lunedì 21 settembre 2020

Tra la civiltà e la barbarie

Tra la civiltà e la barbarie

Ancora non mi reco.
Mia moglie, vuole in mattinata.
Come a un funerale e il morto è la civiltà.
Dovrei andare a rispondere a un quesito che sarebbe stato altro proposto civilmente.
E invece la demagogia l’ha reso balordo e indigesto.
Come ogni azione del vivere civile e sociale.
Dovrei votare No a una necessità del Paese.
Dei “depotenziati mentali” e “truffatori di civiltà” si sono appropriati di una verità necessaria per renderla falsa nell’azione.
Io ho cervello e cuore e non posso.
Dovrei andare a uno sposalizio e invece è funerale.
Sì il funerale della democrazia rappresentativa.
Qui da me si vota anche per la Regione.
Un uomo con il quale non prenderei un caffè e l’altro, un fascista dichiarato, con il quale la distanza non sarebbe mai sufficiente.
Il puzzo di questi ti raggiungerebbe ovunque.
Né allegramente, né con la morte nel cuore.
Semplicemente è impossibile.
Un gesto civile abbrutito nel senso.
Recarsi alle urne è la massima espressione della Democrazia.
Se io oggi mi ci reco ne decreto la morte sia nel gesto che nella speranza.
Non posso!
Il meno peggio?
Questo leitmotiv è insopportabile e praticato da troppo tempo.
Ha guastato la vita, la cultura, la civiltà, la socialità.
Non mi recherò alle urne e lo ritengo gesto di civiltà.
Andarci sarebbe la morte mia civile.

Michele Cologna
San Severo, lunedì 21 settembre 2020
08:56:18

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