lunedì 30 novembre 2020

Se …

Se …
 
 
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“Se gli uomini fossero belli ed intelligenti, si chiamerebbero donne.”
L’aforisma è dell’attrice Audrey Hepburn.
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“Talvolta la donna è un utile surrogato dell'onanismo. Naturalmente ci vuole un sovrappiù di fantasia”.
L’aforisma è di Karl Kraus scrittore, giornalista, aforista, umorista, saggista, commediografo, poeta e autore satirico.
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Due aforismi che non vanno giudicati e recitati se non in un contesto adatto alla risata che può essere un teatro, un salotto intellettuale, un luogo dove l’intellettualità, la cultura sono la ragione.
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Se i due aforismi vengono riportati su un social dove la cultura è pari a zero?
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Ecco, andrebbero spiegati e andrebbe necessariamente detto, che i due che li hanno formulati, avevano il gusto della satira, dell’ironia, della teatralità e la donna non era omofoba e l’uomo non era misogino.
Se i due aforismi vengono riportati senza spiegarne la teatralità e l’ironia, c’è adesione intellettuale.
Cioè, non si prendono le distanze e si fanno propri.
Se poi si cita Nietzsche a giustificazione e tra l’altro citandolo male, l’adesione è totale e senza vergogna.
Certo è parte della propria libertà, ma anche del giudizio di chi legge.
Un uomo o una donna che aderiscono intellettualmente a tali pensieri, sono impresentabili, condannabili, additabili.
Qualunque giustificazione post possano addurre.
Il dado è tratto.
Un senso di repellenza pervade.
 
 
Michele Cologna
San Severo, martedì 1 dicembre 2020
07:38:11

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… ossimoro

… ossimoro
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Ossimoro di trascorso!
Tu che arrivi pizzicore
a le narici de il vecchio
in vesti di gioia tristi,
passati sapori e memoria,
dimmi tu:
il giovane e la speranza;
lo sposo;
il bacio, lungo d’attese
unico amplesso;
i figli.
E il tempo,
acqua stagna d’inanellati
cerchi a disegnare …
Lei, di tormento regina,
ora a riposo ne l’occhio,
quasi condono a Dio,
dimmi tu, era questo
il destino?
E i sogni che frugavano
lista?
Tutto è piano. Giace.
Come un diluvio a la fine.
Acque prosciugate.
Quiete.
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Michele Cologna
San Severo, giovedì 30 novembre 2017
08:11:09
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domenica 29 novembre 2020

Una notte con Cervantes

Una notte con Cervantes
 
 
E io questa mattina, con certezza matematica, so chi fossero i Mulini di Cervantes.
Ci ho dialogato e sebbene reticente nella “follia”, me ne ha parlato.
Non li sconfisse, avrebbe dovuto eliminare tutti quelli che a quei mulini si recavano a macinare.
L’aveva compreso solo l’opportunista e furbo, gaglioffo “Sancio Panza” che, omen nomen, nel nome porta il destino.
Doveva riempire la pancia.
E servire ogni padrone glielo consentiva.
Per rendere comprensibile lo scritto, non farò i nomi del passato, c’è tanta ignoranza e nessuno capirebbe, mi rifaccio al presente.
Sì, ci sarà la docente di lettere antiche che farà la cretina!
Un “dolciniano” che per ignoranza nega il maestro.
Un blogger che pontifica infallibilità perché scrive.
Una musicologa, musicista, docente che mi cancellerà l’intervento, dandomi dell’acrimonioso.
Un bancario che pensa la poesia come la cassa del suo sportello e mi definirà invidioso e pennivendolo.
Altra fauna, ma mi fermo.
Ma mi fermo pur sapendo per certo, che la mamma dei cretini è sempre gravida.
Sempre e Cervantes per scampare a questa folle Fauna, si finge folle.
Io ve ne parlo invece in piena salute mentale.
E ne costaterete quanta follia.
Il mito!
Ogni epoca e tempo ne coltiva.
E non siamo al “parlami, o Musa”.
Ricordo e pur non essendo molto vecchio, i ritratti di Stalin nelle case come un santo.
Mi correggo, Dio.
L’impossibilità di qualsiasi dialogo con questi e li definirei fanatici per bisogno e ignoranza.
Togliatti no, però!
Colpevolmente.
Le santocchie e peggio, avevano la verità nelle mani e il cuore.
I preti e celebranti Dio, odiatori e sobillatori.
Il pericolo.
Cervantes dice che egli appunto voleva sconfiggere tutti i “mulini al vento”.
Questi che non macinano grano e distruggono granai.
Impresa impossibile.
Ieri sera Roberto Saviano ha spiegato il suo eroe da bambino, Diego Armando Maradona.
Saviano è persona seria e studioso e non parla mai a vanvera.
Questo eroe della modernità è stato tutto, come uno Stalin del passato.
Ha aperto i cuori alla speranza.
Stalin della collettività, della società, Maradona della soggettività malata di protagonismo per apparire.
Perché nell’apparire la sostanza.
Entrambi Mulini a vento.
Ci si sbatte contro e Don Chisciotte perisce.
Il Ladrone sarà liberato e il Nazareno crocefisso.
Sempre.
Hai voglia tu Socrate, Platone, Gesù, Kant …
Maradona è Dio.
 
