martedì 6 ottobre 2020

La disponibilità a … o della generosità Amare e amarsi



La disponibilità a … o della generosità

Amare e amarsi







“Vedi, figlio mio!

Una cento lire pure vecchia, ammaccata, lì a terra e si passa.

Uno le tira un calcio, un altro non si abbassa a raccoglierla per vergogna, un altro si guarda intorno e vorrebbe, un altro veloce la prende e la mette in tasca.”

Questa fu la risposta.

Il mio vecchio e saggio maestro, lo scrittore Nino Casiglio, così mi parlò.

Non compresi.

Soffrivo come un cane e dopo avergli accennato la cosa, aspettavo il suo oracolo.

Era non solo professore e scrittore, ma saggio e di una cultura sterminata.

Gli si poteva chiedere cosa non avesse letto, piuttosto che quali libri avesse letto.

Mi degnava della sua compagnia domenicale e io francamente non riuscivo a comprendere, e ancora non capisco come potesse perdere tempo con me.

Restai muto.

Un po’ per non apparire tanto sprovveduto e anche perché pensai che il mio maestro oltre ad essere quasi del tutto cieco, si fosse anche un poco rincitrullito.

Proseguimmo la camminata, arrivammo a casa sua lo salutai e andai via.

La sua risposta mi martellava nella testa.

Il dolore lo superai con il tempo che è buon medico, ma non superavo quella delusione.

Quel travaglio d’insufficienza e l’orgoglio giovane.

Non potevo chiedere e il difetto d’incomprensione doveva essere per forza in me, non poteva stare nel mio maestro.

Passarono gli anni e parecchi, sembrava che non ci pensassi più e una mattina in bagno, la folgorazione. Gridai, “la disponibilità a …”.

Avevo finalmente compreso.

La cento lire si era resa disponibile e sebbene vecchia e di alcun valore, avrebbe sempre trovato qualcuno pronto a raccoglierla e portarsela.

La causa del mio dolore insopportabile stava nella mia disponibilità a essere raccattato come quella vecchia cento lire.

Dovevo e potevo essere solo io il medico di me stesso.



***

Perché questo ricordo e lo scritto oggi.

La mia amica Aurora Campagna mi ha chiesto di scrivere qualcosa per i giovani.

Una cosa riguardante l’amore e la sua spiritualità.

Posso scrivere di tutto, ma i pistolotti moraleggianti, restano fastidiosi pistolotti moraleggianti e basta.

I giovani sono svegli e generosi e hanno capacità propria per discernere.

Nel mentre queste considerazioni, si è affacciato questo mio ricordo.

Ecco, poteva meglio di qualsiasi poesia soddisfare l’assunto.

Infatti, i giovani sono generosi per età.

La generosità è un mettersi a disposizione degli altri.

Molte volte la si paga cara, quando non si lascia la propria vita.

Allora invitarli a non essere generosi e disponibili?

No, solo a riflettere e amarsi!

Amarsi è un ottimo suggerimento per equilibrare lo slancio verso gli altri e il proprio benessere.

Penserei a qualche tatuaggio in meno per la cura del corpo, un po’ d’attenzione in più per la formazione di sé.

Hanno ragione perché avendogli il presente rubato il futuro, non hanno che il corpo unica certezza e a lui si dedicano.

Definirli “somatari” quasi con spregio, è non comprendere e non invitarli allo sforzo del farlo.

Il futuro è costruzione e il suo motore è nella consapevolezza di sé e del mondo.

Il corpo necessario a sorreggere la testa.





Michele Cologna

San Severo, lunedì 6 ottobre 2014

 

 

Copyright© 2014 Michele Cologna

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