martedì 29 settembre 2020

un pieno

un pieno
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e il vagito riempie la grotta
poppando al suo veleno sì
lembo amaro di storia non
cercata e gestante violenza

a la stalla mozzo il figlio del
nulla a lui destino mancato
tempo torvo come pena a
reggere un perché ignorato

e cresce

asfissiante l’affanno di essa
quale esistenza di un vivere
maschera straziata rovescio
cielo impastato di nero fiele

miserrimo dio a regnare egli
un limbo si sconnesse pietà
sostituzioni di arati prodotti
campi coltivati a l’inganno e

d’amore come croce muore
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michele cologna
san severo martedì 29 settembre 2020
06:44:52
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lunedì 28 settembre 2020

No, non sono la cura

No, non sono la cura

Che io possa essere la cura per e delle smanie.
Io le coccole, l’appiccicaticcio dell’amore come confidenza.
L’intimo come relazione amicale e familiare.
Il termine di misura di sconclusionate anime e condizioni.
Di una qualsiasi fermentazione …
È semplicemente impensabile!
Amo ed è verità indiscutibile, come pure l’irascibilità dell’incomprensione.
Questa è una costante.
La parola confusa e si dà ad essa valenze che non veicola.
Sono amore e libertà nelle regole, forme che amo sostanza.
Questo e non metto il forse, mi rende odioso.
L’equiparazione lo strumento e la discesa agli inferi della similitudine.
Non sono simile a nessuno se non a me stesso.
Il me stesso è quello dell’altro senza separatezze e supremazie.
Non è confusione e fusione è separatezza dell’uguale.
È l’identico che percorre strade conosciute perché mappate, ma lo sguardo e il senso dell’occhio che osserva.
Concettuale di una sola area la mia, che non sta al concettualismo, se non al mio universale che si riscontra.
Sarà mai compreso?
No, non amo la confidenza se non soccorso d’amore.
La solidarietà della sostanza che si differenzia dall’adesione amicale, confidenziale e d’appartenenza.
Non concepisco il manierismo che nella copia dell’identico falsifica.
Sono certo che continuerà la gonorrea, come la logorrea.
Malattia venerea la prima e linguistica l’altra e coincidente nelle amicizie che muoiono.
Che sia!
Ma questo è.
Mia immanenza al senso e al verbo, al nous e l’anima, cuore.

©Michele Cologna
San Severo, lunedì 28 settembre 2020
08:48:04

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venerdì 25 settembre 2020

Senza titolo

Senza titolo

Chiedo a te, Uomo, cosa ti rende così inquieto?
Cosa ti manca per essere sereno, pacare l’uomo?
Le necessità affinché tu possa stare nell’amore e la pace?
Regnare e vivere nel bene?
Nell’altruismo e in pace con la tua coscienza e il vivere?

Dimmi, Uomo?
Perché tu cerchi Dio e ammazzi?
Hai pane e lo neghi al fratello?
Stupri tua Madre in ogni donna?
Neghi a tua Figlia la libertà che pretendi?
Consumi barbarie distruggendo ogni civiltà?

Perché?
Governi negando ai governati quello che pretendi per te?
Ti ritagli il privilegio e per conservalo promuovi guerre e massacri, genocidi e distruzione, ignominie?
Distruggi l’ambiente e cancelli il futuro a tuo figlio?
Ti neghi nel lavoro e la fatica, l’onesto sacrificio che il vivere chiede?
Accampi superiorità di diritto che neghi a chiunque non sia tu?

***
Nella violenza del pensiero e della parola, del gesto ti identifichi e lo consumi sentendoti legittimato.
Anche assassinare il figlio per punire la madre che s’è sottratta al tuo essere bruta e irragionevole forza.
Dominio assoluto.
Nessuna dottrina più ti scalfisce.
Pensiero neanche a parlarne.
Un vuoto di muscoli e carne, pelle tatuata.
Violento e ottuso, immagine che non riflette.
Morte che cerca morte.
Affascini e stupido stupisci diffondendo stupidità.
Non ti accorgi che sei la prima vittima di te stesso.
Del potere vesti la megalomania che ti divora e non capisci d’essere malato.
Ti sei ammalato, uomo e non c’è medicina.

