giovedì 31 dicembre 2020

Il discorso di Mattarella

 

Il discorso di Mattarella
 
Ancora non leggo nessun commento al discorso del Presidente della Repubblica Mattarella.
Le mie considerazioni, o meglio, quello che ho percepito.
Il Presidente Mattarella è stanco.
Anche i grandi uomini debbono cedere quando il senso fugge dalla ragione.
Un Uomo delle Istituzioni che le affermate nella stanchezza e la certezza che nessun rimedio è possibile.
Il contrasto evidente quando si richiamava all’Europa e all’Italia.
Presidente Mattarella, gli Italiani responsabili e di senso, conservano la stessa tua, l’Europa e i cittadini.
Cercare un po’ di senso e responsabilità nella politica e chi la rappresenta, è come entrare in un manicomio e pretendere ragione.
Follia, tanta follia.
A volte e non sono singoli episodi, chi ha la detenzione della cura presenta gli stessi sintomi, caratteristiche dei pazienti.
L’Italia malata e Conte, Renzi, Salvini, Berlusconi, Grillo, Di Maio e la pletora di simili la cura.
È pura follia!
Forse l’Europa, l’Occidente per scienza e coscienza ci porteranno fuori dalla pandemia.
Forse.
Ma che spettacolo il nostro, Presidente.
Ecco Presidente, le accennerei quello che mi è capitato e l’immediata evidenza.
Ho sempre abitato il centro storico della mia città.
Molto dignitoso e pregno di storia meridionale, sebbene povera, molto ricca di dignità e decoro.
Le traverse un salotto e l’educazione e il rispetto la condizione.
I vecchi muoiono e i benestanti delocalizzano quando le condizioni negano il benessere.
Il quieto vivere e il tiranno a tiranneggiare.
Sindaci e burocrazia.
Il centro storico in mano a delinquenti e stranieri.
L'invivibilità.
Non c’è amore che tenga e non ho venduto, ma per Amore scappato.
Abito la campagna e ho trovato ristoro.
Lei e ancora un anno.
È tanto un anno quando si ha una certa età.
Renzi è giovane e Conte è il peggior doroteo.
Salvini è il peggio.
Insieme alla Meloni e il minestrone indigeribile.
Il suo discorso accorato commuove, ma l’Italia è morta.
La classe politica e governante da cancellare.
Ci salverà l’Europa?
Come lei lo spero.
 
Michele Cologna
San Severo, venerdì 1 gennaio 2021
06:56:55
 
 
 
 

Buon anno 2021

 

Buon anno 2021
 
 
Che strano pensiero questa mattina!
Se dovessi fare io un discorso alla Nazione.
Immaginate?
La prima cosa che direi agli italiani, “Miei concittadini, lavorate!”.
Progetto e lavoro.
Progettare e lavorare.
I sogni in questi due verbi ora negletti.
I diritti sono pari ai doveri.
Capite?
L’assistenza non è la regola, l’eccezione.
Reddito di cittadinanza e metterei fuori dal Paese costoro.
Anche un Paese che non dà le opportunità ai propri cittadini.
Le pari opportunità a tutti e alcun privilegio.
Poi ognuno a costruirsi il proprio vivere e futuro.
Un Paese che non si muove lungo queste direttive, si merita gli scervellati al governo e all’opposizione.
Gli elettori alla ricerca del rifugio alla loro inerzia.
La stampa asservita.
I Partiti le idee e il bene, il buon governo.
Non siamo all’anno zero e chi ci ha preceduto merita riconoscimento e servizio.
Correzioni il tempo e queste si chiamano riforme.
Direi a coloro che il 2020 “annus orribilis”, che l’orribile sta in noi.
Noi che cerchiamo il divertimento e godere, la felicità dell’effimera.
Questa ha la sua vita di un solo giorno, concittadini gaudenti.
E il tempo non è condanna all’affanno, è spinta al costruirsi per costruire.
Chiaro giovane che vedi solo la scorciatoia per impazienza?
La pazienza e l’attesa non passiva sono virtù che tu hai smarrito.
Io sono vecchio e la mia vita è stata un cammino a salire il Golgota.
Sempre in affanno e alcuna certezza.
Le mie forze e il sacrificio costante che soddisfa.
Ero residente a Baggio, via Delle Forze Armate al 333, lavoravo all’Hotel Principe e Savoia.
Il 33 che lì faceva capolinea, costava la corsa 15 lire.
Mia figlia stava per nascere e io potevo andare a piedi al lavoro.
Non so quanti chilometri siano, i milanesi possono contarli, ebbene il ragazzo che stava per diventare padre aveva garretti d’acciaio e nessuna paura.
Quindici minuti il tram e lui trentacinque, massimo quaranta.
La sua terra nel cuore e ha abbandonato il certo per l’incerto.
Ha costruito e si è costruito nel dolore e il lavoro e tutti, tutti lui li ha fatti.
Ieri, proprio ieri, ha concluso un suo sogno attivo e impossibile alla ragione degli altri e non alla sua.
Sorride da solo, il vecchio, ha in programma tante cose per le quali non basterebbe la vita sua, né quella dei suoi figli.
Ma ci crede e sta da anni ipotizzando l’impossibile che può cambiare natura nel possibile.
Gli dà felicità e senso, lo rende all’uomo.
I grandi architetti coloro che hanno strutturato i mostri abitativi e città inospitali, stanno pensando a piccole realtà per forme di vita più consone al vivere che s’è separato totalmente dalla natura.
Banale, no?!
Ci voleva tanta scienza?
Il virus e la pandemia in campagna non esistono.
Ma c’è tanto lavoro e io ormai vecchio, non trovo lavoranti e sono costretto all’inattività che distrugge sia il pensiero che il futuro.
Che discorso strano e certo nessun politico e uomo di potere e governo.
Mai verrà formulato e ascoltato.
Ristoro e assistenza a tutti e la felicità nella prospettiva.
Godere e consumare e divieti, divieti e nessuna iniziativa e volontà.
Solo quella dello scervellato di turno al potere e al governo.
E quel grande storico dell’arte morto pochi mesi fa, voleva che io non scegliessi neanche il colore da dare ai muri delle mie case costruite solo con il mio lavoro e il mio sacrificio.
Tutti Dio!
Il mio Sindaco, il mio Governatore, il mio Presidente del Consiglio e non vorrei mandare a fare in culo l’anno 2020, ma costoro.
Loro e solo loro e tutti gli scervellati delle promesse e gli attendenti.
Buon 2021 e ho detto al mio elettricista ieri, che chiedeva all’anno nuovo d’essere diverso da questo, se era disposta a cambiare lui.
Perplesso, perché?
“Se tu cambi anche l’anno che sta per entrare cambierà!”
“Ma io posso solo peggiorare”.
E, “Amico mio, l’anno che verrà con te sarà peggiore!”
Un caro saluto e negherò fino alla morte di avere io scritto queste cose orribili.
Origliavano gli spioni del Tiranno e la vecchietta pregava, “Dio mio, fai campare questo re”.
Perché?
Era il migliore nel peggioramento progressivo.
Ma io concludo invocando vita brevissima all’avvocato che io non ho scelto e chi lo sostiene.
Ma vi prego credetemi, vita breve e solo politica, per il bene dell’Italia e gli italiani.
Buon anno 2021 a tutti.
 
