lunedì 26 dicembre 2011

26 dicembre 1969

26 dicembre 1969

Sì, è vero!
C’era stata la bomba a Piazza Fontana il dodici.
Il clima che si respirava in Milano era plumbeo più del suo cielo.
La Pirelli, la Falck, l’occupazione e lo sgombero della Bicocca.
Gli scioperi continui, quotidiani, e la paura.
C’era tanto altro ancora e la composta povertà.
Avevo trovato finalmente casa a Sesto san Giovanni, in via Luigi Pirandello n. 27, a settantacinquemila lire ogni tre mesi e il mio stipendio all’Hotel Principe e Savoia di secondo cantiniere, con gli straordinari non toccava le centomila lire.
Si contavano le lire e nessun errore di calcolo era consentito.
Perdevamo con il tempo le cervella a far quadrare i conti.
È tutto vero, però, ero un uomo – sì!, di quei tempi, sebbene molto giovani e io avessi solo ventuno anni, s’era uomini – felice.
La donna più bella del mondo era mia moglie.
La macchiavano con gli occhi la mia sposa!
Aspettavo la nascita del mio primogenito.
Non c’era la possibilità di conoscere il sesso prima dell’evento, per cui: “Ha la pancia piccola e molto alta. È un maschietto.”, “Sì, però, ha i fianchi arrotondati, è molto piena! Sarà certo una femminuccia”.
Speravo che fosse maschio, avevo fretta di far rinascere il mio papà.
La continuità nel nome.
Ma nessuna ombra se fosse stata femmina, anzi carezzavo la bellezza d’una bambina.
È nata femminuccia e il giorno di Santo Stefano alle 12,15.
Quanto eri bella figlia adorata.
Un bocciolo rosa.
Tua madre e gli occhi, lo sguardo.
Era la prima volta che vedevo quello sguardo che poi ho rivisto in ogni mamma, te compresa, dopo il parto nell’osservare la propria creatura.
Un lampo di tristezza m’attraversò: “quegli occhi” che s’erano nutriti e avevano nutrito il nostro amore, non sarebbero stati mai più appannaggio mio.
O solo mio.
Fu un attimo e poi la gioia che dissimulavo per rendermi degno e composto padre.
Ma avrei gridato al mondo la mia felicità e liberato le lacrime che soffocavo.
Ero padre della bambina più bella del mondo.
Non mi sbagliavo!
Quella bimba poi fanciulla…
Adolescente, giovane e ora donna ha segnato il tempo con la sua qualità.
Che qualità, figlia amata!
Dalle elementari alla laurea, i tuoi professori e i complimenti più belli che un padre possa ascoltare.
Mamma e i tuoi due gioielli.
La mia vita: Monica e Riccardo.
Auguri amata figlia!
I giorni siano pregni della tua bellezza.
Del tuo sorriso che è la forma più alta e bella dell’intelligenza femminile.
Ogni padre è innamorato dei propri figli.
Io non faccio eccezione, ma esserlo di te è il dono più bello che la vita m’abbia fatto.
Grazie Stefania, figlia adorata.

San severo, lunedì 26 dicembre 2011

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venerdì 23 dicembre 2011

Porte

Porte




Apritevi!
Spalancatevi porte!
Ché si vomiti!
Riversi.
Brucia!
Quale?
Dove l’inferno, dove?
È qui!
Qui, e non dà tregua.
Fuoco che s’alimenta di vita.
L’anima il combustibile.
Arde con le viscere la mente.
Non c’è acqua che spenga.
Fiamma inesauribile.
Arsura.
Inappagata sete.
Esci, anima.
Libera da questo non senso l’uomo.
Della sua fragilità è stanco.
Sfinito.
Colma con il vuoto l’assenza.
Consegna a questa materia l’inerzia,
ché torni al silenzio.
Senza tempo e storia.
Nell’assenza.



Michele cologna

( San Severo, 23/12/2011 7.33.01)


Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza il consenso dell'Autore.


