mercoledì 29 luglio 2020

… filo che non lega

… filo che non lega
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Incontro scritti e persone.
Leggo e ascolto.
Uomini un dì di forte socialità e civiltà, cultura e umanità.
Ragionamenti e affermazioni sofferti e compiaciuti.
Tanta rabbia e molta insoddisfazione.
Frustrazione.
Comune denominatore, forte disagio dell’Io nel bene e nel male.
Il Noi non esiste e non per scelta, un excludendum “a priori”.
Se la sintesi è vera, l’attenzione ha colto il vero, cosa divora l’Uomo?
Un male e lo definirei antropologico: l’Essenza perduta.
Non sa più chi Egli sia.
Tutto è cambiato e il cambiamento non ha mutato un’acca dell’inamovibile di sempre, aggravando le impossibilità soggettive, oggettive, culturali, civili, sociali.
Un uomo depotenziato in Atto, ma ancora di più e peggio, della cui Potenza in fieri non ne è più il titolare.
Come aquila atta a volare e dal DNA ricombinato, che salta gallina credendo di volare.
Un uomo fuori antropologicamente dall’Uomo.
Ente senza Entità e cerca tra i rifiuti di quello che fu nel bene e nel male.
Un mostro, un ircocervo alla ricerca di sé fuori di sé e con lo sguardo fisso su l’ombra, il simulacro che vede Uomo.
Questo il dato!
Fermare l’analisi all’esposto e far tacere il pensiero che per intero ha assolto il compito?
No, e voglio addentrarmi nel folto del bosco e trovare la strada.
Straordinaria visione e noti che l’insieme altro non è che la somma di tanti alberi e diversi che fanno corpo.
Ruoli e specificità che la Natura, dea creatrice, ha reso collaborativi fino a rendere la pluralità unità.
Illuminante.
E mi piace sorprendermi nuovo davanti al Creato.
Dio, come la Natura, ha dotato l’Ente uomo di quella Entità atta a rendere ogni singolo individuo partecipe dell’Umanità che è l’Io e il Noi, la Potenza e l’Atto, la Materia e la Forma.
Il singolo ha valore in sé in quanto collaborativo, da solo è fragile e misero, esposto a ogni intemperie.
La collaborazione centuplica le proprie potenzialità e la fragilità diventa marginale.
L’Uomo e l’Umanità.
La forza, l’equilibrio, la potenza, l’atto pur restando individuali nell’Umanità ingigantiscono e diventano Dio.
Direi aseità e una sola differenza.
Dio è aseità in sé e per sé.
L’uomo ne acquisisce le potenzialità nell’umanità che nell’in sé esplica Dio.
Penso superfluo precisare che Dio per coloro che lo citano e non lo temono, per i non credenti e gli atei, gli agnostici è sostituibile con la Ragione.
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Copyright© 2018 Michele Cologna
San Severo,domenica 29 luglio 2018
09:42:11
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