 
Michele Cologna
San Severo, giovedì 31 dicembre 2020
08:36:05
 
 
 
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martedì 29 dicembre 2020

Per il genetliaco di Carmen Caramazza 2020

 

Per il genetliaco di Carmen Caramazza 2020
 
È Gioia!
Inno alla gioia e sei Musica, Poesia, Donna.
Femmina e Mamma, il Dolce della Vita.
Tu e solo Tu, amata Carmen.
Ho ascoltato il mio cuore e struggeva nell’Ode a te.
Come una Speranza di Bellezza al giorno.
All’anno che sta per concludersi e l’altro a iniziare.
Che dolce Poesia amarti, Carmen …
E la mente va al Papà tuo e alla Mamma tua.
Hanno generato il Bello, il Dolce della Vita.
E tu, con Angela, non sei da meno.
Se ti amassi solo io e potrebbe essere infatuazione,
invece.
Non c’è uomo e donna che non sia di te innamorato.
L’Amore è Amore e ha il Tuo nome.
Buon compleanno, Carmen.
Auguri, amata amica e figlia e adorata …
Sia il Tempo a te dolce come lo è per chi ti ama.
E tu come l’infinito sei il tutto per chi sa amarti.
Io che d’Amore ho vestito il Senso e … di
Bellezza ho ornato il vivere, io T’Amo.
Auguri e sia sempre la Tua a governare il Sogno.
 
Michele Cologna
San Severo, mercoledì 30 dicembre 2020
06:32:21
 

lunedì 28 dicembre 2020

In morte della sorella Carolina

In morte della sorella Carolina
 
La prima notte sulla tua piccola eternità è scivolata via perdendosi.
Il giorno, questo, segnerà della tua nuova esistenza l’inizio che cesserà con la memoria di chi t’ha amato.
Conosciuto la tua essenza di figlia, mamma e moglie.
Alcuna traccia né l’alba, né il sole di te con sé hanno apportato.
Indifferenti come Colui che nella Speranza si mostra, occultandosi.
Perché, Dio?
Quando si ha di te bisogno non ci sei mai?
Perché?
Escludendo quelle d’una vita, erano utili le sue ultime sofferenze?
Anche quelle di madre?
Bacio la mia carne che è la tua e i miei occhi presto al tuo sguardo.
Vedi, scorre impassibile tutto quello che hai amato, e nessun segno del dolore dell’assenza.
Tacciono…
I nostri giochi orfani la fanciullezza!
La tua bellezza giovane!
L’affannosa ricerca della maternità e il dono!
Il tuo sposo, che t’ha fatto strada, meschino, non reggendo il dolore!
Le tue inconsolabili lacrime di moglie!
È silenzio.
Il tuo cenere è ancora qui, e niente pare porti più l’impronta di te.
Aporia, cose da fare.
Attività da sbrigare.
I passi d’una vita, fardello pesante da rinchiudere.
Ma tra poco tutto finirà e noi potremo riprenderci le nostre cose e l’appartenenza, quella vera che la vita con i suoi percorsi divide.
Spezzetta.
Niente potrà più disturbare i nostri muti colloqui.
Ora riposa in pace, Carolina.
 