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sabato 17 dicembre 2011

lingua negata

lingua negata




fiumi
- suoni liturgici -
irrompono
e
bagnando parole
d’amanuense
abusate di tempo
celeste mensa
aride
travolgono labbra
tumide di peccato
d’amore
privandole
dell’estasi
voluttà della carne
che piega
negandosi

ora tace
il verbo alla vita
e
alla lingua negata
cede



michele

(san severo 14/12/2011 18.42.43)



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Per il genetliaco di Eleonora Becelli

Per il genetliaco di Eleonora Becelli




La nostra vita?!
Scandita dallo scorrere del tempo.
Esso, invenzione dell’uomo, è motivo di ansie, preoccupazioni, gioie e qualche volta - per fuggevoli attimi - di felicità.
Siamo a lui di fronte come lo scienziato della sua creatura innamorato e privo di difese.
Ci giochiamo e lui gioca noi intrappolandoci nelle sue maglie.
Bambini e poi fanciulli si sofferma con noi e scorda la sua costante fretta.
Giovani lo sfidiamo nel cammino sicuri di tenerlo.
Dopo, appena dopo, scopriamo l’inganno.
Ci teneva prigionieri nella gabbia dorata della speranza della quale incominciamo a intravvedere le inconsistenti e invalicabili pareti.
Prossimi a esse, nel dolore proviamo la triste gioia della fatica superata e le ore, i giorni, i mesi e gli anni stazionano il limbo della nostra compiutezza.
Finitezza.
Egli non concede tregua.
Nelle nostre possibilità, però, c’è il “tempo” per ignorarlo.
Oggi!
È giorno speciale, questo 16 dicembre?
Quello che ha visto venire alla sua luce la nostra amata Eleonora?
Solo la relatività può soccorrerci e noi diciamo sì!
Lo è, e nella nostra arbitrarietà lo sospendiamo dal tempo.
Liberi, ora, godiamo e giubiliamo.
Auguri per il tuo genetliaco, Eleonora.
Che la giornata sia colma solo di te e nessuna ombra, preoccupazione la percorra!
Creatura di luce, dai a noi l’impronta di te che della tua bellezza usufruiamo in questo giorno unico e caro!
Clemente egli si sospenda, e liberi noi tutti alla gioia della tua unicità.
Ancora auguri, Eleonora e che i giorni ti appaghino nelle tue aspettative.
Desideri.
Attese.

michele

(san severo, 16 dicembre 20011)

domenica 27 novembre 2011

sacri lidi

sacri lidi




sacri lidi di navigate acque
più percorrerò io le sabbie
dove il padre ha segnato
con le sue orme il limite

bagnando egli nelle vostre
il tempo di sé ha strutturato
lo spazio e nella continuità
di senso ha forgiato il figlio

ora ne la fissità del segno -
orfana misura – macero me
in stagnanti passi di confusi
orizzonti e disconosco quella

grave d’evi non sopportabile
per costrutto e responsabilità
negata a spalla d’esile fattura
nero vessillo d’eterea materia




michele

(san severo, 23/11/2011 7.53.34)


Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza il consenso dell'Autore.


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vieni

vieni




vieni fanciulla
dilatiamo il tempo
ne l’amore orfano

soccorri le braccia
ch’anno atteso
l’arrivo

segna nei baci il transito
e del profumo tuo
il sapore della passione
tingi
purpuree le labbra
e abbandona in loro
la guida

nel dare gioia
dei corpi coltiva
il sereno approdo

dalle ore segnata osa e
nel rifugio - porto certo -
amata placa

delle tue acque il mio
bagna
nei tuoi ardori poggia
allora
intenso salirà l’eterno
e per sempre
sussurrerà alla vita




michele

(san severo, 24/11/2011 6.35.44)



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venerdì 18 novembre 2011

Ente/Entità

Ente/Entità

L’ente uomo può riconoscersi nell’entità del sé solo partecipando dell’umanità.
Egli, cioè, trasferisce il sé stesso particolare nell’entità - umanità – universale che è a lui superiore, in quanto lo contiene seppure non esautorandolo.
Colui che aborre la contaminazione, esasperando il sé da essa ne è fuori, pur non potendo estraniarsene.
Ecco il senso dell’uomo: partecipare dell’umanità.
Il destino soggettivo compie se stesso nella partecipazione del sé oggettivo, l’umanità.