***
La cura è il pensiero e la cultura, il sacrificio e il rispetto, la vita che si realizza nel vivere onesto e nell’amore.
Nella fatica e il lavoro, riconoscersi l’altro.
In un Dio misericordioso che abiti povertà e bisogni, legami e appartenenze, il cuore e la mente.
Faccia domande al sacro Quid e non risponda con dommi, ma con la verità dell’Amore.
Non cerchi attici a Roma e palazzi a Londra, ma domicilio in chi soffre.
Il bambino, il vecchio, l’ammalato, il bisognoso.

***
Uno scritto sui generis e chiedo scusa ad amici e lettori.
Ma pensando a un Trump, un Johnson, un Putin, un Erdogan, un Salvini, un Orban, un Tarcisio, un Becciu …
Di Maio e Grillo, Renzi e Meloni, Conte …
Populisti e sovranisti, nazisti e fascisti, somatari …
Cosa, se non metterti le mani nei capelli e scappare?
Ma questi innominabili sono il modello e l’attenzione dei media, il giornalismo malato.
L’informazione ammorbata che appuzza l’uomo.

Michele Cologna
San Severo, sabato 26 settembre 2020
08:27:35

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giovedì 24 settembre 2020

Una mattina, la mia

Una mattina, la mia

Come un ripasso la storia.
Mia e la sento ostile.
Nero mattino e la coscienza non regge.
M’inquieta colpa.
Un abuso non riscontrato.
Accidenti di una possibilità non colta.
Grascia a un vento che non soffia.
Soffoca.

©Michele Cologna
San Severo, venerdì 25 settembre 2020
08:00:57

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martedì 22 settembre 2020

… di uno iato

… di uno iato
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come soffio noi
iato a sospendere
e non è tempo né
attesa è fugace

spazio di un alito
è perché così fu
bacio al nous pe’
sottrazione una

sera che non fu
anacoluto privo
d’affido e norme
testo in volgare a

negarne la sintassi
grammatica a l’arte
ostile obiezione di
empirica scienza

e no fu se no dolenzia
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michele cologna
san severo martedì 22 settembre 2020
08:43:10
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lunedì 21 settembre 2020

Tra la civiltà e la barbarie

Tra la civiltà e la barbarie

Ancora non mi reco.
Mia moglie, vuole in mattinata.
Come a un funerale e il morto è la civiltà.
Dovrei andare a rispondere a un quesito che sarebbe stato altro proposto civilmente.
E invece la demagogia l’ha reso balordo e indigesto.
Come ogni azione del vivere civile e sociale.
Dovrei votare No a una necessità del Paese.
Dei “depotenziati mentali” e “truffatori di civiltà” si sono appropriati di una verità necessaria per renderla falsa nell’azione.
Io ho cervello e cuore e non posso.
Dovrei andare a uno sposalizio e invece è funerale.
Sì il funerale della democrazia rappresentativa.
Qui da me si vota anche per la Regione.
Un uomo con il quale non prenderei un caffè e l’altro, un fascista dichiarato, con il quale la distanza non sarebbe mai sufficiente.
Il puzzo di questi ti raggiungerebbe ovunque.
Né allegramente, né con la morte nel cuore.
Semplicemente è impossibile.
Un gesto civile abbrutito nel senso.
Recarsi alle urne è la massima espressione della Democrazia.
Se io oggi mi ci reco ne decreto la morte sia nel gesto che nella speranza.
Non posso!
Il meno peggio?
Questo leitmotiv è insopportabile e praticato da troppo tempo.
Ha guastato la vita, la cultura, la civiltà, la socialità.
Non mi recherò alle urne e lo ritengo gesto di civiltà.
Andarci sarebbe la morte mia civile.

Michele Cologna
San Severo, lunedì 21 settembre 2020
08:56:18

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sabato 19 settembre 2020

Sei invidioso perché io sono buono?