Michele
(San Severo, mercoledì 27 dicembre 2011)

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"Della Miseria"

 

"Della Miseria"
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***
Non penso, ma sorrido caro FB.
Tu non lo sai perché sei una semplice lavagna sulla quale dei passanti scrivono.
Ci sono i meritevoli e gli abusivi.
Anche quelli di vita.
Ma tu non puoi sapere e ignaro chiedi.
Un uomo miserrimo e una donna bugiarda.
Ci sarebbe da imbastire una bella fiaba.
Un uomo di basse origini, si riscattò dalla miseria della condizione studiando.
Poteva bastargli e invece la sofferenza, l’invidia lo divorava.
Doveva apparire bravo.
Il più bravo.
La sua cultura però, era il suo limite.
E la sua ambizione smisurata non ne contemplava.
Un analfabeta con la penna e la matita.
Scriveva cose orribili e senza senso e le postava con i suoi disegnini di fattura medesima.
Percepiva se stesso incompreso e lacrimava e piativa.
Una brava donna e molto di più della bravura, inserita nel mondo accademico, muoveva a pietà e lo adottava.
Lo proteggeva e lo elevò ai ranghi ai quali il miserrimo ambiva.
Con la mano protettrice dell’insperato Mentore, il ragazzo di periferia dedito al malaffare migliorò ed entrò in quella cerchia alla quale anelava.
Ma si sa che chi nasce tondo non muore quadro, e la serpe allarga le spire.
Anche l’occasione fa l’uomo ladro.
La donna benefattrice si ammalò e lo scugnizzo sollevato dalla melma, colse l’occasione per abbandonarla.
Al tumore, il dolore dell’abbandono.
Ora la donna giace in un letto d’ospedale e combatte.
Si lascerebbe andare, ma ha una figliola alla quale pensare.
Il Miserrimo invece, impazza sul web corteggiando e scrivendo.
Pensa di scrivere cose intelligenti e invece l’abisso delle origini l’ha di nuovo catturato.
Ora rospo s’aggira per il web credendosi principe.
E azzurro.
Addirittura capace di discernere il dialetto dall’italiano.
La Poesia.
E la donna bugiarda?
La sua fiaba si ferma alla bugia.
 
Michele Cologna
San Severo, mercoledì 28 dicembre 2016 - 09:45:05 –
 
 
Ps
Vi chiedete come potremmo intitolare questa attuale fiaba?
Non lo so!
Lo scugnizzo ladro d’amore e la bugia?
Il rospo che si crede principe?
Oppure “Della Miseria” e basta?
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venerdì 25 dicembre 2020

Per il compleanno e l’onomastico di Stefania Cologna

Per il compleanno e l’onomastico di Stefania Cologna
 
 
Era il giorno della tua laurea, Amore di papà e tu ascoltasti dai tuoi relatori la frase, “Che papà giovane, Stefania!”.
Andavamo a consumare al bar e tu orgogliosa.
Un po’ li compatii i tuoi professori, non sapevano.
Sì, avevo solo quarantanove anni, ma l’età anagrafica è un dato e non la verità.
Ero io quel giorno di luglio del ’97, l’uomo più vecchio della terra.
Si era realizzato il sogno, la mia Stefania s’era laureata.
Tutta la mia vita tesa a quel traguardo.
Se mi avesse raggiunto la morte, io stavo nel compiuto.
Ero “Dio” nel giorno del riposo dopo la “Creazione”.
L’età sta nei sentimenti, ti direi, se non sentissi il fardello degli acciacchi.
Ma sono sopportabili e io ho ancora tante cose da realizzare.
Per paradosso, l’età sta nelle cose da raggiungere.
Realizzare.
Ora tu, mia Stefania, ne compi cinquantuno e una montagna da scalare.
Monica e Riccardo e se me lo consenti, quelle speranze che io ho riposto in te per loro.
Sono le promesse a Riccardo e al sorriso di Monica, ma io ci credo.
Immagino e vedo ciò che forse io non riuscirò a completare e te e loro.
Perché l’eterno dell’uomo, Figlia amata, sta nella discontinuità dell’identico.
E io e te, i tuoi figlioli stiamo in essa appartenenza.
Ero vecchio io allora, tu sei giovane nonostante superi il padre di allora.
Hai tanto da fare, Amore di papà.
Non accarezzerò il tuo viso amato in questo anno tristo.
Quello di Monica e Riccardo e mi sciolgo per la commozione.
“Sono soggetto a rischio”, ancora non lo adotto come nome, ma è verità!
Spero d’essere risparmiato e rifarmi in appresso di te e dei figli tuoi.
Ma se non dovesse accadere, io sono felice di te e di loro, di tuo marito Stefano.
Buon compleanno, Stefania.
Auguri, figlia amata e sii forte!
Auguri a Stefano per l’onomastico e a Monica.
È bella e non trovo paragone.
Sei l’immenso del nonno, Monica.
Riccardo, tu l’infinito del nonno.
Perdona le lacrime che scendono.
Non fa niente e non preoccuparti per la risposta.
Io la conosco già anche se tu ci stai ancora pensando.
Sai, ieri sera son passato davanti allo specchio e con la coda dell’occhio ti ho visto.
Dicono tutti che ci somigliamo e io per la felicità fingo di non crederci.
Ma ieri sera non sono sfuggito alla trappola dello specchio e ho ceduto alle lacrime del tuo viso che non toccherò, e non so se ancora.
Festeggia la Mamma e il tuo abbraccio a lei sarà il mio.
Anche a papà e Monica, ti raccomando.
Mi sento rappresentato da te, Riccardo e m’ingegnerò per raggiungerti.
Ti amo, come amo Monica e il tuo Papà.
La tua Mamma, Stefania, che da quel 26 dicembre 1969 ha catturato il mio cuore nel più dolce sequestro.
Baci a tutti e buon Santo Stefano.
Nello scritto ho interpretato anche il pensiero della Mamma e la Nonna.
Sono cinquantatre anni di vita insieme e non volete che io sia lei?
Ci parliamo e comprendiamo solo con il tocco della mano la sera.
Vi amo.
 
