giovedì 3 giugno 2021

I vecchi, il vecchio …

I vecchi, il vecchio …
 
 
La pandemia qualche verità, sempre velata dall’ipocrisia sociale, civile, culturale, l’ha portata alla luce.
I vecchi non servono.
Non sono più produttivi, ergo peso.
Gravame che la velocità della progressione mal sopporta.
Zavorra al movimento che del consumo è linfa.
Affermazioni apodittiche?
Basterebbero i vari lapsus di uomini politici a confermare l’apodissi.
Ma c’è la realtà che fa giustizia e ogni discorso ingoia.
E la pandemia ha mostrato e gridato al Mondo la nudità del Pensiero governante.
I vecchi carne da macello e fastidio, la morte risparmio.
Le lacrime di coccodrillo e le motivazione figliali, sociali, civili, culturali …
Veli che non coprono vergogne.
Squallida nudità e non c’è foglia di fico.
Il vecchio che sono passa in rassegna il proprio vivere e cede al vizio pedagogico.
Cosa è mancata alla propria gioventù?
Adesso ai giovani?
C’è continuità impressionante se non nel soddisfacimento del consumo.
Manca a loro quella privazione materiale che io ho subito e in verità neanche cercata.
Ma i fondamentali mancanti sono gli stessi.
Il Diritto che è il tesoro vero, il patrimonio di cui il Giovane necessita.
Certo delle cose sono mutate e sono innegabili.
Il bambino, il fanciullo, il giovane del mio tempo non aveva voce.
Afono per cultura gerontocratica e padronale.
Zitto, non è il tempo!
Ora parlano e si cede all’ascolto, ma la verità è poco mutata.
Si abbuffa il giovane di soddisfacimenti consumistici, ma di diritti?
Il diritto è ancora privilegio del censo.
Non c’è pari opportunità e direi in tutti i campi dello sviluppo.
I censo in ogni accezione economica e politica, intellettuale e culturale, civile e sociale è dominante.
Il diritto che si trasmette è censuario e non paritario.
E mentre prima la privazione era stimolo e molla, mancante essa oggi, accentua le differenze.
Satolli tutti, ma divisi da un abisso incolmabile.
Preclusa ogni possibilità di scalata se non quella criminale.
Mi fermo per stanchezza e mi giustifico vecchio.
Tanto amareggiato.
Ho lottato per ogni diritto e mi trovo vecchio ad assistere alla negazione del diritto alla vita dei vecchi.
Ieri l’altro ho fatto una telefonata alla figlia di un mio amico che piange tutti i giorni.
È medico e vive ed esercita a Bologna.
Il padre è solo.
Agricoltore e s’è fatto da solo.
Garzone e a padrone fanciullo, un papà violento.
Alleggerito del tesoretto avendo venduto i terreni e abbandonato da moglie e figli.
Mi è stato risposto che l’uomo è violento.
Può darsi e non m’interessa saperlo, ho ribadito alla dottoressa scusandomi della telefonata.
Vedo solamente un vecchio, un padre che piange e giorno dopo giorno divorato dalla depressione.
Provvederà contattando il medico curante che è suo amico e collega.
“Dottoressa, suo Padre non necessita del medico, delle sue braccia.”
Un caro saluto a chi si soffermerà a leggere e comprendere.
 

 

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