Sei invidioso perché io sono buono?
Mt 20, 1 – 16

Ieri Facebook mi ha portato gli scritti del 18 settembre del 2010.
Una pagina dolorosa oltre ogni dire.
Ricevere un attacco organizzato per un commento non gradito.
Una canea.
Belve scatenate e colui che doveva intervenire per difendere l’amico a compiacersi.
Una nenia funebre e dissi che non era “poesia” come non lo era, ma un canto di prefiche.
Giochi di senso sul termine e una donna, “nave in disuso”, con scarpe rosse e tacchi a spillo, ci pasteggiò manipolando deficienti e analfabeti.
L’amico a cui avevo donato il cuore, mostrò il suo vero volto.
“Sei invidioso perché io sono buono?”, così il Vangelo di domani.
Ma io non sono buono, preferisco amare a ogni altro sentimento.
Nell’Amore realizzo le miserie dell’uomo.
È più conveniente e se non per altro, fa risparmiare impegno e tempo.
Odiare è faticoso, implica costante onere e consumo di energie.
Preferisco amare.
Di più, ritengo l’uomo buono fino alla prova del contrario.
Criterio che da sempre mi ha accompagnato e sostenuto nel vivere la vita.
In ogni mia attività e ne ho pagato le conseguenze.
Ancora.
Mia madre mi metteva in guardia, “Figlio mio, sei troppo buono, morirai pezzente!”.
Anche qualche altra figura miliare della mia esistenza.
Ho conosciuto l’odio gratuito.
Immotivato.
Perché?
Ieri in quella nota, un cimitero.
Tutti i partecipanti a quella triste vicenda si sono oscurati, bloccandomi.
L’ultima “resistente” in amore bacato, poche settimane addietro.
Non sono nuovo a queste esperienze.
Don Agostino Favilla per la mia abnegazione usò termini che non riporto per non arrossire e vergognarmi.
E sì, perché se ricevo un complimento, la mia prima reazione è quella di sentirmi bugiardo.
Di ingannare chi mi vede buono.
Perché io non penso di esserlo, semplicemente di contemperare le miserie che mi abitano.
Opero scegliendo il meglio e non per me, per l’altro.
Così quando si interruppe per incompatibilità il mio rapporto dirigenziale con il sindacato, tutti, tutti, nessuno escluso, mi confermarono fedeltà.
Ci risi e dissi loro che avrebbero fatto bene a non pronunciarsi, perché al mondo non c’è riconoscenza.
Ebbene nella causa che promossi contro l’organizzazione sindacale, quei fedeli furono tutti testimoni contro.
Un ripetersi.
È stato ed è così tuttora.
L’Amore che mi viene tributato si trasforma in odio.
Provoco invidia?
Eppure non sono buono!
Perché, allora?
Come disse lo scorpione alla rana, “è nella mia natura”.
È nella natura dell’uomo invidiare.
Vero, signori che predicate Amore e non sapete contenervi?
Gesù amò e da coloro che amò fu crocefisso.
Portato anche agli altari, ma questa è altra storia.
A tutte le amicizie con affetto.
Forse l’antidoto è non sentirsi buoni.
Ma percepirsi per quello che veramente siamo.
Una sentina e da essa tirare fuori il meglio.
Il possibile del meglio, se poi non ci riusciamo, almeno ci abbiamo tentato.

Michele Cologna
San Severo, sabato 19 settembre 2020
08:26:38

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venerdì 18 settembre 2020

stanchezza

stanchezza

 

 

 

 

 

stanchezza

 

 

 

 

avanza arcigna

e

come rude nemico ma sincero

ella ha volto cangiante

 

di tempo e ricordi

amori

sofferenze e gioie

rinunzie

sapori andati e desideri

sogni mancati

accarezzate glorie

e vanità

 

svanito trascorso che si trasmette

ora vuoto a perdere

 

avanzi che non fanno cena

digiuno di una lunga sera

affaccio triste su l’incipiente notte

insaturo vissuto di vita in attesa

 

 

 

michele cologna

 

san severo - mercoledì 18 settembre 2013 –

 

 

 

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza il consenso dell'Autore.