 
Michele Cologna
San Severo, lunedì 30 novembre 2020
07:54:12

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sabato 28 novembre 2020

Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà

 

Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà
Mc 13, 33-37
 
 
Ci invita a cercare Dio ed essere sempre pronti.
Elevarci a Dio, quindi.
Ha tirato le cuoia un uomo spregevole la cui morte ha causato isteria e spregevole ammirazione.
Nessuno si è sottratto al fascino di questo lestofante, neanche la persona di Bergoglio.
Scorre la favola era il migliore.
Forse la Chiesa lo benedirà e lo farà santo.
Quando il soggetto stava a Napoli si raccomandava ai napoletani di chiudere bene le porte di casa e le finestre.
C’era, per la città “una nube spermatica”.
Uscivano incinte donne così, senza alcuna copula.
Preoccupante.
Impensieriscono anche tutti i figli sparsi nel mondo e l’eredità
Ci aggiungerei, ma è parte solo della mia miseria, quanti morti “el Pipo de oro” si porterà appresso.
Le folle smodate e il Covid.
Anche con la benedizione del Papa.
Ho scritto e sono stato attaccato.
Da deficienti, direte voi e penso io, invece la pensano così quasi tutti.
Era un dio, un uomo buono, ha donato ai poveri e ci aggiungerei io, specialmente alle giovani e sprovvedute donne per miseria e povertà molto sperma e figli.
Dirà un cretino romano che scrivo per invidia, ma non è condannabile perché quel deficiente non sa cosa sia l’etica, la morale e con questa Dio.
Certo verrà facile a qualcuno osservare non lo sa neanche Bergoglio.
E qualcuna parlerà di misericordia, come se questa fosse un post per giustificare e non ante per prevenire.
E io non cerco consensi e porto alta la mia etica, la morale che non è all’ordine di idee e dottrine religiose e laiche e la mia dell’Uomo.
Credo che a molti sfugga che la morale è costituita da quelle regole non scritte ma praticate che salvano il vivere insieme.
Pensate se tutti praticassimo quella di “el Pipo”.
Non sto a negare il “tu devi”, “l’appercezione trascendentale” e qualche giorno fa ho scritto della bolla che ci contiene come un “pre” dell’azione e del gesto, un ante metafisico che possiamo anche ignorare, ma non escludere perché ci precede vita.
Un “come se …”.
Allora?
Il cercare Dio o il manifestarlo?
“A te, Signore, innalzo l’anima mia”, non consente a “el Pipo” di fare gol con il pugno e pensarsi insieme agli osannanti deficienti, legittimato?
A Papa Bergoglio di santificarlo furbo, sleale, amorale e trascurare i figli sparsi per il mondo senza guida ed esempio?
La droga?
La bulimia?
Il vizio scellerato che sopprime ogni virtù?
Ecco, l’uomo che ha tirato le cuoia, è l’uomo che non cambia.
Chi lo assolve è l’uomo della continuità senza speranza.
Chi pensa d’elevarsi a Dio con l’anima eleggerà sempre un Borgia al papato.
Seguirà un Trump.
Negherà il fratello e massacrerà il nero come ieri in Francia.
Chi invece sa di avere Dio dentro di sé, come il Crocefisso, e che si manifesta nell’azione del vivere qui ed ora con l’Amore come guida e non il peccato come deterrente e non in un post mortem dell’anima, costui non sarà mai Caino.
Non seguirà mai un uomo nefasto, non sarà mai fanatico, non penserà mai alla preghiera come salvezza, ma il vivere come azione.
Intellettualismo etico, amico bancario e cretino romano.
Con lui tutti i deficienti che m’invitano a scendere dal piedistallo e non capiscono un “niente”.
Dio non è sopra di noi e averne paura.
Egli è in noi e onorarlo con il vivere.
Difficile e si sbaglia e non abbiamo confessore se non noi stessi e la capacità d’emendarci.
La pienezza dell’uomo che solo nell’uomo realizza con il vivere la vita.
Parole al vento …
E il disdicevole, il brutto, il vizio, l’insensibilità, la furbizia, la slealtà e potremmo all’infinito saranno sempre celebrate anche nella casa di Dio e sarà Santo Cirillo che ordina l’assassinio della filosofa, matematica, astrologa e intellettuale Ipàzia.
Così era, così è, così sarà.
Viva Bergoglio e “el Pipo d’oro”, Santo Cirillo.
 
