lunedì 28 settembre 2020

No, non sono la cura

No, non sono la cura

Che io possa essere la cura per e delle smanie.
Io le coccole, l’appiccicaticcio dell’amore come confidenza.
L’intimo come relazione amicale e familiare.
Il termine di misura di sconclusionate anime e condizioni.
Di una qualsiasi fermentazione …
È semplicemente impensabile!
Amo ed è verità indiscutibile, come pure l’irascibilità dell’incomprensione.
Questa è una costante.
La parola confusa e si dà ad essa valenze che non veicola.
Sono amore e libertà nelle regole, forme che amo sostanza.
Questo e non metto il forse, mi rende odioso.
L’equiparazione lo strumento e la discesa agli inferi della similitudine.
Non sono simile a nessuno se non a me stesso.
Il me stesso è quello dell’altro senza separatezze e supremazie.
Non è confusione e fusione è separatezza dell’uguale.
È l’identico che percorre strade conosciute perché mappate, ma lo sguardo e il senso dell’occhio che osserva.
Concettuale di una sola area la mia, che non sta al concettualismo, se non al mio universale che si riscontra.
Sarà mai compreso?
No, non amo la confidenza se non soccorso d’amore.
La solidarietà della sostanza che si differenzia dall’adesione amicale, confidenziale e d’appartenenza.
Non concepisco il manierismo che nella copia dell’identico falsifica.
Sono certo che continuerà la gonorrea, come la logorrea.
Malattia venerea la prima e linguistica l’altra e coincidente nelle amicizie che muoiono.
Che sia!
Ma questo è.
Mia immanenza al senso e al verbo, al nous e l’anima, cuore.

©Michele Cologna
San Severo, lunedì 28 settembre 2020
08:48:04

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