Michele Cologna

(18/11/2011 18.10.46)

miseria

miseria




di splendide vesti lo copri
e gongoli
si pavoneggia egli il misero
e gonfia
non s’avvede
e di sé ammalia la postura

bronzo oramai
nel freddo posa la funzione
e ne l’aureola cerca prometèo
più plasmabile fango

ancella d’ogni umano
lì nella sentina posta
adesso emergi subdola
e del meschino reggi il governo




michele

(san severo 15/11/2011 9.29.13)


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giovedì 10 novembre 2011

priva

priva




giaci priva
e della sospesa
a me lasci il tempo

scorrono…

bambini i nostri
poi giovani
e subito maturi

ora…

tu
lì su la soglia del vuoto
mentr’io
muovo tuttora il labirinto

è fatica grande

riposano in te i tuoi
i miei s’agitano orfani
la foce è atteso scalo
il dopo non c’appartiene



michele

(san severo 10/11/2011 9.32.28)



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Occhi…

Occhi…



Lì dove altri trovano conforto, io tormento.
Alzano gli occhi al cielo e riempiono il vuoto.
Il mio abisso è cielo e terra senza spiraglio.
Non ho spazio intorno a me, se non un asfissiante pieno di nulla.
Cerco con le mani e non trovo appigli.
Orbite roteano l’illusione di tempo privo e giacciono.
L’inganno mostra il volto luminoso e nello spazio affonda.
Maschere fisse muovono formule catartiche.
Disegnati sorrisi scolorano scintille di fuoco.
Litanie d’amare bocche riversano veleno.
Nenie catturano afoni orecchi.
Ombre di senso riempiono l’ipertrofico sé…
E il cammino della cosa certa, inghiotte nell’assenza di sé i suoi passi.


Michele

(San Severo 06/11/2011 7.51.11)



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martedì 1 novembre 2011

idea

idea




idea d’una vita
amica degli scorsi miei
oggi il ritorno
e
nella fissità degli occhi
l’immutato fascino
ancora calamita il desiderio

m’afferri
e tra le fredde braccia
assopire con lo sguardo
il respiro è pace



stanchi i miei anni
più reggono del tempo
il fardello
e…
tu del riposo regina
ordisci della fine
l’incanto



michele

(san severo 01/11/2011 19.41.13)



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domenica 30 ottobre 2011

Carezza mancata

Come uno schiaffo l’ho sentita, questa mattina, la tua carezza mancata.
Tenerezza mai data.
È brucia.
Fa male.
Aride lacrime attraversano questo mio passato che non passa.
Tutto scorre e lui resta lì.
Inamovibile.
Come pena mai scontata, si nutre sempre di nuovo dolore.
E gonfia…
Tu hai ragione, padre mio!
È trascorso non celebrato, dimenticato il giorno della tua dipartita.
Ma sai il presente che non amo, mi toglie forze e m’asciuga la vita.
E questi giorni sono inferno.
Mi scuso sempre con te, pur essendo ora io più vecchio.
Non chiedo di farlo anche tu, no!
Potresti sollevare, però, per una volta lo sguardo dalla mia inettitudine che m’hai cucito addosso come livrea affinché mai la dismettessi!
Una volta sola e io mi sentirò sollevato.
Ero tanto giovane e non potevo sostituirti in tutto.
Poi, anche agli inetti un po’ di considerazione!
Tu non mi amavi e io mi porto la colpa anche per il tuo dolore di non sentirti padre pienamente.
Compiutamente.
Non ci crederai, ma sentivo questa tua sofferenza e piangevo.
Ho cercato di fartelo comprendere molte volte che davo tutto di me, ma non riuscivo a esaudire le tue aspettative.
Pensavi tutto il male di me, ma io ero sincero e scacciavo i sogni per amarti.
Quanti sogni ho abbandonato a loro stessi!
Sono sceso anche dalle nuvole troppo presto e in fretta per accontentarti.
Inutilmente.
M’imponevo di farti contento e non ci sono riuscito una volta sola.
Quattordici anni e non una volta.
Come mamma pazza di dolore con in braccio il suo figlio morto, mi cullo.
Ma niente e nessuna cosa lo riporterà in vita.
A nuova vita.
E non sono mai rinato.
L’ho sentita sempre come una mancanza.
Assenza di consistenza.
Vita sfuggita alla vita.
So che non è stata colpa tua!
Tu mi volevi uomo da subito e io ho mancato la fanciullezza e l’adolescenza.
Mai giovane e ora vecchio alla ricerca di ciò che non ho mai saputo e non so.
E forse non saprò mai.
Quanti fallimenti in una vita sola.
Vale, padre mio.