Michele Cologna
San Severo, sabato 28 novembre 2020
09:20:33
 
 
 
 

venerdì 27 novembre 2020

La Voce

La Voce
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Alcuno scettro dovrà ne l’imperio sollevare la mano.
Né passo di governo altro il tempo lungo percorrerti.
Dio creò l’Uomo, né regni e autorità e il dominio a sé.
A quello inchinare il capo.
Solo a Lui ne la parola muta che sostiene il passo.
Celebranti e scribi, oranti strutturati e genuflessi a la gogna.
Macchiate il suo Nome con la parola, ne sfregiate il viso ne le immagini.
Egli non ha volto e corpo è Verità che abita l’in sé.
Insufflata.
Ne il belato che cerca.
La mano che tende.
L’Amore che genera.
Nessun Tempio o Muro, realizzazione de l’uomo.
In valli ubertose.
Sopra cime asperrime.
Acque e mari, fiumi.
Lo sterco che rende fertile.
L’utero mestruato.
Nel fiore e il germoglio.
Le stagioni.
Egli misura su i passi del pastore il tempo.
La cura e l’amore.
La protezione e il congedo.
Il pascolo.
Sacro dimora nel cuore che per il figlio s’immola.
Lì la ragione unica e vera, governatrice.
Tuonerà la voce e abbatterà Babele.
Sgretolerà la blasfemia d’edifici e voci, luoghi.
Culti a edificare Tirannie e Separazioni.
Apartheid in nome Suo.
Il Silenzio come bruma ovatterà i passi e la fulva giovenca partorirà il vitello.
La sera accenderà il rosso che schiarirà il mattino.
E Lui che ne i cuori dimora, ritornerà ne il Tempo su i garretti al pascolo.
Così la Voce.
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Michele Cologna
San Severo, domenica 27 novembre 2016 - 07:46:46 –
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Copyright© 2016 Michele Cologna
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… e leggo

… e leggo
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come
a vezzeggiare il bimbo
e il vecchio gode
de l’infinito tuo e l'universo
s’apre
e sei mamma e amante
gravida figlia e sorella
dea
Tu
la vita che scorre e l’acqua
che disseta
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michele cologna
san severo lunedì 27 novembre 2017
09:20:37
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giovedì 26 novembre 2020

l’attimo e l’eternità

 

l’attimo e l’eternità
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ondeggiante e lenta
grave in assenza di peso
scendeva …
e
libertà de il distacco
tracciando ghirigori
di giallo l’area colorava
… un soffio d’oro
anelante a il congedo
e lei
verde vagina in attesa
l’impeto de l’istante
a lo guardo de l’eterno
fugace rende …
utero fecondo in perenne
gestazione
gravida madre senza posa
de il figlio avida mantide e
nutrice generosa
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michele cologna
san severo giovedì 24 novembre 2016
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mercoledì 25 novembre 2020

Anche il Papa

Anche il Papa
 
 
E io non so se sono alieno.
Se appartengo a questa realtà o cosa.
Non amo il calcio.
In verità ritengo depotenziati mentali tutti coloro che lo seguono e vanno allo stadio.
Una civiltà dovrebbe sopprimere la violenza e il calcio è violenza e corruzione, soldi a gogò.
Pensate per un attimo Berlusconi.
E ritengo Ronaldo non un dio, ma un cretino.
Leggi la sua sul Covid.
Se fosse il solo, ma è corifeo l’allenatore della Nazionale italiana.
Che schifo!
L’informazione spettacolo e Mentana vede il gol e esclama “divino!”.
Già lo ritengo pennivendolo e adiacente al potere sempre, craxiano e poi berlusconiano, ora 5telle.
Ma la decenza?
Un coro e per la prima volta mi piace Travaglio.
I campioni muoiono con il ruolo.
Sì è stato un campione, ma è morto trent’anni fa!
L’uomo è stato uno schifo, ti è chiaro Bergoglio?
Ma anche il campione non si è differenziato dall’uomo.
Bergoglio, lo sport è lealtà, vero?
Fare gol con il pugno della mano destra è lealtà?
Suvvia, Bergoglio, parli bene e lo sai fare d’amore, lascia il mondo corrotto ai corrotti!
Quale esempio?
Celebrare e gli appellativi sarebbero infiniti …
L’uomo ha consumato ogni nefandezza e il silenzio sarebbe d’obbligo.
Non si onora l’uomo, perché Egli l’uomo l’ha massacrato in ogni sua performance.
È morto e il silenzio.
La morte non cancella la vita e quella storia di vissuto che è stata indecente.
Non mi commuove l’indecenza e la morte chiede silenzio.
Mi commuovono quelle bare anonime di vite normali e morigerate.
Vecchi fatti morire da uno Stato incapace e corrotto.
Uno Stato che nel silenzio ha tagliato negli anni miliardi alla sanità pubblica e ha finanziato il calcio e i padroni d’esso.
Dei simili al non più morituro, ora de cuius.
Che non sia d’esempio a nessuno e per cortesia non mettetelo vicino all’uomo Pelé.
In Pelé il campione è sempre coinciso con l’uomo.
Al de cuius che mi dà riprovazione scrivere il nome, il silenzio.
Ha disonorato l’uomo come peggio non avrebbe potuto.
Tutti e va bene, tu Bergoglio?
Che bello sarebbe stato se avessi colto l’occasione per ammonirlo al Mondo di cosa un Uomo non dovrebbe mai fare.
Ma io non sono un alieno e non sono mai stato un modello d’uomo.
Ho cercato sempre l’uomo e qualche volta l’ho trovato.
Qualche volta …
Il silenzio non è d’oro, è dovuto.
 
