mercoledì 14 ottobre 2020

Un “fare”, e il fare

Un “fare”, e il fare
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C’è un fare e il fare.
Solo l’articolo allo stesso verbo e si aprono mondi differenti e non comunicanti.
Il fare è degli uomini e credo di ogni essere vivente.
Una necessità insita ed eseguita nel DNA.
Fatto di gesti e forza, di intelletto e pratica.
Mestieri e studi.
Di fatica che stanca e ti restituisce alla vita.
Quello con l’articolo indeterminativo è altro.
Privilegio e affanno, croce metafisica che non stanca la forza, ma demolisce la vita.
E l’esistenza assume aspetto altro e significato.
Non si afferra, ma distrugge.
Questo fare è del pensiero non cognitivo e neanche speculativo, “è”.
Aseità senza Dio.
Una presenza immanente.
Assenza che regna.
Peso a cui non ti sottrai e insostenibile.
Masso che non raggiunge mai l’apice.
E …
Quando sei lì, lì per agganciarlo, precipita ancora rovinosamente a valle.
E sai che devi ritentare la salita e vedi che è abisso e non puoi fermarti.
Devi.
Non quello kantiano legato alla morale, imperativo categorico.
Assolutamente no!
Amorale e antistorico, eppure concreto e devastante.
Un “fare” pesante come una croce che ti ha vestito e non puoi dismettere.
Flusso, senso che ti travolge e niente gli e ti sta vicino.
Né la morale, né la conoscenza, né Dio.
Empirica Presenza Assenza.
Fantasma che veste la vita.
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Michele Cologna
San Severo, mercoledì 14 ottobre 2015
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