San Severo, 30/10/2011 9.12.38

ps
Domenica 28 ottobre del 1962, mio padre lasciava la vita che non voleva abbandonare.
Io, figlio in perfetta sintonia con lo scritto di sopra, ho completamente dimenticato la ricorrenza.



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attimi...

oggi




pagine di vita sfogliavano
tempo
e d’alcuna mano mossi
in flash-back
abbagliando toglievano
il respiro

giorni mesi e anni
scorrevano
parole zeppe di silenzi
sciolti in secche lacrime
d’amaro pianto

e

in rimpiccioliti attimi
la vita sospendeva la vita

era il buio




michele

(san severo 26/10/2011 20.21.54)



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gradini

gradini




voci d’ombre di vite andate
stetti lì al buio ad ascoltare
gelido sui gradini seduto

erano lai e pianti e risa
d’incolpevole natura
e stazionavano l’abitato

qui come abito della festa
per costrizione dismesso
giaceva il di loro vissuto

nudo nelle forme egli di sé
mostrava l’inconsistenza
e
della speranza nutriva
ancora
il non più ignoto destino



michele

(san severo 23/10/2011 8.23.24)


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venerdì 21 ottobre 2011

condizione

condizione




versi dettati all’inerzia
poema mancato
quanta poesia
nel muto proferire della parola
che nell’afonia trova la perfezione

vita che vi scorre
dentro e fuori
e
dell’assenza il logos
un pieno d’incompiuto

quanto dolore

alla pari della parvenza di vissuto
strugge
quello che non fu colto per ignobiltà
il non realizzato d’ignavia vestito
la condizione misera

e duole ancora

oh mia fida amica della parola assente
noi che sentiamo il non finito
che viviamo d’amore schivo e dolente la vita
noi che mai abbiamo avuto il riso per compagno
e ci portiamo perché i giorni succedono ai giorni
mentre la notte non è riposo

noi abbiamo
o mancato la vita per negligenza
o l’abbiamo vissuta per sterminato amore




michele

(san severo 19/10/2011 7.08.58)




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giovedì 13 ottobre 2011

taglio

taglio




su taglio
intarsiato dal tempo
le labbra posano
e il dolore
fa spazio al piacere
che ora sale

è amore




michele

(san severo 13/10/2011 7.31.30)


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venerdì 7 ottobre 2011

piangono

piangono




piangono…
i giorni del dolore il tempo
e
grava il peso sui ricurvi anni

la volontà piega i lenti passi
che transitano il cammino
e la conciliante sera
più riposa nella notte il giorno

ansie
attraversano il sonno…
e egli
spaventa l’incerto senso

teme il canuto
e i già labili confini
ora diafani – patetico –
lungo il Peripato muove




michele

(san severo 04/10/2011 10.11.02)



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lunedì 3 ottobre 2011

felicità

felicità



un venticello leggero
fresco
sfiora il viso…

la luce riflette l’aria
e
abbaglia i monti
vestendoli d’evanescenti
veli…

la quiete stagna
e
su perle baciate dal sole
che ornano a festa
diffonde del passero
il cinguettio…

tripudio di colori
- sfumati verdi
insistenti gialli
superbi viola
appassionati rossi -
che
agli incalzanti passi
del bipede
profumano il cammino…

è felicità

un muro
e
dell’intonaco scrostato
evidenzia la crepa…

è dolore




michele

(san severo 25/09/2011 10.53.22)



https://www.facebook.com/note.php?note_id=10150337830957480

sabato 24 settembre 2011

immobili

immobili



chiusi
- in un trascorso che non passa -
lì fermi
stazionano nel tuo presente
brucianti…

i ricordi


michele

(s. severo 22/09/2011 7.05.37)


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mercoledì 21 settembre 2011

suoni

suoni



suoni secchi
di pensieri morti
albeggiano
il mattino

m.c.