Michele Cologna
San Severo, giovedì 26 novembre 2020
08:04:23

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martedì 24 novembre 2020

Il Chiacchiollo

Il Chiacchiollo 
 
 
Mi sono messo alla ricerca e senza risultato.
“Chiacchiollo”.
Appellativo spregiativo molto usato da mia madre e mia nonna materna, entrambe di origini della provincia di Benevento.
Forse qualcuno del posto potrà aiutarmi a capirne le origini.
In un dialogo tra un osservante cattolico e l’altro criticamente non più, questo ultimo viene riportato con il nome di “chiacchiologo”.
Potrebbe essere il Chiacchiollo uno che parla a vanvera di fede?
A significare, quindi, uno scristianizzato?
Potrebbe.
Ma fatto sta che la definizione nell’uso della mamma mia e la nonna, stava a indicare l’uomo spregevole nei comportamenti e il pensiero, nell’immagine fuori dalla serietà e la parsimonia della correttezza, la civiltà, e l’educazione.
Ancora più nel vestire.
“Sembri un Chiacchiollo così vestito, togliti quella “cosa” di dosso!”
In verità non ho mai sentito da altri l’uso dell’appellativo.
Mia madre era così credente e fervida cattolica che accetto anche la violenza e come martirio la visse una vita intera.
Potrebbe, quindi, uno scristianizzato che parla bestemmiando senso e usi, costumi.
Un senza Dio e Senso, un incivile, insomma.
Perché questo termine, questa mattina?
La ragione che ha iniziato a formularlo domanda?
Presto detto, l’ex Presidente degli Stati Uniti d’America, Trump!
La rappresentazione tout court del Chiacchiollo.
Bugiardo, blasfemo, incivile, corrotto, cavilloso e potremmo all’infinito, non c’è una bruttura al mondo che Egli non possegga, ma di più e come dal primo momento io l’ho definito, “uomo pappagallo”.
L’immagine.
Mi correggo questa mattina, Egli è solo un Chiacchiollo.
Senza vergogna e ha ceduto le armi alla verità della sua sconfitta.
Non la vergogna, però, la mantiene negando la verità come bandiera.
Il senso pieno dell’appellativo usato da mia madre che adesso mi torna plasticamente.
Il Chiacchiollo è Trump e chi lo segue e ne sono tanti anche in Italia.
Il nostro Chiacchiollo Matteo Salvini e tutta la sua vita torna.
Dovremmo portare questo termine nel vocabolario italiano e rendergli l’onore.
Abbiamo l’esempio massimo in Trump, quello minimo per deficiente emulazione e somiglianza in Matteo Salvini.
 
Michele Cologna
San Severo, mercoledì 25 novembre 2020
07:50:44

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… come un sorriso

… come un sorriso
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come un sorriso
di bambino all’alba
già vecchio a sera
staziona
è alito di Parca
donna che governa
la cena
orante al rosario
che scorrendo i passi
sosta
ne il giorno operoso
è requie
un atto di fede
a Lui che ne l’identico
rinnova l’eterno
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michele cologna
san severo giovedì 23 novembre 2017
18:50:21
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“Il potere è più dolce del fottere”

“Il potere è più dolce del fottere”
 
La prima volta che ascoltai l’adagio ero molto giovane.
Rimasi scandalizzato e pensai l’uomo che l’aveva affermato un porco.
Una ribellione e vedevo in ogni forma di potere l’abominio.
Non vedevo nella figura del maschio il “dominio”, il “ruolo”.
Crebbi e nelle difficoltà incontrai il connubio: Maschio/Potere.
Mi feci orrore, praticavo da maschio ciò che aborrivo.
Compresi in un colpo solo e direi con colpevole ritardo tutto.
Tutto!
Non è un’affermazione dal senno fuggita, ma con piena consapevolezza la ripeto: TUTTO.
Cambiò la Storia, e la narrazione incominciò il nuovo corso.
Rivisitai la mia effettuale e in essa quella di genere estesa al negato.
Dovevo capire.
Lessi di tutto ciò che il mondo femminile aveva prodotto e riconsiderando, ne vissi tutto il fascino e il dolore.
Le contraddizioni in me maschio inconsapevole e la lotta.
Precedente e successiva, ancora.
La violenza del maschio che inculcata è pelle, carne, sangue.
Non si cancella mai, va solo trattata con la violenza di ogni gesto e azione, pensiero, ma su di te che hai il mostro dentro.
Piansi quando ascoltai una prolusione di un vecchio signorino di ottantatre anni, Luigi Conte.
Con il dito ammonitore e sembrava che si conficcasse in me: “Tu maschio, tu uomo non sarai mai libero, fino a quando non avrai liberato la tua donna”.
Ancora adesso si accappona la pelle e gli occhi inumidiscono.
Non sono libero e forse non lo sarò mai, ma ho fatto gli anticorpi e il sistema immunitario sempre vigile.
Qualche volta arriva in ritardo, ma arriva sempre.
Faccio parte di quella generazione di malati e pensavo il mondo nuovo immunizzato.
Invece il genere fa ancora disastri e lì dove dovrebbe regnare l’amore.
In famiglia.
Il mio contributo alla giornata con sofferenza e chiedo quando?
Quando Uomo libererai te stesso, liberando la tua Donna?
A tutte le donne le scuse pregandovi, nell’amore di Mamma, Moglie, Amante che offrite, un pensiero fisso: il maschio nell’azione e nel gesto va sempre combattuto, anche quando lusinga.
 
