lunedì 25 gennaio 2010

Vita di pensiero…

Vita di pensiero…

Vita molto dura quella del pensiero.
I pensieri, come tutti sappiamo, sono molto riservati e preferiscono quasi sempre non mostrarsi.
Assai pudichi, s’intrattengono nella loro sede, e quasi sempre consumano se stessi nell’anonimato della propria abitazione.
Ma come accade nella vita e in tutte le cose, anche tra i pensieri c’è varietà e tanta, che s’estrinseca nei comportamenti, e nei modi di percepirsi.
Questa del percepirsi il più delle volte è condizione della loro esistenza.
I pensieri son di salute cagionevole e questo limite li porta a essere caduchi, effimeri, evanescenti.
Ad avere vita molto, molto breve.
Consapevoli di questa loro labile caratteristica, ambiscono uscire, mostrarsi, e sperare di coniugarsi con la scrittura.
Certo, capita proprio così: una volta innamorati, s’accoppiano, e la scrittura li rende per sempre visibili, fissandoli sulla carta.
Perché altra loro peculiarità, per coloro che non l’avessero compreso, è che oltre la salute cagionevole, i pensieri non hanno visibilità.
Sì, sono invisibili!
Cosa accade allora?
Succede che - se vogliono mostrarsi - devono chiedere soccorso alla parola.
La parola per legge di natura è obbligata a collaborare, deve mettersi a disposizione del pensiero.
Non può rifiutarsi.
Questi, il pensiero, sapendo bene che verba volant e scripta manent, una volta diventato pensiero scritto, durerà nel tempo.
Almeno così crede.
Infatti, se sarà particolarmente accorto nella scelta delle parole, ma apriremo una breve parentesi su questo punto, avrà vita lunga.
Durerà, sopravvivranno nel tempo.
No nel tempo come concetto astrale, cosmico, ma nel tempo degli uomini.
La scelta delle parole…
Questa è condizione essenziale: uno, per diventare visibili; due, per il “matrimonio” con la scrittura; tre, per la durata della propria esistenza.
Si capisce chiaramente che la condizione due e tre sono subordinate, hanno connessione stretta alla uno.
Più la scelta delle parole sarà oculata, precisa, scientifica, calzante al pensiero, più garanzia dà di durata.
Ma come si scelgono le parole?
Accesi dibattiti non hanno mai stabilito una volta per sempre cosa sia la Parola.
Alcuni credono che sia diretta emanazione del Logos; altri che sia il nome ontologico delle cose, gli oppositori a questa tesi dicono: no, risiede nella loro logica; tanti che sia mera convenzione…
Altre e altre posizioni potremmo riportare, ma non faremmo che accrescere confusione a un dibattito già nel caos, che poi sappiamo è il massimo della stabilità.
Dirò la mia che con qualche argomento, credo sia la più appropriata, verosimile?
Le Parole esistono al di là di ogni interferenza o contaminazione.
Esse sono invisibili e abitano l’iperuranio.
Lì svolgono la loro vita che è essenza.
Distillato di divino.
Aseità.
Scopro l’acqua fresca dicendo che esse son di genere femminile, e che hanno sensibilità molto accese.
Come ogni entità di questo genere, sono deliziose, squisite, gioiose, generose, pronte all’incanto, portatrici di vita…
E vivono questo emisfero in piena gioia e Armonia.
L’armonia è la loro forza generatrice.
Molto disponibili all’innamoramento, pronte all’Amore sono ansiose d’essere corteggiate…
Abbiamo detto che per legge di natura esse sono obbligate a collaborare col pensiero, così quando il pensiero chiama, le sceglie non possono che obbedire e, bla, bla bla, il pensiero prende identità.
Corpo.
Questo è quello che normalmente accade.
Però - nella vita di tutte le cose c’è sempre un però -, se questa legge di natura fosse rigidamente applicata, avremmo struttura di pensiero fisse, sempre uguali.
Nessuna variazione a uno stesso tema, e invece non capita quasi mai.
Perché?
Il pensiero ha una propria sede, una propria abitazione, abbiamo detto all’inizio, risiede nella Mente dell’uomo.
E l’uomo è quell’essere cangiante e dai comportamenti multiformi, che coniuga il pensiero al suo modo d’essere, di sentire.
Se è prepotente, obbligherà il suo pensiero a catturare con durezza le parole e piegarle alla propria volontà.
Se è duttile, sceglierà le parole per soddisfare quella necessità di coinvolgimento, di piacere, di condivisione…
Se è dimesso, troverà parole smussate, timide, dimesse affinché non suscitino ire, reazioni in chi le ascolta, ma considerazione, comprensione… pietà.
E poi altri tipi di uomo che piegheranno sempre il pensiero a scegliere in base alle loro esigenze, bisogni, necessità.
C’è una sola eccezione che vogliamo segnalare, altrimenti non avrebbe senso il discorso condotto fin’ora, ed è un tipo particolare d’uomo: il poeta.
Costui ha un approccio particolare col proprio pensiero e quindi con le parole.
Egli si ferma a osservare, comprendere, ascoltare i propri pensieri, i quali liberi da condizionamenti, coercizioni, obblighi… giocano con le parole.
Fanno innamorare le parole della loro bellezza, sincerità, armonia…
Le parole che sono Armonia in sé, li coprono della loro e gareggiano in beltà, giocosità, passione, amore…
Quando le gioiose, armoniose, chiacchierine hanno completato la gestazione partoriscono del poeta il pensiero.
In quel momento i Cieli e la Terra, e le Anime e le Cose cantano dell’Armonia del Pensiero.


Michele (san severo 25/01/2010 8.39.54)

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