(san severo, stamattina 21/09/2011 ore 08.33)

venerdì 9 settembre 2011

nodi

nodi


scioglie nodi di tempo
… egli
e
arginando attese
d’inconsapevole natura
realizza sogni diluiti
in aspettative di vita
abitata di movenze
d’allucinata realtà
e
in già vissuti
ora a venire
consuma nel niente
giorni struggenti


michele

(san severo 20/07/2011 22.02.06)

sabato 18 giugno 2011

parvenze

parvenze


ugge di senso
affacciano
follia
e
scivola…
nella notte la sera


m. c.
(inedita 09/04/2011 9.33.24)

https://www.facebook.com/notes/michele-cologna/parvenze/10150262677962480/



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sabato 28 maggio 2011

giocattolo

giocattolo



parole spezzate
pervadono

e

vibrazioni
frantumano armonia
assorbendo silenzio

rotto
è il giocattolo

il cieco - dio dei fili -
ora distratto
porge orecchi altrove

infastidito
dai disgregati suoni


michele

(san severo 26/05/2011 10.06.21)



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sabato 14 maggio 2011

scorre

scorre


e…
fa male

lutto al presente

indefinita scorre

stazioni
abitate di libertà indisponibili

poste d’attesa
e
nessun arrivo

architetto
e
progetti falliti in sogni di realtà

verità naufragate
in destini senza lacrime

passeggero illuso
di stanziale permanenza

eco sconosciuto



michele

(giovedì 12 maggio 2011)



https://www.facebook.com/note.php?created&¬e_id=10150191174257480

sabato 7 maggio 2011

Se vuoi raccontarti…

Se vuoi raccontarti…



Una vita scorre…
Non afferro Niente.
È mai esistita?
Mi tocco.
Neanche dolore!
Allucinato…
Uno sguardo di Nulla.



michele

(08/05/2011 6.45.12)


post illa

Un’amica chiede di raccontarmi.
Non riesco ad andare oltre questo.





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sabato 30 aprile 2011

Disperava...

Disperava il meschino!
La voce in sonno aveva tuonato.
Ma era il figlio!
Come poteva?
La notte - della luce le tenebre -
additava a responsabilità obbedienza
e raccoglieva nella mano l’arcano.

Grave il fardello…
all’ara sé trascinò deprivato,
e nello spazio d’oscuro coperto,
di rosso segnò i comandamenti.
Stringeva nel sangue alleanza
e fuori, a l’esterno del medesimo,
poneva alla coscienza il dovere.

Estraneo a sé soggiacque negletto,
e ne gli anni stratificò l’assurdo,
madida sofferenza, sedimenti celesti.
Abdicando all’uomo, depose nel servo
lo scettro, ché in morte tornass’egli
sovrano, e de la conta di bene e male,
si compisse del liberato ora il destino.



Michele Cologna

(San Severo, sabato 30 aprile 2011)



https://www.facebook.com/notes/michele-cologna/disperava/10150177718077480

sabato 16 aprile 2011

la nostra sera

la nostra sera


piegare la testa…
tendere al tuo ventre
e
nell’ascolto esaurire
le parole

la sua voce…
carne palpitante
fremiti di silenzio
ci avvolge

la nostra sera


michele
(s. severo 11/04/2011 21.16.00)



https://www.facebook.com/notes/michele-cologna/la-nostra-sera/10150167086657480/

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domenica 10 aprile 2011

nulla...