Michele Cologna
San Severo, sabato 24 novembre 2018
10:33:39

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lunedì 23 novembre 2020

Ci sono giorni …

Ci sono giorni …
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E io questa mattina sono in armonia.
Visito luoghi conosciuti e aeree di vita.
Spazi mai percorsi e li cammino.
E sono il luogo che ho immaginato.
L’uomo che ho incontrato e il caso.
L’artigiano che saldando sana l’attrezzo.
Mi sento la mano che lo maneggia e …
Vedo il Tempo scorrermi tra le dita.
Ora mio padre e io sono lui e il fanciullo.
Siamo e ci confondiamo nei visi e ruoli.
Mio figlio è in altro luogo e mi ferisce.
Sanguina e non rimargina quell’attesa,
aspetto e mio fratello mi porta lì.
Dove attendo e …
Quel destino che avrei voluto respiro.
Un campo di grano che porta a la vigna
e messi a campeggiare, uve in tinelli.
Loro come in processione e li ravvisa.
Tutti, pittura indelebile de il ragazzo e
l’ uomo guarda e sogna: museo privo
di visitatori e ascolta.
Il Natale più è fine e inizio, tempo di un
infinito “sol invictus” che solleva a Dio.
Doni e bianche nevi e consumi scippati
al Vitello che chiede olocausti.
La morte a chi muore, la vita è il vero.
Armonia scende i gradini e sospira …
Ci sono giorni che spengono al mattino.
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Michele Cologna
San Severo, martedì 24 novembre 2020
07:38:11
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domenica 22 novembre 2020

agape

agape
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Mai alcuno s’è allontanato dalla tavola mia,
di memoria imbandita.
E da regista e attore interpreto tutti,
ruoli, sedendo i posti.
Poliedrica recita di copioni che non evolvono,
e il tempo a subirne sbilenco la voce.
Un assolo.
Corifeo di quello al presente afono dramma,
antica figurazione de il perituro.
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Michele Cologna
San Severo, giovedì 22 novembre 2018
08:11:43
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sabato 21 novembre 2020

Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri

Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri
Mt 25, 31-46
 
A volte le parole martellano.
Perché “sul trono della sua gloria”?
E lì assiso a separare il bene e il male non in sé, ma nel peccato.
A volte uno non dovrebbe avere pensiero, a volte.
Un carcerato non è qualcuno che ha commesso misfatti?
Perché io dovrei amarlo?
Un bestemmiatore?
Sì è fastidioso sentirlo, ma non ha commesso delitto, perché a costui nessun atto d’amore?
L’argomentare in ragione di peccato è escludere l’uomo e considerarlo in virtù della propria convinzione ideologica.
La donna mestruata come appestata.
Ma non è dono di Dio la creazione?
E Maria non comprese il Figlio che amò la prostituta.
Il fratello dà la morte alla sorella perché lesbica.
Sul trono della gloria, come giudicherà questo fratello?
Non ha ucciso egli il peccato?
Dio che pasticcio che hai creato e continui per la tua gloria!
E non ti viene il dubbio, è proprio gloria tua, o di colui che ti celebra?
Non ti sei forse macchiato tu del delitto del Figlio?
Di più!
Non hai ingravidato una vergine plagiandola per dare il figlio suo ai carnefici per la tua gloria?
Io, oh Dio, non voglio essere da te giudicato.
Sono pulito e ho amato e amo i miei figli e mi farei ammazzare per loro.
E se qualcuno mi venisse a proporre il loro sacrificio per la mia gloria lo scannerei.
Certo opero qui e da vivo quella separazione che tu non fai se non nel peccato e a uomo morto.
Io nel e del vivere.
Quel fratello che ha ammazzato la sorella perché lesbica, lo chiuderei in prigione e butterei le chiavi.
Un carcerato e la mia pietà sta nella sua condanna a scontare la pena.
Pero, oh Dio non mio, amo e mi faccio guidare dall’Amore.
Quel Quid che mi abita e fa sentire la sua voce per la gloria di nessuno, se non dell’Amore.
Vituperato e negletto dio che soffochiamo dentro di noi in ogni occasione e circostanza.
Il mio dio è povero e non vuole essere celebrato ad altari se non il mio.
E hic e nunc separa e non per pensiero, per l’azione che nel vivere si manifesta.
 