 
Michele Cologna
San Severo, sabato 26 dicembre 2020
07:42:25

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e ancora …

 

e ancora …
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vengo a toccarti
e
al tatto de i miei
tu ancora
lucidi l’occhi e in
loro
indice e pollice a
sfiorarti
morbida al bacio
e a le dita
diafano il tuo viso
e strugge
in questa mattina
di te
il cielo disadorno
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michele cologna
san severo venerdì 25 dicembre 2020
08:59:28
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Copyright© 2020 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali
riservati
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NB
A mia Madre e sento la pelle del suo viso ancora al tatto.
Sono trascorsi ventisei anni e il fremito di quel tocco è vivo.
Faceva la chemio la mia mammina.
Ogni mattina e passavo da casa per salutarla e il bacio.
Così delicata e morbida al tocco delle labbra la sua pelle e non resistetti …
La mano non si trattenne e come ai bambini il pizzicotto al viso, ma era così delicata, morbida, diafana che anche il solo sfiorarla l’avrebbe danneggiata.
L’indice e il pollice non tentarono nemmeno di stringersi.
Le lacrime ancora e il suo sorriso di bambina alla fine.
Non è dolore, è struggimento che lacera e sana e rende al tempo.
 
 
 
 

giovedì 24 dicembre 2020

Buon Natale, Dies Natalis Solis Invicti

 

Buon Natale, Dies Natalis Solis Invicti
 
Una volta ci si interrogava su tutto.
E la domanda non era appannaggio dello specialista, dello scienziato, ma dell’uomo.
L’uomo osservava e cercava di comprendere, capiva.
Tra superstizioni, metafisica, fisica, religioni e credo, determinava il tempo e le cose.
Strutturava la propria vita in parallelo con l’esistenza.
Creava.
Non c’erano supermercati, ma lo scambio e le scuole.
Neanche professori certificati, ma maestri che si guadagnavano sul campo il titolo.
Discepoli.
E si dividevano in essoterici ed esoterici.
Questi ultimi, iniziatici e lo studio a vita, gli altri per imparare a vivere.
Il mondo aveva una spiegazione antropologica certo e la storia nell’epos l’ammaestramento.
L’uomo creatore era natura e interpretazione, spiegazione e trasformazione in e con armonia d’essa.
Sintesi molto ardita per affermare che le festività che segnano e scandiscono il vivere, hanno natura vera antropologica, ma anche naturale.
Potremmo dire senza sbagliarci, hanno un’anima.
Il Natale è la manifestazione più significativa.
Nasce il sole a nuova vita, Dies Natalis Solis Invicti.
Dalla morte apparente di ogni attività della natura, inizia la gestazione della vita che sarà.
Nasce l’Uomo e l’uomo è Dio.
Attenzione, la saggezza!
Nasce l’uomo destinato alla morte.
Lo giubilo non dovrebbe essere oscurato dal destino?
No, la morte sta nella vita e con la vita va onorata e celebrata!
Natale è la Festa della Natività, cioè della Vita.
Ci disperiamo a causa del Covid, ci ha rubato il Natale.
Uomo deficiente, ci ha restituito il Natale dandoci l’opportunità di rinsavire, di farci tutti resipiscenti.
È dolore atroce non avere figli e nipoti, cari vicini.
Intorno al fuoco ed aspettare che il Sole inizi il nuovo ciclo tutti insieme.
Ma l’assenza è un pieno di chi ci manca.
E che non sia l’opportunità di rinsaldare l’appartenenza che abbiamo sciolto?
Buon Natale a Tutti.
Alle Amiche e agli Amici.
Ai miei Figli lontani.
I miei Nipoti e non ancora ho toccato la carne dell’ultima nata.
Auguri di Nuova Nascita e io sono “soggetto a rischio” per età e malattia.
Ce la metto tutta e osservo disciplinatamente le regole anche quelle che mi appaiono sconclusionate.
Ma questo è il governo che gli italiani si sono scelto.
Socrate obbedì alla legge ingiusta ed eseguì la condanna.
Attenzione a coloro che deputiamo a emanare le leggi.
Buon Natale e vorrei citare nomi di Amicizie che siedono con me in questo giorno che è Segno per tutti senza distinzione di fede e religioni e professioni altre.
Voglio concludere dicendo che ogni dottrina religiosa è impalcatura meravigliosa.
Se venisse usata per unire e non per dividere …
Buon Natale.
Dies Natalis Solis Invicti.
 
