domenica 1 marzo 2020

E non ricordo il nome …


E non ricordo il nome …

“Andiamo a mietere il grano” e a squarcia gola e felice cantava l’adolescente sul trattore verso San Severo.
Aveva appuntamento con lei e sperava nel bacio.
Anche altro e lavorava di fantasia cantando.
Si sarebbero visti e forse amati.
Lei si concedeva e questo lo faceva soffrire, ma era bella, era amore.
Senz’altro solo dicerie sul suo conto.
“Scopina”, questo il titolo onorario.
Così incisivo e permanente che ora il vecchio non ricorda dell’amore dell’adolescente il nome.
Sarà per l’eternità Scopina e la funzione ha usurpato il nome.
Era di domenica e aveva chiesto alla mamma se poteva recarsi in città.
Si c’era la trebbiatura in atto, ma sarebbe stata un’assenza di poche ore.
Aveva appuntamento con l’amico Dante.
Una passeggiata e poi a sera il ritorno.
Era facile convincere la sua mammina che adorava.
Pure la mammina adorava quel figlio improvvisato dalla necessità e il bisogno adulto.
E cantava, cantava felice, “Andiamo a mietere il grano, il grano, il grano ... raccoglieremo l’amore …”.
Se lei avesse voluto, potevamo rifugiarci in campagna.
Lì nessuna l’avrebbe apostrofata con il nomignolo infame e lui non avrebbe sofferto l’onta dell’amore.
Ma potevamo anche scappare in un posto dove nessuno ci conosceva.
Nessuna vergogna e imbarazzo ad amare una ragazza facile.
Sfortunata perché dell’amore lei era vittima innocente, Amava.
Amava senza pensiero e nessuna domanda sulle conseguenze.
Era Scopina e tutti ne decantavano le doti amatorie.
L’adolescente raggiunse la città, entrò il trattore nel portone di casa, il bagno ed era già pronto.
Alle sedici in punto con l’amico e compagno Dante ad aspettare Scopina e l’amica.
Non c’era patto di chi con chi!
Ma Scopina era una dea di bellezza, affascinante e sinuosa come nessuna.
Una mezzora di ritardo e arriva con l’amica.
Decisamente non bella e l’imbarazzo.
Tutti e quattro.
Tutti i piani e le fantasie sfumati.
Sì, ci dividemmo in coppie: io e Scopina, Dante e l’amica sconosciuta.
Passeggiavamo parlando.
Di colpo la vergogna occupò il cuore dell’adolescente.
Doveva sembrare incontro casuale e …
Scopina oltre ad essere bella, era molto intelligente e all’adolescente spiegò.
Era troppo bello e avrebbe molto sofferto l’inganno.
Lei voleva il compagno, lo sposo della vita.
Voleva scappare.
Magari in Francia dove aveva la sorella maggiore.
Lì nessuno sapeva e con lo sposo, insieme sarebbero stati felici.
Zittì il ragazzo e finì la serata.
Michele, dopo avere lasciato Dante con le due donne, riprese il trattore e tornò in campagna.
Dopo la trebbiatura, egli cercò l’amico Dante a casa sua.
La mamma l’informò che era partito per la Francia.
“S’era ‘fuito’ la ragazza”.
Dopo molti, tanti anni Dante e Michele, uomini maturi s’incontrarono.
A fatica si riconobbero, causa la donna che chiamò Michele per nome.
Felici!
Dante e la sua Compagna erano felici, avevano figli e nipoti.
I figli sì, i nipoti non ancora io e la commozione.
Ancora adesso che il vecchio scrive.
Scopina non esisteva più.
Era stata fagocitata dalla donna e la mamma che nell’Amore aveva generato e onorato il marito.
Non voglio trarre morale, no!
Affermare solo che l’Amore che ama non ha storia.
È.
Un immanente sempre e solo gli stupidi l’ornano di giudizi e pregiudizi.
Il nome.
Mi rammarico di non ricordare il nome.

Michele Cologna
San Severo, domenica 1 marzo 2020
09:00:29




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