Michele Cologna
San Severo, sabato 21 novembre 2020
17:59:39

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mercoledì 18 novembre 2020

Elzeviro …

Elzeviro …
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Come davanti al dio delle verità mancate, la confessione.
Non comprendo la lettura come distrazione.
A me non è mai capitato.
La leggerezza non mi tiene, m’è insopportabile presenza.
Un incentivo alla pigrizia.
Quella nella quale affonda la propria libertà lo schiavo.
Le mie letture e senza distinzioni, sono fatica.
Tante volte riequilibrarmi, per sentire la vita che fugge al senso, o il ritorno ad essa dopo una pratica vicinanza all’uomo.
Il disagio del saggio, l’entusiasmo del neofita.
E non riesco a leggere seduto comodamente né a letto, o in qualsiasi altro posto che non sia il mio posto di lavoro.
La matita in mano come a mantenerne l’obbligo.
Anche gli scritti ritenuti leggeri, non impegnativi. Ho necessità di leggerli, studiarli, appuntarli seduto con tutto l’impegno e l’attenzione necessari.
Quanto si parla di scorsa o di lettura veloce, divertimento, io perplesso zittisco.
A me non capita.
Quando mi corico è solo per dormire e l’attesa del sonno è pensiero che completa la fatica.
Non scorro i periodi per accumulare pagine e diffido dell’ascolto, mortificandomi per incapacità.
Ci sono libri che sto leggendo da una vita, e ancora non li completo conservandoli mia vergogna.
Come un difetto congenito, vado al periodo successivo quando della scrittura tutto mi è chiaro.
Anche l’inconfessato di chi ha scritto.
La lettura mi dà chiara l’immagine dello scrittore e l’affaccio con la cosa, essa e i particolari.
Alla fine reputo di conoscere lo scrivano nella verità a lui sconosciuta.
Potrebbe essere anche non vera la mia impressione, ma da quello scritto ho estratto l’anima.
Anche un commento qui su FB che il più delle volte viene lasciato “così tanto per …”, m’impegna e non leggo mai nessuno con sufficienza.
Ci stanno alcuni che affermano di leggere i miei scritti due volte a segnalarne la difficoltà o la mia poca chiarezza, non so!
Penso, beati loro.
Io i miei, anche subito dopo averli partoriti, ho necessità di leggerli e rileggerli … e ancora.
Tante volte fino a quando non afferro i vari sensi nascosti o a me non chiari.
E un commento particolare mi riporta ancora sul luogo a comprendere.
Anche i compiti a casa, studente non li completavo mai.
Lasciavo per stanchezza, rinuncia, abbandono e mai una volta con la consapevolezza d’avere ben compreso.
Mai sicuro e il terrore dell’impreparato sempre.
Ho maturato la convinzione che gli uomini siano dei provvisori impreparati per natura.
Al vivere, al comprendere, al sentire e si integrano affidandosi.
La fede in altro e altri li completa.
Così a tredici, quasi quattordici anni, ragazzo di terza media, metto insieme le spiegazioni del professore di scienze sull’evoluzione, quelle del professore di religione sulla creazione, le traduzioni dal latino de “La voce di Roma” e le spiegazioni di don Pinto, l’ascolto della lettura di alcuni canti della Divina Commedia e pongo la domanda al mio professore d’Italiano don Gerace Draisci.
Gli servivo messa ogni mattina.
Grande intellettuale e “prete di Dio”, in lacrime durante la consacrazione e mi guarda stupito.
Sono passati quasi sessant’anni e ho davanti agli occhi la sua espressione in cattedra e gli occhi pensierosi e lucidi.
“Cologna, nessuno può risponderti!”
“Ogni giorno a Dio chiedo e la risposta sono le mie lacrime.”
Cosa avevo chiesto di grande e di terribile?
Ancora non trovo la risposta e le sue lacrime durante la celebrazione sono ancora le mie.
Più volte, dopo i salesiani, mi sono recato a trovarlo.
Mi vergognavo da solo e cercavo sempre qualcuno che mi accompagnasse, Enzo Buoncristiano ingegnere e insegnate ora in pensione, per distogliere il suo sguardo indagatore e pulito dal mio che si abbassava.
Nella sua poltrona con lo scialle nero smunto sulle spalle e malato, al freddo in quella casa vecchia e umida, conservava gli occhi lucidi e vivi delle lacrime.
Mi poneva la mano sulla testa al distacco.
Poi …
Le cose belle finiscono.
Sono a termine come le brutte.
Le lacrime lo spartiacque.
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Michele Cologna
San Severo, giovedì 17 novembre 2016 - 8:10:37 –
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Copyright© 2016 Michele Cologna
diritti e riproduzione anche parziali
riservati
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questa, la sera

questa, la sera
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Come fossi in attesa … e
non so di chi e cosa.
L’ansia cresce e sia io a interrogare lei, o lei me,
non riesco a decifrarlo.
Un timore, una paura?
Passo in rassegna le cose del vecchio,
è come in un museo.
C’è tutto, ma a naso …
non è mai stato redatto elenco.
Oggetti morti e ingombranti, polvere.
Non soddisfa.
Lei necessità che fugge e sottrae.
Tempo …
aspetta e non è appuntamento mancato.
È assenza e non lascia scia e confonde.
Uno strato di polvere e niente …
a opacizzarne il senso.
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Copyright© 2018 Michele Cologna
San severo, lunedì 19 novembre 2018
19:03:42
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“Mast’Francì u manganell

“Mast’Francì u manganell”

Comizio di Leone Mucci

“Mast’Francì u manganell”

Ho già parlato di questo fatto, fattaccio negli anni passati.

