mercoledì 20 gennaio 2021

“Ogni emancipazione è perdita”

“Ogni emancipazione è perdita”
 
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Mi vengono in mente dei termini dialettali ascoltati in fanciullezza e mai ripetuti per proibizione e in seguito inibizione.
Li percepivo volgari nel suono e invece, come sulla strada per Damasco, ne riconosco il valore, la creatività, il senso.
La tradizione.
Non si doveva parlare in dialetto e tu non avevi parola.
Le parole del ragazzo erano quelle che ascoltavi e non c’era televisione e radio.
Un tema era tragedia!
Avevi tanto da dire e non sapevi tradurre.
Dovevi scrivere in una lingua straniera che non conoscevi, l’italiano.
Errore grave vietare al bambino di esprimersi nella lingua che pratica e ascolta, il dialetto.
Ora però, questo problema non esiste più e la lingua del bambino, del giovane e degli adulti è quella dei mass media.
Mille e duecento vocaboli che raffrontati a quelli del più miserabile dizionario in lingua italiana, rappresentano un decimo.
Il lessico della lingua italiana è tra i duecentoquindicimila e i duecentosettantacinquemila lessemi, pensate un po’.
Anche una persona colta, diciamo un professore, non ne usa più di tremila e Tullio De Mauro fermava lo zoccolo duro a settemila.
Che abisso!
Nino Casiglio scrittore della mia città, tentò un dizionario del dialetto sanseverese e si fermò alla lettera esse.
Già stava a sette volumi e nessun editore disponibile.
“Il gioco non valeva la candela.”
Ora me li ripeto nella mente e assaporo la tradizione, il suono onomatopeico, il senso e la storia.
Una finestra sul passato chiusa.
Che perdita!
Mi muovo immaginando una realtà inesistente e ne assaporo la bellezza.
Maledico l’emancipazione e piango la perdita.
“Ogni emancipazione è perdita”, uso questa affermazione da anni immemorabili e non so se sia mia o di altri.
Non importa, ma il dolore della perdita è mio, sì!
Già Gramsci invitava i suoi corregionali a non vietare ai bambini il sardo.
Certo il sardo è lingua.
Ma non è lingua ogni dialetto?
Non è ricchezza culturale gettata via?
La miseria di senso e di comportamenti, di gesti ha occupato l’uomo emancipato.
Con lo stampino e tutti uguali, tutti la stessa cosa, gli stessi termini, i gesti …
E vedo la mano che passa nei giovani capelli lei e crede quel passaggio aggraziato.
Invece è perdita senza rimedio e senso.
 
Michele Cologna
San Severo, sabato 20 gennaio 2018
19:03:02
 

 

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