Michele Cologna
San Severo, giovedì 24 dicembre 2020
08:32:42
 
 
 
 

mercoledì 23 dicembre 2020

… si entra e si esce

… si entra e si esce
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una volta e alcuna
prova
e a ripetersi scena
atto unico
diretta e no replica
sipario de lo stesso
teatro
e
comparse tutte e a
soggetto
l’irreale tiene regia
a sinfonia
armonico di suoni e
voci de l’identico
e
la ribalta spegne sic
et simpliciter e
no dà udito e verso
a niuno
tacete parla requiem
.
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michele cologna
san severo mercoledì 23 dicembre 2020
08:36:06
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Copyright© 2020 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali
riservati
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domenica 20 dicembre 2020

sans papiers

 

sans papiers
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Figlio d’alcuna terra.
È come a dire Padre di nessun Figlio.
Questa è la condizione.
Niente basta e tutto è superfluo.
Il mare riversa nei fiumi le sue acque
e muore l’acqua a la sete.
Una preghiera afona a mani tese e
fa sacrificio de il gesto.
Sì nasce morendo lo struggimento
e spegne a l’alba il giorno.
Dies Natalis Solis Invicti …
Maria e Giuseppe non generano.
Nozze celebrate ne il rito e non ne
la copula lasciandola vergine.
Notte arida al Sole che luce e scalda
inappagato consumando desiderio.
Mela che non peccò e Adamo pagò
pena non dovuta.
E il Figlio partorito senza dolore fu
crocefisso.
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Michele Cologna
San Severo, lunedì 19 dicembre 2016 - 08:49:19 –
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Copyright© 2016 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali
riservati
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PS
Come un senza documenti, un senza casa.
Uno dei senza diritti.
Apolide di senso in una “Ricorrenza Costitutiva”.
Mi facevano soffrire.
Ero in forte disagio durante queste festività.
Ora m’inquieta il Natale.
Ho la sensazione del Malfattore.
L’Amministratore Corrotto di un Lascito: “Il Dono prezioso della Vita”.
In attesa di Colui che scagli la prima pietra per formulargli gli auguri di rito.
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sabato 19 dicembre 2020

Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce

 

Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce
Lc, 1 36-28
 
 
Le viene chiesto un consenso che non poteva negare.
Vergine designata.
L’altra Maria, la mia, non era designata che al lavoro e al destino di una fanciulla e il sogno.
Maria la prima, partorì vergine.
Quella a me più vicina, la madre mia, partorì il figlio dalla violenza.
Voi dite c’è una differenza sostanziale e io vi dico di no!
Entrambe Maria e quella portata agli altari non poteva negare il consenso per convenzione e cultura.
La mia Maria alla forza della violenza e il destino.
Sottratta alla povertà è vero con la Parola di colui che celebra Dio ogni mattina.
“Dio così aveva voluto e ubbidendo ne glorificava la volontà.”
E fu Madre e prostituta.
Serva.
Servì Dio e il Padre/padrone e allevò sei figli.
Fu buono il Padre e non allevò nessuno dei figli per darlo in olocausto.
Il disegno qui più meschino nell’obbedienza del padre e del ruolo.
Fa salire il sangue alla testa a quel “figlio del dolore” oggi vecchio.
Ma fanciullo non sapeva se non nel pianto e riconosceva se stesso e la madre sua.
Anche il Destinato Crocefisso e non sappiamo se nel pianto, pregò la madre sua che non comprese.
Non poteva Amore che genera solo per Amore e nessun altro fine, edificare sulla morte che è la negazione della vita.
La Mamma non capì ciò che la Prostituta sapeva e praticava, si dava per amore e si donò anche a lui che generò, ma la continuità divora.
Amore la vittima sempre.
Come te in una grotta io e la mia nel tufo e piangeva Maria.
Non c’era né l’asinello, né il bue.
Neanche il padre e non era Giuseppe.
È vero, ebbe ogni cura e generosità, ma Maria fu serva sempre.
Riottosa serva alla vita senza Amore domata.
Non fui e non lo sono della tua perspicacia e intelligenza.
E da Maria non volli sapere per Amore del Padre?
Non lo so!
Ma io già dalla gestazione conoscevo il sapore delle lacrime.
Le piango amando e sono figlio e vittima, carnefice e giustiziato.
Ho sperato e il mondo non cambia.
Dio è Memoria.
È ovvio e nell’ovvio consola e sacrifica e Amore muore.
Maria lavava e il figlio alla presa del lembo della sua veste, come lei, piangeva.
 
