sabato 19 settembre 2020

Sei invidioso perché io sono buono?

Sei invidioso perché io sono buono?
Mt 20, 1 – 16

Ieri Facebook mi ha portato gli scritti del 18 settembre del 2010.
Una pagina dolorosa oltre ogni dire.
Ricevere un attacco organizzato per un commento non gradito.
Una canea.
Belve scatenate e colui che doveva intervenire per difendere l’amico a compiacersi.
Una nenia funebre e dissi che non era “poesia” come non lo era, ma un canto di prefiche.
Giochi di senso sul termine e una donna, “nave in disuso”, con scarpe rosse e tacchi a spillo, ci pasteggiò manipolando deficienti e analfabeti.
L’amico a cui avevo donato il cuore, mostrò il suo vero volto.
“Sei invidioso perché io sono buono?”, così il Vangelo di domani.
Ma io non sono buono, preferisco amare a ogni altro sentimento.
Nell’Amore realizzo le miserie dell’uomo.
È più conveniente e se non per altro, fa risparmiare impegno e tempo.
Odiare è faticoso, implica costante onere e consumo di energie.
Preferisco amare.
Di più, ritengo l’uomo buono fino alla prova del contrario.
Criterio che da sempre mi ha accompagnato e sostenuto nel vivere la vita.
In ogni mia attività e ne ho pagato le conseguenze.
Ancora.
Mia madre mi metteva in guardia, “Figlio mio, sei troppo buono, morirai pezzente!”.
Anche qualche altra figura miliare della mia esistenza.
Ho conosciuto l’odio gratuito.
Immotivato.
Perché?
Ieri in quella nota, un cimitero.
Tutti i partecipanti a quella triste vicenda si sono oscurati, bloccandomi.
L’ultima “resistente” in amore bacato, poche settimane addietro.
Non sono nuovo a queste esperienze.
Don Agostino Favilla per la mia abnegazione usò termini che non riporto per non arrossire e vergognarmi.
E sì, perché se ricevo un complimento, la mia prima reazione è quella di sentirmi bugiardo.
Di ingannare chi mi vede buono.
Perché io non penso di esserlo, semplicemente di contemperare le miserie che mi abitano.
Opero scegliendo il meglio e non per me, per l’altro.
Così quando si interruppe per incompatibilità il mio rapporto dirigenziale con il sindacato, tutti, tutti, nessuno escluso, mi confermarono fedeltà.
Ci risi e dissi loro che avrebbero fatto bene a non pronunciarsi, perché al mondo non c’è riconoscenza.
Ebbene nella causa che promossi contro l’organizzazione sindacale, quei fedeli furono tutti testimoni contro.
Un ripetersi.
È stato ed è così tuttora.
L’Amore che mi viene tributato si trasforma in odio.
Provoco invidia?
Eppure non sono buono!
Perché, allora?
Come disse lo scorpione alla rana, “è nella mia natura”.
È nella natura dell’uomo invidiare.
Vero, signori che predicate Amore e non sapete contenervi?
Gesù amò e da coloro che amò fu crocefisso.
Portato anche agli altari, ma questa è altra storia.
A tutte le amicizie con affetto.
Forse l’antidoto è non sentirsi buoni.
Ma percepirsi per quello che veramente siamo.
Una sentina e da essa tirare fuori il meglio.
Il possibile del meglio, se poi non ci riusciamo, almeno ci abbiamo tentato.

Michele Cologna
San Severo, sabato 19 settembre 2020
08:26:38

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