Non accade niente.
Nulla che interrompa il precipitare di questo vuoto.
Ma aspetto qualcosa?!
Cosa che non conosco o non arriva?
Forse!
E se già presente, foss’io a non saperla individuare?
Non dovrebbe presentarsi e confidarmi: son io la tua attesa!
Così, ne avrei la certezza?
Possibile?
È desiderio meschino che continuerà a restare inevaso?
Effimera aspettativa!
Bugiarda illusione!
Non c’è che questa materia in corruttela.
Putrescente attesa di ritorno: Nulla.
Sì, feticcio di te medesimo!
Gridalo al tuo simulacro, senza interruzione!
Nulla.
Sei nulla, e il tuo presuntuoso cammino: la tua beffa.

p.s.
Sto rileggendo e non trattengo il riso.
Scorrono vite…
Che leggerezza, se avessimo consapevolezza del ridicolo!
Siamo tutti ridicoli nelle miserie e fuori.
Ridicoli perché uomini.
Una risata che spazza via.
Quando, una bella e sonora?
Eutanasia!
Si dice così, vero?


michele cologna

(- voglio essere solenne, nome e cognome - san severo 10/04/2011 7.24.41)


http://www.facebook.com/note.php?created&¬e_id=10150160442242480

lunedì 28 marzo 2011

giorni brevi

giorni brevi


della bellezza le parole
immagine riflessa nel silenzio
d’una sera senza storia
l’anima
notti giorni anni vite
quanti più narrano a Dio
a uomini il nulla
tempo senz’alito di respiro
e
vanno via già brevi i giorni


michele

(inedita, s. severo 27/03/2011 19.01.21)



http://www.facebook.com/notes/michele-cologna/giorni-brevi/10150134534352480

domenica 20 marzo 2011

Quando...

Quando…


Quando cesserai di generarlo, donna?!
Comporlo maschio?
No!
Non puoi proteggerlo figlio, nasconderlo compagno e definirlo assassino del fratello, poi!
Solo dopo.
Fin dai primi vagiti, egli si mostra prepotente e tu sorridi affettuosa.
Orgogliosa del suo impeto e dell’arroganza compiaciuta.
È maschio, affermi tu e si pavoneggia il padre!
Perdoni, sorridi, giustifichi e non vuoi crederci che il mostro l’hai nutrito tu.
Ha succhiato dalle tue mammelle latte.
Egli stupra altra mamma e tu la pensi puttana.
E la figlia?
La sorella e qualsiasi femmina gli sfiora il cammino?
Ancora tu credi alla provocazione.
Pensi che la figlia non sia immune da colpe se il padre, sempre morigerato, l’abbia messo gli occhi addosso.
Davvero credi che si trovava lì per caso a spiare la figlia?!
“È stato un raptus, egli è figlio buono”, vai affermando.
Ma la sua mano già grondante sangue, sporca altre vite.
Finalmente piangi, ma non contrita alzi lai.
“Me l’hanno rovinato!”, la tua difesa.
Scordi, mamma, di quel figlio le prepotenze!
Non ricordi, moglie, di quel marito il dominio!
Sottovaluti, donna - sua compagna di vita -, a giustifica, la subdola predicazione di debolezza.
Non vuoi vedere che della bestia ha tutte le teste, che tu giorno dopo giorno hai occultato sperando.
Egli ora s’attesta predestinato, affermando diversità naturali di divinità intrise, e tu non contrita, ti dichiari colpevole di fallita comprensione.
Il cerchio chiude e nella fatalità giace il destino.


Michele Cologna

(inedita San Severo, 19/03/2011 9.46.06)



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giovedì 10 marzo 2011

piangeva…

piangeva…


piangeva vagiti la donna
mentre alcuna mano tesa
a sorreggere i giorni stava

veniva alla luce il frutto
e le lacrime asciugavano
speranze d’amato destino

nessuna passione avrebbe
scritto il libro che intonso
s’apprestava a percorrere
gli anni superando il tempo

scandisce oggi la memoria
passi che riaprendo pagine
di stagioni andate virgineo
leggono del dolore i colori


michele
(inedita, san severo 10 marzo 2011)


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giovedì 24 febbraio 2011

oltre…

oltre…


oltre il muro del silenzio
vagando ascolta
e
insinuando limiti del buio
mai sfiorati

non ritorna voce

pullula il chiaro presenze
e
vocianti fremono il verbo
d’afasiche insignite verità

deliranti reggono del nulla
il senso
e
nell’abiezione consumano
esecrabili delitti

lumi offuscati governano
ceneri
e
lustrini incantano acefali
portatori di virtù primaria
- unica speranza -
la soma

era e poi fu


michele
(inedita s. severo 24/02/2011 8.42.23)