En passant, ora voglio meglio dettagliarlo.

Un calzolaio che aveva la sua bottega, meglio dire il suo metro quadro di spazio, nella casa di abitazione.

Un basso senz’acqua e bagno, fogna, dove viveva con la famiglia di non più di quindici metri quadri.

Odore di colla e gomma, di copertoni e resti umani, cuoio e fritto, sarago, quando qualche riparazione gli consentiva di mangiare.

Era molto bravo “Mast’Francisc”, Maestro Francesco e quando un possidente gli commissionava un paio di scarpe su misura, la famiglia si assicurava il cibo per qualche mese.

Affianco della sua casa, che faremmo prima a chiamare “buco”, al primo piano abitava un gerarca fascista.

Di costui nel racconto dei vecchi non è stato mai menzionato il nome.

La carica di fascista e picchiatore l’aveva sostituito nel nome.

Omen nomen e il suo destino era nel manganello e olio di ricino.

Usciva dalla casa il gerarca e non salutava, dava retta a Mastro Francesco con “Mast’Francì u manganell”.

Rientrava e il ritornello non cambiava.

Maestro Francesco non era socialista e neanche comunista, la condizione l’aveva iscritto di ruolo nella recita.

Era povero che di più non si poteva.

Piccolo e dimesso.

Quasi fosse nato solo per subire.

Fame e umiliazione.

Insulti e sputi.

Calci.

Fame, fame, fame e alla sua quella di moglie e figli.

“Mast’Francì u manganell”.

“Mast’Francì u manganell”.

“Mast’Francì u manganell”.

Un continuo che non finiva mai.

Come le campane della vicina Chiesa, “Mast’Francì u manganell” scandiva le ore, i giorni, i mesi e gli anni.

Una mattina presto d’estate, Maestro Francesco era con il banchetto davanti casa a incidere il cuoio con il coltello dei calzolai.

Una lunga e affilatissima lama, senza manico e molto flessibile.

La voce e lo scatto.

Il gerarca trafitto, giaceva a terra morto in un lago di sangue.

Mastro Francesco difeso dall’avvocato e grande socialista Leone Mucci, fu dal Tribunale, nonostante il periodo, mandato assolto.

Ora vado, do libertà al mio pensiero.

Pensate Mastro Francesco anziché assolto, fucilato.

La sua casa rasa al suolo.

I suoi figli e la moglie uccisi dai bombardamenti.

Tutti i comunisti e socialisti, i poveri passati per le armi al grido “Bastardi … ”.

Città e case distrutte, covi di socialisti e comunisti.

Dichiarazione di guerra totale.

La storia prese un’altra strada e il Popolo si ribellò e sappiamo la fine di quel regime infame, ma non la fine tout court, è ancora in corso.

©Michele Cologna

San Severo, mercoledì 18 novembre 2015

https://www.facebook.com/notes/michele-cologna/mastfranc%C3%AC-u-manganell/10152765361382480/ 

https://www.facebook.com/michele.cologna 

 

martedì 17 novembre 2020

incontri

incontri
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amori andati e come
presenze immanenti
li vedi in vita
altri cui tendere la mano
vivi
dare loro voce e dire
“sono qui”
e li percepisci morti
sì peccato da scontare
una colpa non espiata
redenzione l’altri
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michele cologna
san severo giovedì 17 novembre 2016 - 7:18:13 -
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diritti e riproduzione anche parziali
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lunedì 16 novembre 2020

… come se

 

… come se
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un’attesa senza voci e
doti
d’alcun senso a esser
cosa
altro se non quel sé e
pende
atto a no compiersi di
un dio
potenza ascosa fieri a
mancare
e
anni giorni e ore attimi
in coda
senza tempo a risiedere
tempo
come se a non accadere
la realtà
esistenza immanente e
ne il sé negata
vergine aporia di no reale
essenza
falso insolubile de la vita
a negarsi
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michele cologna
san severo martedì 17 novembre 2020
07:30:51
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… aria insufflante

 

… aria insufflante
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Profumo di vita come nuovo che pervade.
Si sente e non è olfatto, neanche pensiero.
Trascorso mai.
Una fase nascente e la carne vibra con il tutto.
Rivenire consapevole all’incompreso.
Umore che ansima ed è femmina al risveglio.
Messe d’antica semina al raccolto …
Non stiva sacchi, né affolla scaffali.
Intonsa lettura del mistero fremente donna.
Respiro … coito diffuso.
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Michele Cologna
San Severo, giovedì 16 novembre 2017
07:52:22
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domenica 15 novembre 2020

