sabato 30 aprile 2011

Disperava...

Disperava il meschino!
La voce in sonno aveva tuonato.
Ma era il figlio!
Come poteva?
La notte - della luce le tenebre -
additava a responsabilità obbedienza
e raccoglieva nella mano l’arcano.

Grave il fardello…
all’ara sé trascinò deprivato,
e nello spazio d’oscuro coperto,
di rosso segnò i comandamenti.
Stringeva nel sangue alleanza
e fuori, a l’esterno del medesimo,
poneva alla coscienza il dovere.

Estraneo a sé soggiacque negletto,
e ne gli anni stratificò l’assurdo,
madida sofferenza, sedimenti celesti.
Abdicando all’uomo, depose nel servo
lo scettro, ché in morte tornass’egli
sovrano, e de la conta di bene e male,
si compisse del liberato ora il destino.



Michele Cologna

(San Severo, sabato 30 aprile 2011)



https://www.facebook.com/notes/michele-cologna/disperava/10150177718077480

2 commenti:

  1. Ciao Michele, su Facebook i commenti prima o poi si perdono.
    Posto anche qui il mio:
    Sì, quest'ultimo capolavoro che il Poeta ci ha donato si presta a più di una interpretazione, a due in particolare: una cristologica ed escatologica per un credente che vede in questi versi perfetti, scarni e incisivi la figura del Figlio dell'uomo obbediente al Padre "iI quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana umiliò se stesso facendosi ubbidiente fino alla morte ed alla morte di croce (Filippesi 2,6-8)" ; si potrebbe fare un parallelismo anche col V.T. in cui Dio non era guardato come "Padre", ma solo come Creatore a cui si doveva sempre obbedienza cieca (vedi Mosè, Abramo ecc.,) ".... di rosso segnò i comandamenti / Stringeva nel sangue alleanza..." ----------------Nell'altra in cui si vede la condizione dell'uomo, dell'uomo che pone alla coscienza il dovere... condizione miserrima di figlio- padre, che all'altare - ara - dell'oblazione annienta se stesso sacrificando sogni, speranze, slanci, passioni... spesso scambiando per amore la coscienza e il dovere è insopportabile fardello... Tutto è assurdo sembra ripetere con Camus. -------------- Ho sentito questi versi entrare in ogni mia cellula, graffiare l'anima... mi sono vista e trovata in ogni rigo, ogni parola è carne abdicata alla condizione di 'servo'... ritroverà la sua regalità quando il nibbio canterà il suo lamento e i figli diranno: "era un RE" -------------- Grazie insigne POETA, quando l'umile pensiero ingravida la parola, genera saggezza. ------------------ Permettimi un abbraccio affettuoso.

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  2. Ho constatato che le considerazioni espresse da tanti su FB, contengono elementi che sarebbe difficile ripetere, dopo un arrivo tardivo nel commento di questi tuoi emozionanti versi. Mi limito quindi ad estrinsecare il mio più semplice e sentito pensiero.
    Non solo è una splendida lirica pervasa di elementi teologici che ci riportano credenti o no a rivivere quella passione del Dio fatto Uomo. Ma, come detto da Maurizio Ciolli, "ogni poesia, parla a ciascuno in modo diverso". È per questo che nella mia interpretazione più profonda, sento l'umanità che traspare da ogni verso, da ogni immagine in senso proprio e figurato che accompagna questa straordinaria composizione, impregnata di vita, di morte o di sofferenza, non solo divina ma dell'umanità tutta. Mio caro amico, sei sempre un meraviglioso poeta traboccante di un'umanità infinita che ahimè non è facile incontrare. Grazie.Ti voglio bene.

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