 

 

 

 

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mercoledì 16 settembre 2020

come lui

come lui
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sì come lui e scalzo a
calpestare terra arsa
e vite mai bastevoli a
saziare l’atavica sete

a piedi nudi al padre
l’ulivo segno e tempo
di ferocia al ginocchio
orante d’alcuna pietà

verbo a trasmutare io
a l’ombra prece senza
speme e d’ogni attesa
gravida e sterile parto

e

come lui e io no sono
lui e d’amore piango
oltraggiando giorni e
ire a depredare sogni
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michele cologna
san severo giovedì 17 settembre 2020
07:12:33
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martedì 15 settembre 2020

la voce …

la voce …
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de l’inesistente il canto e tu
la voce
corpo insonoro d’un riflesso
abbagliante
rimando
pulviscolo d’informe materia
di demiurgo distratto
tela al cavalletto d’un pittore
daltonico
scampolo
al banco de l’imbonitore resto
invenduto
stoffa non bastevole a vestire
abito mancato
fiato de l’inganno
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michele cologna
san severo sabato 9 luglio 2016
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a noi


a noi
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mai fu di cielo
quello concesso insieme
era dolore
e tu
ne il pianto li partoristi
e l’accudisti figli

la cura ne la costrizione
immanente destino
e
afona la parola
quale concessione negata
univa i resti
sfridi di lacrime bagnati
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michele cologna
san severo domenica 14 settembre 2014
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“I guai della pignatta, li sa la cucchiaia che ci gira dentro”

“I guai della pignatta, li sa la cucchiaia che ci gira dentro”

E un ministro di nome Toninelli ce l’abbiamo solo noi.
Anche un primo ministro di nome Conte.
Sconosciuto ai più, per non dire a tutti.
Luigi Di Maio ed è pezzo raro, dopo i congiuntivi, sta sistemando la geografia e l’archeologia.
Pure la storia dell’arte e la Magna Grecia che non è né una tavola calda e neppure un ristorante per “magnare”.
Matteo Salvini e il Time gli dà la copertina.
Abbiamo avuto già Mussolini e checché ne dica Moscovici, dopo Hitler se ne era innamorato anche Winston Churchill.
Voleva fare come con la Libia Gheddafi, meglio dei comunisti.
Si offende Enrica Mentana e Paolo Mieli.
Padellaro, quello dell’organo del M5S insieme a Travaglio, s’indigna: “Salvini sulla bocca di tutti e arriverà ad avere la maggioranza assoluta da solo”.
Ha ragione!
Nel celebrare Grillo, Casaleggio, Di Maio e i 5 Stelle, non hanno tenuto conto che dei “diversi antropologici” e “depotenziati mentali”, sarebbero stati fagocitati da Salvini che non è scemo.
No!
È solo fascista e stupratore degli italiani.
Non restituirà i 49 milioni di euro rubati agli italiani.
Non ci pensa nemmeno e “gli elettori italiani sono con me” …
Che voce tonante, suadente e stuprante da Unto del Signore.

“I guai della pignatta, li sa la cucchiaia che ci gira dentro.”

Abbiamo anche la ministra Grillo e si scrive con la “i” e non con la “e”, avremmo minestra ed è indigesta e mai la casalinga di Voghera ne farebbe pasto.
Certo la Casellati e Fico non copre.
Adamo fece ricorso alle mani per coprirsi le vergogne, dopo avere mangiato la mela.
E gli italiani dopo il pranzo e la cena, hanno saltato anche la frutta.
Berlusconi e il figliolo Renzi, in disgrazia entrambi.
Uno ricco e rimbambito, l’altro solo rimbambito.
Ma siamo italiani e orgogliosi e Moscovici non deve permettersi, chi cazzo crede d’essere?
“È solo un socialista e alle prossime elezioni scomparirà del tutto”, così parlò Luigi Di Maio che non è Zarathustra, ma il nostro ministro del lavoro, nonché innovatore d’arte, linguaggio e geografia.
Aspettano gli italiani e nel frattempo tutti, Lilli Gruber e i suoi ospiti s’indignano indispettiti anche con l’Onu.
“Ma veramente con tanti guai nel Mondo è l’Italia a fare notizia?”
Mandare degli osservatori in Italia per dei miserabili sequestrati sulla nave Diciotti, degli spari ai negri e agli zingari con carabine ad aria compressa, dei casi di pestaggio di gruppo e scemenze simili?
Mica sono state usate armi vere e guerriglie organizzate?
Delle ragazzate.
Salvini, Salvini e ancora Salvini …
Quest’uomo buono che “prima gli italiani” e il ministro del Lussemburgo a rompere i coglioni perché dissipiamo i soldi nostri?
Nessuna riconoscenza e la Lega ha sbagliato a portare i suoi 49 milioni di euro rubati agli italiani in Lussemburgo.
Non c’è più religione che tenga …
Salvini, Salvini, Salvini, Salvini, Salvini, Salvini …

Michele cologna
San Severo, sabato 15 settembre 2018
12:10:49

Ci metto il Copyright?
Sì!
E va bene.

