mercoledì 14 ottobre 2020

A te … io dico

A te … io dico

E io dico a te che cammini il giorno e non hai memoria.
A te, “Ragazzo” mio, e ti dico che io ho conosciuto il vero.
Un vero pieno d’ogni grazia e disgrazia. Miseria e Grandezza.
Quando la Parola era onore e al disonore si preferiva la morte.
Realtà triste e dura, granitica come roccia e disperante destino.
Povertà estese come oceani, ricchezze immense e i limiti.
Disuguaglianze da indignare Dio e la Storia. Ogni credo.
Un mondo per destino inaccettabile e l’attesa, la speranza.
Non come fine. Sopportazione al giorno e la fatica.
La notte su nuda terra, libertà. E il buio riposo al dì nascente.
Fatica. Da l’alba al tramonto, il sole l’ora.
Nella continuità l’affranco e il sogno. La tragedia.
La farsa al bugiardo che era perdizione e salvezza.
Sfuggire alle braccia del destino e la considerazione.
Colpevole senza giudizio e perdono, ascolto.
Epos d’uomini tragici e il peso di storie senza luce.
La verità d’ogni uomo nella sua. Storia fattuale propria.
Intoccabile totem, dio del male il ginocchio non flesso.
Coltello al fianco e schioppo in spalla. Lupo.
Homo homini lupus.
E io, “ragazzo” mio, de l’affermazione ho vissuto il vero.
Bugiardo al Dio confidente e spietato come il vivere la vita.
Eppure in tanto c’era il passato come oro e perduto tempo.
Il futuro in sé come potenza e il presente felicità di senso.
“Dio non peggio”, la preghiera al mattino segnando il capo.
La moglie “la padrona” e le figlie onore e la dote.
Speranza ne la scalata sociale.
Il figlio la continuità di lavoro e storia e il ribelle fuori.
Indegno a Dio e al padre, al destino del focolare.
Un sentire tragico e grande che ha reso l’Uomo a la civiltà.
Questa statica in una progressione governata dall’uomo.
E il Sacro che non esclude miseria e il Crocefisso n’è prova,
nei passi e il destino. Il continuum.
Ancora.
Nella Verità nulla è cambiato, perché così Era, È, Sarà.
Il Mondo girerà sempre nello stesso verso, Ragazzo.
È mutata la violenza che sistema si manifesta diversa.
Homo homini lupus sempre.
Ma il lupo ha vestito i panni dell’agnello e bela dolce.
Affascina. Cattura. Illude. Promette felicità e dissacra.
Non c’è più il Padre e la Madre, il Fratello, la Sorella, l’Altro.
Dio e il Quid.
Tu e solo Tu che vesti tutti i panni e Dio solipsista ti credi.
Ti pensi e operi pieno e sacco alleni il Mostro a sé uguale.
In cangianti vesti e alcun Senso a difenderti da l’Eterno.

Michele Cologna
San Severo, mercoledì 14 ottobre 2020
08:58:08

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