Una lacrima d’amore

Una lacrima d’amore
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Il sole sorgerà ogni mattina.
Come sempre …
Non è un atto di ragione e di volontà.
Forse neanche d’amore.
È com’è la meraviglia che non è mai la stessa.
In noi e con noi lei legge dichiarandosi.
Che Celeste sentire!, immaginare, sognare …
Vivere.
E non c’è governo e potenza, odio che possa.
Egli, l’uomo, è ciò che vive.
Quando così, provi pietà per l’uomo che nega l’altro.
Colui che pensa d’essere potente.
Indispensabile.
Vincitore anche quando perde negandosi vero.
Trump e non avrà mai il sorriso di un’alba.
Un bambino già al tramonto.
Dell’uomo, Biden, che l’ha umiliato con il sorriso.
Della Donna meticcia che propone la speranza.
Chiavistello del vivere la vita.
Il mio vecchio, ma che stupisce ancora.
Gli “stati generali” degli odianti nostri e il nulla.
“Taxi di mare” a chi salva l’altro da morte certa.
Né Di Maio e Salvini, Minniti …
Mai costoro un mattino la Meraviglia.
E un gommone alla deriva vedrà il mattino.
L’alba incedere e il raggio che trafigge.
Una lacrima d’Amore.
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Michele Cologna
San Severo, lunedì 16 novembre 2020
07:41:45
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Copyright© 2020 Michele Cologna
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riservati
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NB
Voleva essere una didascalia alle tre foto per far notare nella successione di pochi secondi, il movimento.
Il mai simile a sé delle cose.
Ho iniziato a scrivere e leggete altro e io ho chiuso con le lacrime agli occhi.
Che voi tutti possiate sentire quelle lacrime che rendono l’uomo all’Uomo.
Abbraccio a tutti, amiche e amici, lettori.
Sereno giorno.
Le foto sono di Tonia che sollecitata dalla mia fretta a non perdere l’attimo …
Brava e grazie, Donna mia.
 
 
 
 

 

risveglio

 

risveglio
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Come una promessa tradita.
Un ritrovarsi rinviato.
Paradiso d’un tempo breve.
Quasi a memento.
E ci rotoliamo ne il mancato.
Il ceduto a la buona coscienza.
Carcerati di Senso “negato” e
un fine pena mai.
Notte malia d’un dì mai nato.
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Michele Cologna
San Severo, martedì 15 novembre 2016 - 8:00:50 –
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Padre nostro

 

Padre nostro
 
Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il Tuo nome
venga il Tuo Regno
sia fatta la Tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non ci indurre in tentazione
ma liberaci dal male
Amen.
 
Ebbene cambierà il Padre Nostro e “il non ci indurre in tentazioni” diventerà "non abbandonarci alla tentazione".
Perché?
La motivazione un problema di traduzione.
E che il Padre non può condurre alla tentazione il Figlio, ma solo proteggerlo.
Non abbandonarlo.
Mi permetto di dissentire e lo spiego.
“Indurre in” è diverso da condurre, portare, destare, suscitare …
È, se mi è consentito, proteggerci da …
Io ho autonomia di giudizio e azione e posso fare e decidere quello che voglio, con l’ausilio della preghiera, chiedo al Padre mio di proteggermi.
Prendersi cura di me prima del pensiero e dell’azione.
Ho mantenuto la libertà mia che sono il solo responsabile di me stesso.
Cosa cambia con il “non abbandonarci alla tentazione”?
Io sono un soggetto bisognoso d’aiuto.
Le ragioni, o sono insufficiente e quindi limitato, oppure manco della libertà necessaria ad operare.
Oppure entrambi e quindi un minorato di fronte alla vita e alla mia volontà.
Salta il “Libero Arbitrio” e l’Imperativo Categorico principio d’ogni morale e dell’Etica.
Il “Tu Devi” viene annullato.
A un handicappato non si dice “tu devi”.
Si tiene conto del suo handicap e lo si aiuta.
Non lo si lascia solo, non lo si abbandona.
Vedete cosa implica il cambiamento di un termine?
Capovolge la visione dell’Uomo di fronte a Dio.
Nomina sunt consequentia rerum e oggi l’uomo precipitato nell’ignoranza abissale e senza rimedio ha mutato la propria essenza?
Anche Dio per il tramite del Suo Vicario sulla Terra deve rassegnarsi all’uomo handicappato?
Francamente è disarmante e mi chiedo nelle mani di chi è il governo e quindi il potere?
Niente si salva dal cretinismo imperante e la Chiesa, gli uomini del governo d’essa l’assecondano.
Sono un uomo e mai nessuno mi porterà ad abdicare dalla qualità Uomo.
Il Padre Nostro lo recito ogni mattina pur non essendo praticante e fedele.
È parte sostanziale della mia cultura, della mia civiltà, della mia tradizione e continuerò a declamare quel “non indurmi in tentazione”.
Sono geloso della mia Libertà anche di fronte a Dio che non mi ha voluto marionetta o handicappato.
Ma Uomo, solo Uomo.
 
Michele Cologna
San Severo, giovedì 15 novembre 2018
18:15:43