© 2018 Michele Cologna

 

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domenica 13 settembre 2020

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette Mt 18 21–35


Mt 18 21–35
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette

Ieri due accadimenti che sconvolgono.
I funerali di Willy, il ragazzo massacrato da uomini assassini.
La proiezione del film sulla Terza Rete della Rai del film su Stefano Cucchi, massacrato da uomini in divisa, da carabinieri.
Quante volte, chiede Pietro al Maestro, dovrò perdonare mio fratello?
“Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.”
Mai!
Mai rispondo io a Pietro.
Non sono maestro, sono solo un uomo che non riesce e non può, aggiungo, non deve dimenticare.
La perdita dell’umanità sarebbe la posta.
In successione, ieri sera, il telegiornale e poi il film.
Non sono riuscito a cenare e quel poco che ho mandato giù, era piombo.
Mi sentivo soffocare.
Avrei voluto recere l’uomo.
Sono uomini gli assassini palestrati che ammazzano il ragazzo Willy?
Quelli in divisa che ammazzano Stefano Cucchi e lo sottopongono a un’agonia feroce?
Ma attenzione, non sono identiche le morti.
Quella di Stefano Cucchi è partecipata da organi di tutela e garanzia dello Stato.
Un’esecuzione se non condivisa, sottaciuta.
Quella di Willy, un sorriso che si spegne, per brutalità che non trova ragioni se non nell’assoluto del male.
Non entro nelle differenze, è il perdono il soggetto.
Willy è mio fratello, per età dovrei dire nipote.
Stefano Cucchi e anche per lui dovrei dire figlio.
Posso io perdonare?
Ma se perdoni vivi meglio, perché non ti lacera il rancore, il risentimento, la rabbia.
Cioè, dovrei rinunciare all’umanità che abita l’uomo?
Abdicare a l’uomo?
Io voglio conservare l’uomo e non nella vendetta, nella giustizia.
Willy e Stefano Cucchi s’aspettano da me uomo la loro giustizia.
Non il perdono.
Io sono appendice, il prolungamento della loro storia.
Non debbo rimettere a loro niente.
Niente!
Certo, non voglio e non posso non tenere conto della funzione pedagogica della dottrina cristiana.
Ma è dei cieli e non della terra.
Per gli uomini il perdono può stare solo nella giustizia e lo sconto della pena.
Gli assassini di Stefano Cucchi e quelli di Willy debbono scontare la pena del loro delitto e la speranza che nessun giudice terreno finga di non capire.
Il perdono non ci appartiene, solo la giustizia nell’Amore.

Michele Cologna
San Severo, domenica 13 settembre 2020
08:24:23

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sabato 12 settembre 2020

ora

ora
.
.
.
.
.
al cielo blu e al sole caldo
lei
de li anni e tanti amabile
riflesso
ne la carne ancora fresca
come un autunno in fiore
frinisce d’amore
.
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michele cologna
san severo martedì 12 settembre 2017
07:17:50
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venerdì 11 settembre 2020

Cosa

 

Cosa




Una voglia incontrollata.

Impellente necessità di fare e non sai cosa.

E a questa volontà scalpitante, irrefrenabile, non governabile, un niente resta appeso come impiccato che si agita e dimena per asfissia.

Soffochi nel cercare e non trovi posto.

Nessun libro ti quieta.

Il computer nemico e Facebook ostile.

Il foglio attrae e il bianco ti abbacina falso.

Non hai niente da dire.

Estraneo a te e agli altri.

Cosa inquieta che cerca cosa.




Michele Cologna

San Severo, mercoledì 10/09/2014 19:37:01



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