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venerdì 11 febbraio 2011

tardiva sposa

tardiva sposa


languido sedeva il divano il sogno
e del sussurro la voce la mano seguiva

era carezza alla sposa il gemito
e lieve percorreva del fiore i petali…

aprivano ora turgidi al medio il varco
e linfa nuova muoveva della passione
la carne

scorreva crescendo il ritmo anse colli
pareti e in oasi… ivi sostando antichi
piaceri

alimentava sopite speranze d’amante
e fanciulla tardiva ansimando amore

riaccendeva sensi e attese mai sopite
e d’anni andati vuoti piangeva trascorsi


michele
(inedita – s. severo 11/02/2011 8.19.29)


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giovedì 3 febbraio 2011

erano gocce...

erano gocce e poi pioggia
temporali
diluvio e mari e oceani
acque crescenti montavano
inarrestabili

passi e poi folla
moltitudini
popoli e oceaniche quantità
coprivano urla rabbiose
e continenti al cospetto
atterrivano

latte di madre feconda e
spaventava
e a figli asciugati il seno
negato ora porgeva

erano giorni
e il tempo fermo sostava
occhi di fuoco e dio
scendeva gli ulivi
e d’oli segnava fronti
millenarie alla luce
arcigne

mota copriva ogni spazio
e infinite orme
di sguardi mondi generavano
nuovo l’uomo

era altra età


michele

(inedita, san severo 03/02/2011 9.19.02)



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giovedì 20 gennaio 2011

abluzione

abluzione


agguantava lo sguardo
del piacere le forme e
cercava nel lavacro la mano
al tatto conforto bramato

la lingua di parola muta
nel buio - caverna abisso -
saettava impure voluttà

occhi un tempo d’amore
emaciati spiavano movenze
e lui bloccando nel riserbo
il rito spaventava il sonno


michele
(inedita - san severo 20/01/2011 16.50.15)

sabato 15 gennaio 2011

la bella e la bestia

la bella e la bestia


e la bestia mutava nelle sembianze
non denti e forza la caratterizzava
ma viso e occhi ammalianti dolcezza
e forme di donna morigerata fluida
ostentava

nella sensualità affacciata languida
sotto pulite vesti e di mamma lisa
e attenta amante a consueti classici
consumava l’uso

affettato amore espanso irraggiava

e con calore glaciale di fonte odiante
ricopriva violenza
e gestante feconda nelle viscere secche
nutriva veleni
e petto di rifatta carne allattante miasmi
porgeva al feto

bella ora fagocitava belluini trascorsi
e fattezze…
l’immemore circuiva incantando


michele

(inedita, san severo 14/01/2011 9.01.38)

sabato 8 gennaio 2011

lacrime

lacrime


aspergono lacrime il tempo
mentre amore sdrucciola su
passi attardati e aggrappa a
dita rigide di speranza la tela
che al destino tesse il telaio
e
giardini pensili intrecciano
fili che d’anni e lai il pesco
fioriscono e vestono di trine
la chioma alla porta del dio
che ritira assente lo sguardo


michele

(san severo 08/01/2011 10.50.46)

