giovedì 10 settembre 2020

Portae Miseridordiae

 Portae Miseridordiae

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Portae Miseridordiae, la scritta e sono entrato.
Aspettando mia moglie, questa mattina.
Mi sono appena segnato e sono uscito.
Non sentivo la Misericordia.
Un sentimento ostile e sono uscito immediatamente.
Non volendo aggiungere peccato ai tanti che mi porto sulle spalle vivendo da uomo.
E poiché si pecca nell’intenzione, mi porto anche questo.
Un figlio teme il padre quando il padre gli mostra affetto a suon di schiaffi.
Pur soffrendo, il più delle volte si tiene alla larga.
Anche il padre disamorato non cerca il figlio.
A volte il luogo è Dio.
La tua sofferenza di questi giorni, Giovanni, ce ne ha dato prova.
Il luogo del mio Dio è il mio pensiero e il mio cuore.
L’amore nell’assenza del fratello quando il luogo è il pensiero solitario.
Ho distrutto molti scritti miei giovanili e non solo.
Mi viene in mente una “poesiola” che scrissi liceale e ne conservo memoria.
Recitava:

Non amo e amo.
Il mio amore è sterile
se cerco di dargli un volto,
ma è grande, infinito,
senza alcun contorno.

Entrato nell’Istituto Salesiano per vocazione, ne uscivo senza.
Scristianizzato, non avevo più Dio.
Il mondo ostile.
Una società famelica e familista.
La condizione.
Tutto quello che sapevo, avevo appreso era cumulo di macerie.
Mi ripetevo latino e greco a memoria e non sapevo dove appiccicarli.
Dio era scomparso e avevo perduto da parecchio mio padre.
Mia madre lottava contro la fame e una civiltà giuridica, un diritto di famiglia che si divorava tutta la proprietà paterna.
E cattolica fervente, spendeva quei pochi spiccioli per far dire messa a mio padre.
La sua ingenuità di credente mosse a compassione il parroco don Mario Sessa che l’invitò a tenersi quei soldi per sé e i figli, dopo tante messe se il marito fosse andato in Purgatorio, sarebbe salito al cielo con tutte le scarpe.
Dio sta nel cuore, nel pensiero, ma è anche un luogo dove con gli altri ci si trova.
La Chiesa.
“Mi scappa da ridere”.
La chiesa è quel padre disamorato che prende a schiaffi il figlio.
Quell’istituzione che ha scristianizzato il giovane.
Il luogo più famelico e familista che un potere ha messo in atto.
Quel governo che prende e non dà e sciupa nel lusso.
Anche Dio che abita i cuori è diventato egoista e ha perduto i volti.
Si commuove a dà amore nell’assenza d’essi.

***
È il commento di oggi alla pagina del Vangelo di Giovanni Grasso.
L’ho ritenuto significativo e l’ho postato come nota.
Grazie.

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