 
Michele Cologna
San Severo, domenica 20 dicembre 2020
07:45:38
 
 
 
 

giovedì 17 dicembre 2020

Velocità e Lentezza

Velocità e Lentezza
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La Velocità nella sua splendida progressione ammaliava.
Aveva unito il mondo e i Paesi, gli Stati, i Continenti, non erano che disegni tracciati sulle rotte.
Tutto, il tutto della Civiltà senza aggettivazione, si muoveva alla velocità del pensiero.
Americani, Europei, Asiatici, Africani … erano solo denominazioni.
Nel governo del Mondo non esistevano.
L’Azione il Pensiero.
E Finanza, Borse, Tecnica, Merci erano l’unica e vera Realtà dell’AZIONE.
L’Uomo Ente estinto.
E l’Entità dissolta in numeri costituiva il Problema.
L’intralcio alla Divina Progressione.
Le Guerre, la Fame, le Malattie, la Spoliazione decimavano, ma non risolvevano il Problema.
Necessitava un Nuovo Progetto e la Strategia.
Così l’Azione scoprì che solo la Promessa di Felicità avrebbe potuto chiudere il ciclo.
L’Uomo trovava la sua consistenza nel Lavoro e questo gli dava la possibilità di realizzare l’Amore del quale ne era portatore.
Dio, Famiglia, Prole, Civiltà, Socialità, Speranza.
Ma Tecnica per il tramite della sua applicazione, Robotizzazione … aveva chiuso ogni spazio di lavoro e gettato nella disperazione l’Uomo e il suo Amore.
Necessitava trovare qualcosa che legasse gli Scampati alla Promessa e non intralciassero l’Azione.
Assisterli deprivati dalla culla alla bara nell’illusione.
Il Benessere dà Felicità.
La Lentezza vituperata e abbandonata, dimenticata incominciò a muovere i primi passi.
Ella aveva gli stessi dell’Uomo Ente e nutriva l’Entità.
Ritornò a far sentire il suo peso.
Il Lavoro pian piano tornò nella Fatica.
E il sudore parlava di nuovo con la voce di Dio.
La Famiglia, la Prole a dare forma alla Civiltà.
Socialità e Speranza nelle gambe lente dell’Uomo.
Lentezza toglieva spazi a Velocità e Azione non si muoveva per sé in progressione, ma seguiva il Senso.
Fu così che Pensiero, Azione, Lavoro e Speranza tornarono all’Uomo che ora aveva compreso la Felicità.
Essa stava in Lui e nella sua Entità Amore che è Dio.
Ma era, è stato solo un incubo-sogno e i sogni muoiono all’alba.
Gli incubi no.
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©Michele Cologna
San Severo, sabato 17 dicembre 2016 - 07:57:27 –
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martedì 15 dicembre 2020

e percorro gli stessi

e percorro gli stessi
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stesse strade e volti e i
gesti
mani in conosciuti passi
carezze date
occhi rubati a lui guardo
che monda
e sono giorni di noi vita
di sé palpitante
e la richiesta compone
no c’è cesura
domanda l’interrogativo
colma
è
discrasia d’appercezione
flusso immanente
e noi
mutanti mutati pe’ inezia
e de l’identico scultura la
storia
senso e loro lì stazionano
e sono noi
empatia che non incontra
il sé
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michele cologna
san severo lunedì 14 dicembre 2020
06:40:17
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diritti e riproduzione anche parziali
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domenica 13 dicembre 2020

Per la dipartita del caro Gilberto Fanfani

 

Per la dipartita del caro Gilberto Fanfani
 
 
Chi l’ha detto che l’amicizia virtuale, sia da meno a quella reale?
Chi?
Non ho dormito questa notte.
Meglio, tra la veglia e il sonno, c’era lui, Gilberto e non lo sognavo, forse ci parlavo e i suoi commenti.
Le sue intelligenti, ponderate osservazioni, i suoi scritti di storia e curiosità a volte ingenue, ma tanto piene d’erudizione antica e moderna.
Tanto è vero che ci scherzavo e gli dicevo che era una carretta che portava libri e non sarebbe mai stato un intellettuale.
Perché l’intellettuale è colui che ha letto pochi libri, ma dimostra di averli letti tutti.
Mentre l’erudito è colui che ha letto tutti i libri, ma nessuno se ne accorge.
Sì, lo ribadisco ancora ora che non ci sei più, amico mio!
Tu ne avevi letto e tanti, ma eri ingenuo nella tua semplicità bella.
Dicevo, sei stato con me e nel dormiveglia agitato ci siamo confermati nell’amicizia vera.
Ho scritto ieri sera, a tuo figlio Leandro, parole accorate alla lettura della tua:
“Mamma mia, che notizia!
Il cuore si spezza.
Sono stordito e mi fischiano le orecchie, una botta in testa.
Gilberto e ci siamo dati del fratello tante volte.
Anche quando abbiamo litigato e non siamo riusciti ad arrivare alla fine senza abbracciarci e scusarci.
Testimoniarci affetto.
Piango amico e fratello, piango.
A chi dirò ora “carretta che trasporta libri”?
I tuoi commenti alle mie?
Ancora qualche giorno fa ti ho taggato con la speranza di leggerti.
Gilberto, Gilberto caro!
Mi rifugio nel silenzio a piangerti.
Grazie della nostra che è stata fruttuosa e ora disperante.
Vale, Gilberto.
Riposa in pace, Fratello.
Sarai nelle mie preghiere.
Grazie Leandro, e le più sentite condoglianze a lei e tutti in famiglia colpiti dalla grave perdita.”
Poi, mi sono un po’ vergognato e non nei confronti tuoi che hai visto le mie lacrime, ma di chi leggeva.
Forse sono sembrato inopportuno ed esagerato.
Non volevo scrivere nulla in morte tua.
Una forma di rispetto nel silenzio.
Invece sbagliavo, tu mi hai regalato parole e pensieri splendidi.
Apprezzamenti e rampogne e io non debbo tacere.
No!
È onorarti dare voce a te che ora non ne hai se non nella memoria di chi ti ha amato, rispettato e nell’amicizia, condiviso e avversato.
Ho scritto e mi perdono, fallo anche tu, perdonami.
Amici per sempre, Gilberto.
Riposa in pace, Fratello d’Agape.
A tutti i tuoi di sangue, le mie più sentite condoglianze.
 
