lunedì 28 dicembre 2020

In morte della sorella Carolina

In morte della sorella Carolina
 
La prima notte sulla tua piccola eternità è scivolata via perdendosi.
Il giorno, questo, segnerà della tua nuova esistenza l’inizio che cesserà con la memoria di chi t’ha amato.
Conosciuto la tua essenza di figlia, mamma e moglie.
Alcuna traccia né l’alba, né il sole di te con sé hanno apportato.
Indifferenti come Colui che nella Speranza si mostra, occultandosi.
Perché, Dio?
Quando si ha di te bisogno non ci sei mai?
Perché?
Escludendo quelle d’una vita, erano utili le sue ultime sofferenze?
Anche quelle di madre?
Bacio la mia carne che è la tua e i miei occhi presto al tuo sguardo.
Vedi, scorre impassibile tutto quello che hai amato, e nessun segno del dolore dell’assenza.
Tacciono…
I nostri giochi orfani la fanciullezza!
La tua bellezza giovane!
L’affannosa ricerca della maternità e il dono!
Il tuo sposo, che t’ha fatto strada, meschino, non reggendo il dolore!
Le tue inconsolabili lacrime di moglie!
È silenzio.
Il tuo cenere è ancora qui, e niente pare porti più l’impronta di te.
Aporia, cose da fare.
Attività da sbrigare.
I passi d’una vita, fardello pesante da rinchiudere.
Ma tra poco tutto finirà e noi potremo riprenderci le nostre cose e l’appartenenza, quella vera che la vita con i suoi percorsi divide.
Spezzetta.
Niente potrà più disturbare i nostri muti colloqui.
Ora riposa in pace, Carolina.
 
Michele
(San Severo, mercoledì 27 dicembre 2011)

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