giovedì 6 gennaio 2011

Homo homini lupus

Homo homini lupus.
Cosa impedisce che questa condizione verità trovi in ogni occasione, circostanza, momento, pratica applicazione?
Perché non ci si scanna pur essendo a volte molto prossimi a farlo?
Cosa trattiene dal compiere il gesto, mettere in atto l’azione che decreta l’affermato?
L’appartenenza!
Se consideriamo bene il concetto, ne teniamo presente il significato profondo, riscontriamo come il cemento delle relazioni sia l’appartenenza e non l’altro, l’amore che pur superandola per intensità di sentimento non salda i rapporti come questa.
Padre e figlio che si sono amati e a tappe hanno raggiunto l’odio, vengono trattenuti dal praticare la soluzione finale dello scontro dal vincolo dell’appartenenza che nonostante tutto regge al di là dello stesso amore da tempo cessato.
Questo è vero per i fratelli, per l’amicizia e la stessa coppia.
Si può passare dall’amore al detestarsi, all’odio, ma se non cessa l’appartenenza il dolore non si placa.
Solo la cessazione di questo cemento che molto spesso ci neghiamo nei rapporti affettivi, fa venire meno la sofferenza.
Ciò è vero anche nel concetto più esteso di cittadini di uno stesso Paese e di uomini in generale.
Questo cemento che mai nessuna idea, religione aveva esteso all’umanità, si insinua e diventa realtà con la Modernità attraverso il Diritto.
Questi radicava a leggi universali l’appartenenza.
Al Diritto Positivo e ai Diritti dell’Uomo.
Poiché non debbo fare la storia la sintesi rende bene l’idea.
Ora cosa accade che il diritto, pur restando sulla carta, viene disatteso, raggirato, stracciato, vilipeso nei rapporti tutti: internazionali, nazionali, tra genti e uomini.
Se siamo attenti, notiamo come ci si divide per religione, fede, territorio, razze, etnie, municipi e via discorrendo.
Non solo tra genti e popoli, ma in uno stesso Paese s’inventano etnie e cretinate atte a porre in crisi il diritto facendo leva su spiriti premoderni.
Paesi già catturati dalla nuova barbarie praticano l’assassinio e la guerra per bande e nessuna forza ormai è capace di fermarla.
Sta accadendo tra Stati e in essi in maniera latente.
Tempo!
L’Italia che precorre da sempre in negativo con il tempo le tappe è a buon punto.
Il Diritto in questo Paese è stato fagocitato da un potere – nel potere è contemplato sia chi governa, sia coloro che s’oppongono, non si faccia confusione – paramafioso elevatosi a casta, occupando ogni spazio di civiltà, della modernità.
Dall’infima periferia, al cuore del governo del Paese una casta ha trasformato il potere in dominio e ha cancellato le regole e per farlo ha praticato e pratica la separazione seminando odio e privilegi.
Ha rotto e continua nella demolizione del diritto e con esso dell’appartenenza, senza rendersi conto che il cemento di questa protegge anche lei.
Quando il diritto cede il passo alla forza del clan, ogni ordine si sente legittimato a praticarla.
Le prime manifestazioni ci sono.
Fino a quando le forze dell’ordine fuori dalla casta ubbidiranno?
Faremo entrare nella casta anche loro?
E poi, chi?
L’appartenenza che nelle società moderne, si esplica attraverso il diritto è il cemento della civiltà.
Ricordatelo Pezzenti che dominate questo disgraziato Paese!
Dopo il diritto, c’è solo la guerra per bande, e poi l’uomo contro l’uomo.
È questo accadrà senza alcuna sofferenza, perché l’appartenenza è cessata!
Siamo nelle prossimità!
Homo homini lupus.

Michele Cologna (San Severo 06/01/2011 12.11.20)

lunedì 3 gennaio 2011

mano…

mano…


ora discinta lì giaceva e del corpo
il talamo appena disfatto portava
dei profumi la mano che il campo
eliso giuliva e ansante poi leggera

ancora percorreva

scorreva l’altra del lino i colori e
del sogno carezzava le pieghe…

era al tatto l’assenza presente e il
vero del calore respirava il fiore

nettare suggeva l’amato e nutriva
di lei la sete e inebriava del riposo
la mente


michele

(san severo 03/01/2011 13.33.43)

sabato 1 gennaio 2011

affaccia il sole

affaccia il sole al silenzio la luce
e taglia le brume…
basse rendono alle cime la quiete
che ora svetta e osserva

è armonia

riposa egli l’insensato dopo il fragore
mentre un uomo solo di follia scampato
impronta il passo a la pace e le rende -
adducendole senso - alla madre il figlio

è sospensione

sveglierà a momenti il dolore il grumo
canceroso e tesa all’avvento del saggio
ella ancora generosa piega - nell’attesa
dell’espulsione - preparandosi la stizza

è nemesi


michele

(san severo 01/01/2011 9.53.58)