 
Michele Cologna
San Severo, giovedì 13 dicembre 2018
07:52:48
 
 
 
 

sabato 12 dicembre 2020

amore

 

amore
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come Infinito è dello sconosciuto l’immago
così Amore è del finito l’illimitato
non c’è spazio e nemmeno tempo
iota iato e interstizio che Amore non tocchi
raggiunga e percorra a velocità che alcuna
luce possa
un momento d’amore è l’Universo per età
un attimo è Dio che crea
un Uomo che ama è il Tutto ne l’eterno de
il sempre
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michele cologna
san severo domenica 13 dicembre 2020
07:26:41
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Una ferita e non è orgoglio
 
 
Non vorrei scrivere, ma cedo e la mano di suo va alla tastiera.
Ho avuto amicizie belle e vere su Facebook.
Forse più che nella realtà che si tocca.
Il virtuale si differenzia solo per il tatto mancante, poi tutto si stempera nell’identico.
Ne ho ancora e bellissime, intense.
Meravigliose.
E forse è solo un po’ di nostalgia del tempo che scorre a farti percepire quelle passate come un di “più” e qui come aggettivo e non avverbio, nella nostra percezione.
Sarà così?
Anche la memoria e gioca la sua parte.
Ma le lacrime sono state vere come vero è il giorno, la vita, l’amore.
Sì, un’amicizia che ho amato intensamente e amo ancora.
Amo ancora e trascuro il ri-sentimento.
Si presenta, ma è sciocco.
Fa male solo se gli dai corda.
Io invece lo voglio amore e lo celebro.
Ancora, ancora e ancora …
Maria Savasta è il nome e il cuore freme di bellezza e gratitudine.
Ebbene Maria di punto in bianco ha cessato il suo rapporto amicale con me.
Le ragioni e nella sua cagionevole salute.
Ma come possa la malattia sradicare un tale sentimento che ci legava e da parte mia ci lega ancora?
Non lo so.
Gli acciacchi ce li abbiamo tutti e i miei non sono affatto paragonabili a quelli di Maria e, quindi, parlo di materia che non conosco tanto a fondo.
Però un saluto?
Una risposta a un messaggio?
E te ne ho mandati, Maria.
Silenzio.
Mi informo da qualche amicizia comune e ne sa poco più di me.
Quel poco più è come una freccia conficcata e fa male.
Mi esclude.
Non volevo scrivere, Maria e scusami!
Ma il tuo genetliaco e il silenzio mi fa male.
Un dolore vero e tu sai che non so mentire.
Ti scrivo, ti faccio gli auguri e mi racconto.
Buon compleanno, Maria.
Auguri, amata amica e nel mio cuore sei ancora Regina.
Ti auguro ogni gioia e con la serenità tanti anni e salute.
Rispetto la tua scelta del silenzio senza notizie.
Ti prego, non condannare queste mie parole sincere e l’amore che non governiamo se non per soppressione.
Auguri ancora, amica per sempre e sia il giorno canto d’amore insieme a coloro che ami.
Noi ti stimiamo e amiamo.
 
 
Michele Cologna
San Severo, domenica 13 dicembre 2020
07:35:00
 
 
 
 

… una foto

… una foto
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Una foto.
Figlia e mamma si ritraggono davanti allo specchio.
La mamma alle spalle è raggiante!
Un sorriso che non ammette interpretazioni.
È piena.
Felicità, gioia, amore … c’è tutto!
Il mondo e la vita vissuta, quel poco o tanto d’attesa in quel sorriso.
Sono stato figlio e ora padre.
Forse la mia paternità è molto femminile nell’amore, pur conservando l’autorità del padre.
Ho amato mia madre da figlio, ora da padre all’ultima fase i miei figli.
Non ho fatto mancare a mia madre tutto l’affetto e l’amore di cui ero capace.
Il mio papà l’ho perso molto presto e l’amore per lui ha preso strade inaccessibili alla fisicità.
Uno struggimento che dura dal 22 ottobre 1962 e ancora.
Mi sembrava che amore più intenso per mia madre non ne potessi provare.
Lei ancora sul letto di morte e la prima cosa che ho rimpianto, “il tempo che non ho saputo sfruttare per esserle vicino”.
Non avevo più quella possibilità di passare per casa sua, aprire il portone di casa e, “Mamma, vado di fretta, un bacio!”.
“Non sali, mamma?”
“No, ci vediamo domani!”
Io avevo ancora domani, lei no!
Il dolore di quella mia irrimediabile superficialità di figlio!
Un figlio che pensava di saper amare e di avere dato tutto il bene di cui era capace alla propria madre.
È stupida la gioventù, nell’eternità di sé consuma l’effimero dell’eterno che non ci appartiene, ma c’è dato in prestito.
Io avevo sprecato, non avevo saputo raccogliere il concesso per stupida leggerezza, sufficienza di figlio.
In un solo momento ho compreso quell’amore di mamma che io ponevo al fianco e alla pari del mio.
Un abisso li separa.
E questo abisso si percorre quando non abbiamo più possibilità di recupero.
Se i figli comprendessero in tempo!
Il lavoro, l’amico, la serata, ogni attività è da non perdere!
La mamma è lì, porto sicuro.
Quando il porto manca e con esso l’approdo e siamo navi nell’oceano …
Solo allora e trafigge …
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Michele Cologna
San Severo, martedì 12 dicembre 2017
06:42:40
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venerdì 11 dicembre 2020

Gravida primavera

Gravida primavera

 

 

 

Gravida primavera

 

 

 

 

 

Madonna a la svestizione quella mattina tu.

