Per il genetliaco di Cristina
Agli anni che scorrono, Cristina amata, vengono sempre dati gli appellativi più
confacenti a noi che li viviamo.
E possono essere come le stagioni: primavere, estati,
autunni e inverni.
Ognuno si rispecchia in quella a sé più somigliante e
identifica i suoi.
A me questa mattina mi soccorre la mia indole contadina e
la zona.
Quella che mi ha dato i natali e i vecchi d’essa.
I miei gli anni li misuravano in Vendemmie.
La piana della mia città, San Severo, terra forte e nera
era un paradiso di bellezza dove la regina era la Vite.
Che assonanza, Cristina, la vita con la vite!
E quella vocale che cambia non ne muta il senso.
Paradigma l’una dell’altra.
Distese a perdita d’occhio di vigneti.
Vigne basse perché la mia terra è sì forte e generosa, ma
deve fare i conti con l’arsura.
Una sete antica che i monti tra i quali essa è non le
risparmiano.
Gli Appennini e il Gargano che la tengono protetta da
ogni intemperie, ma anche dall’acqua.
Terra assetata che compresa da quel “Popolo di formiche”
che fu l’antenato mio, ha dato l’oro bianco che è stato il “Vino di San Severo”
nel tempo.
Essa pullulava di vita e donne, fanciulli, uomini e
garofani rossi ne profumavano l’aria.
Operosi e la vendemmia era la summa dell’attività e la
fatica di un intero anno.
L’aria profumata di vinacce e l’afa del mosto, un
formicaio al lavoro.
Dio avrà senz’altro tratto esempio da questo popolo
operoso e saggio dove la proprietà era così parcellizzata e non c’era uomo,
famiglia che non avesse il suo vigneto.
Con la raccolta si maritavano le figlie e si dava la
dote.
Che Celeste sentire, Cristina mia e amata.
La Donna era regina e serva, matrona e dea.
Fatica, marito e figli.
Il profumo.
Io questa mattina, nel giorno del tuo genetliaco, a te
assimilo questa donna e gli anni.
Ottanta Vendemmie.
Un profumo lungo ottant’anni.
Scia di vita fattiva e di lavoro.
Cura.
Non so se non sia stata con te generosa a darti figli, ma
hai avuto Alceo che ha riempito ogni spazio e ambito.
Movimento.
Sei stata l’Altro e ciò ti ha dato divinità ne la voce e
forma.
La prima volta che ti ho ascoltato, Cristina, ho pensato
alla voce dell’Angelo.
Non può un angelo avere voce differente dalla tua.
Buon compleanno, Donna Meravigliosa.
Auguri, Moglie, Compagna e Amica dell’amato Alceo.
All’Ottantesima Vendemmia e puoi dire con orgoglio, “Alceo,
sono la tua Vite”.
Fatica, sudore e il vino che ti tiene.
Non dico sia, perché so che questo giorno è il più bello
e intenso che si possa desiderare e tu, Cristina, gli dai il Senso.
Tu, Cristina, della Vita sei il Senso.
E io ti dico d’amarti senza tema, in Te il Bello.
Con affetto, stima e amore a te, Cristina e al tuo sposo,
Alceo.
Michele Cologna
San Severo, martedì 14 luglio 2020
06:30:36
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