sabato 23 gennaio 2010

A volte…

A volte…

A volte m’osservo estraneo e non sento il dolore che m’attraversa.
Lo analizzo con la mente lucida della scienziato e lo suddivido, sottraendolo al sentire.
Ci riesco quasi sempre e nella follia della lucida consapevolezza, trovo ristoro.
Guardo me stesso senza pensarmi.
Sento il mio dolore e non è il mio.
Lo curo negli abissi del nulla e lo sottraggo alla derisione della superficie.
Vedo senza vedere e sento senza sentire.
Sono estraneo a me stesso e mi compiaccio nella neutralità.
L’incanto s’interrompe se percepisco il dolore altrui.
Ridivento umano e perdo la lucidità dello scienziato.
Smarrisco la capacità di procedere alla dissezione, e il cadavere che mi vive riprende vita.
Mi si attacca addosso, si riprende il mio essere, e violento lo sento.
Toglie dagli abissi la vita… che ora mi duole come lutto al presente.

Michele (san severo 23/01/2010 20.45.02)

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