Bella come una primavera gravida di promesse.

Un maggio di profumi e fiori, sapori … e colori

appena colti.

Così tu ne le mani loro, sacerdoti de la vita,

t’apprestavi a consegnare al mondo il frutto.

Vendemmia promessa.

Liquore de lo Spirto dei Tempi, essenza di Dio.

Eterno de l’Annunciazione e Figlio del Padre.

Continuità che nessuna volontà e pregiudizio,

civiltà o cultura, emancipazione potrà negare.

E nel nome de il Padre, Figlio e lo Spirito Vero,

Homo tu nascesti.

 

 

 

 

Michele Cologna

San Severo, venerdì 11 dicembre 2015

 

 

 

Copyright© 2015 Michele Cologna

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riservati

 

 

 

 

 

Nota

Alle Donne.

Alla donna de la mia vita nel bene e nel Male.

A Lei la mamma dei miei figli.

Alle mie figlie Stefania e Barbara, Pamela.

A tutte le mamme potenziali e di fatto.

Ogni donna, Madonna e Signora della vita.

All’Uomo.

A Leonardo il dono del 10 dicembre 1970. Quarantacinque anni fa, ma l’immagine è vivida e chiara. È stato ieri. È oggi.

 

 

 

 



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Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attendere un altro?

Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attendere un altro?
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Volgo lo sguardo sul mondo e vedo.
Sangue e lacrime.
Guerre fratricide e di popoli.
Potenti avidi, crudeli, sanguinari.
Tirannie sotto false vesti.
Diritti violati, calpestati.
Vecchi maltrattati, donne e bambini
abusati.
Uomini deprivati e la spoliazione.
Dio in vesti d’oro e mani sporche.
Toro e Orso l’effigie del Vero Dio.
Celebranti e vaticinanti destini.
Assediati Popoli e Città.
Sangue che scorre spegnendo vite.
Mari galleggianti carcasse di terra.
Vedo, e non c’è Dio a cui riferire:
“Dirò cosa mi hanno fatto a Dio”, “Gli dirò tutto”.
Additare lo strazio di Dio in nome Suo
e urlare.
Spegne l’Uomo, e la voce de l’attesa
rantolo, sei tu colui che deve venire?
Ma Giovanni non tuona, è carcerato.
Abita violato la prigione sua d’amore.
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Michele Cologna
San Severo, domenica 11 dicembre 2016 - 07:52:41 –
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giovedì 10 dicembre 2020

Per il genetliaco di Leonardo

Per il genetliaco di Leonardo
 
 
Oggi 10 dicembre 2020 e tu Leonardo, compi cinquant’anni.
La mamma ora (08.15) e, “ a quest’ora Leonardo è nato”.
“Lo so!”
Figlio mio caro, ci sono date che segnano e danno la svolta.
La vita non è più la stessa.
Forse mi ripeto e confermo che i vecchi dicono sempre le stesse cose.
Non m’importa!
Ricordare invece sì.
Mi aspettavano in fabbrica alla Falck.
Appena mi hanno dato la notizia che era andato tutto bene, scappai.
Avevo dato la parola all’amministrazione, il ragioniere Perazzoli, che mi sarei precipitato il prima possibile.
Ero felice e non poggiavo i piedi a terra.
Volavo e piangevo.
Anche ora il forte al naso delle lacrime.
Nel mentre forte come un fulmine, un tuono e la decisione.
È nato Leonardo Cologna e dovrà calcare il suolo dove il nonno ha vissuto ed è morto.
In un attimo la prospettiva della mia vita cambiò.
Dovevo portarmi con tutta la famiglia nella mia città.
Io, la mamma, Stefania e tu.
Ero felice della nascita e della decisione che non una volta mi trovò pentito.
Lasciai il certo per l’incerto.
Il benessere garantito per l’ignoto.
Il caso.
Leonardo Cologna era in vita e tu saresti stato tutto ciò che io non seppi essere per fare felice mio padre.
Piango ancora, Leonardo mio.
Un risarcimento a mio padre, a me che avrei sentito il “papà” che io da quattordici anni, non potetti più pronunciare.
Sei felice e questo mi preme.
Hai due bambine meravigliose, Carol e Matilde e mi sciolgo per Amore.
Una moglie che ami.
Sei lontano è vero, ma non dal mio cuore, Figlio.
Lo abiti da sempre e per sempre.
Mi consideravo vecchio alla tua età e invece vedo te e ti penso giovane.
Buon compleanno Leonardo.
Auguri, figlio amato.
 
 
San severo, giovedì 10 dicembre 2020
08:45:34

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