venerdì 17 luglio 2020

La zizzania e il contadino


La zizzania e il contadino


La mia esperienza di “contadino” è sui generis.
L’amo per antica appartenenza, figlio d’agricoltore e la passione.
Struggente che mi ha accompagnato negli anni con la speranza di praticarla un giorno.
“Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”.
Anch’io come Lui e in età tarda ho realizzato il sogno.
Certo non ho ritrovato il fanciullo che amava la campagna preferendola al mare, ma il senso d’essa.
Ho scritto tanto, ma l’insufficienza non consente di raggiungere il pieno mai.
È bella la campagna coltivata e ancora di più vista nel particolare d’ogni coltura.
Ti affascina e nella bellezza rapisce.
Formidabile il contadino nel “gesto”.
Un chirurgo al lavoro.
Il fanciullo?
Quello d’essa rapito?
Ho cercato e mi sono avvicinato, l’ho sfiorato, ma non l’ho identificato se non nei passi.
Camminare la Terra.
Osservare il passo e su cosa poggia.
Quello che calpesti con la curiosità del non sapere.
Cambia ogni approccio e ho ritrovato il fanciullo.
Lo sbalordimento e il fascino, l’immenso.
Quello che il contadino coltivando perde.
Scopri che non ci sono erbacce e ogni pianta è in sé grandiosa e utile.
Anche la zizzania.
Lolium temulentum, non grano e nociva all’uomo, ma d’altre specie viventi nutrimento.
Il contadino pensa al suo prodotto e al lavoro.
La raccolta che ripaga.
Ma il contadino non è il tutto e la natura non è sua.
Essa è del Fanciullo che è occhio e pensiero non finalizzato.
Anche la zizzania ha diritto e utilità, non per il contadino, ma per tante specie viventi.

Michele Cologna
San Severo, sabato 18 luglio 2020
07:31:54





Nessun commento:

Posta un commento