
un folle?
Incontro per
strada, un cugino in seconda o giù di lì che non vedevo da decenni.
“Ciao Vincenzo,
come stai?”
“Mamma mia da
quando non ci vediamo, che piacere!”
“E zia Lucia e Adele, come stanno, cosa fanno?”
“E zia Lucia e Adele, come stanno, cosa fanno?”
“Mia madre è una
puttana e doveva morire prima!”
“Mia sorella è
puttana come la mamma”.
Rimasi, e sconvolto
è poco, voleva spiegarmi.
L’ho bloccato all’istante
e, “Vincenzo, non avrei mai voluto incontrarti”.
Così quando mi reco
in città e non ho niente da fare se non aspettare Tonia che faccia la spesa,
resto ad esercitare la pazienza in macchina.
Temo l’incontro.
Come temo la Home.
Michele Cologna
San Severo, venerdì
7 agosto 2020
07:53:24
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