mercoledì 18 novembre 2020

“Mast’Francì u manganell

“Mast’Francì u manganell”

Comizio di Leone Mucci

“Mast’Francì u manganell”

Ho già parlato di questo fatto, fattaccio negli anni passati.

En passant, ora voglio meglio dettagliarlo.

Un calzolaio che aveva la sua bottega, meglio dire il suo metro quadro di spazio, nella casa di abitazione.

Un basso senz’acqua e bagno, fogna, dove viveva con la famiglia di non più di quindici metri quadri.

Odore di colla e gomma, di copertoni e resti umani, cuoio e fritto, sarago, quando qualche riparazione gli consentiva di mangiare.

Era molto bravo “Mast’Francisc”, Maestro Francesco e quando un possidente gli commissionava un paio di scarpe su misura, la famiglia si assicurava il cibo per qualche mese.

Affianco della sua casa, che faremmo prima a chiamare “buco”, al primo piano abitava un gerarca fascista.

Di costui nel racconto dei vecchi non è stato mai menzionato il nome.

La carica di fascista e picchiatore l’aveva sostituito nel nome.

Omen nomen e il suo destino era nel manganello e olio di ricino.

Usciva dalla casa il gerarca e non salutava, dava retta a Mastro Francesco con “Mast’Francì u manganell”.

Rientrava e il ritornello non cambiava.

Maestro Francesco non era socialista e neanche comunista, la condizione l’aveva iscritto di ruolo nella recita.

Era povero che di più non si poteva.

Piccolo e dimesso.

Quasi fosse nato solo per subire.

Fame e umiliazione.

Insulti e sputi.

Calci.

Fame, fame, fame e alla sua quella di moglie e figli.

“Mast’Francì u manganell”.

“Mast’Francì u manganell”.

“Mast’Francì u manganell”.

Un continuo che non finiva mai.

Come le campane della vicina Chiesa, “Mast’Francì u manganell” scandiva le ore, i giorni, i mesi e gli anni.

Una mattina presto d’estate, Maestro Francesco era con il banchetto davanti casa a incidere il cuoio con il coltello dei calzolai.

Una lunga e affilatissima lama, senza manico e molto flessibile.

La voce e lo scatto.

Il gerarca trafitto, giaceva a terra morto in un lago di sangue.

Mastro Francesco difeso dall’avvocato e grande socialista Leone Mucci, fu dal Tribunale, nonostante il periodo, mandato assolto.

Ora vado, do libertà al mio pensiero.

Pensate Mastro Francesco anziché assolto, fucilato.

La sua casa rasa al suolo.

I suoi figli e la moglie uccisi dai bombardamenti.

Tutti i comunisti e socialisti, i poveri passati per le armi al grido “Bastardi … ”.

Città e case distrutte, covi di socialisti e comunisti.

Dichiarazione di guerra totale.

La storia prese un’altra strada e il Popolo si ribellò e sappiamo la fine di quel regime infame, ma non la fine tout court, è ancora in corso.

©Michele Cologna

San Severo, mercoledì 18 novembre 2015

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