mercoledì 2 giugno 2021

Ad libitum

Ad libitum …
e non è stato proprio un piacere
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Un filo rosso, un unico comun denominatore.
L’idea che ha sotteso tutta la mia vita e ancora, l’impegno a migliorare l’uomo.
Non perché io fossi o sono migliore, no!
Nessuno potrebbe essere su strada più sbagliata a pensare questo.
Solo racchiudendo in me tutte le miserie dell’uomo e lottandole, di quella lotta fare partecipe altri affinché l’uomo si sollevi.
Non c’è stata mai ambizione, voglia di successo, essere superiore, migliore.
Un altruismo smisurato e mia madre si preoccupava affermando che sarei morto povero.
Forse sì, ma di quella Umanità che sogno, di quegli Affetti che offro senza ritorno, di quell’Amore negato.
Anche io mi mortifico quando leggo l’inganno, vedo la furbizia, ancora più il pensiero che io sia stupido.
Non credo d’esserlo e neanche ingenuo.
Spero!
Che l’uomo si migliori e questo mi fa accettare anche turlupinature e furbate.
Dopo di ciò, sono incapace di perdonare.
Non lo concepisco e non mi perdono.
L’oblio quando ci si riesce.
Il Tempo.
Affermai negli anni giovani, “Il mio passato è un lutto al presente” e non sono mai riuscito a tumulare, dare sepoltura a quel cadavere.
Ancora!
E oggi posso affermare senza tema quello che il giovane non poteva comprendere, quel passato è di tutti gli uomini.
La differenza è tutta nella percezione, quello che per me è dolore senza rimedio dato dalla condizione, per altri è vanto, fiore all’occhiello.
Curriculum da esibire.
E comprendo tutta l’afflizione di Papa Francesco.
Ma la mia Miseria non trova alcuna Misericordia.
Riprendo il discorso e l’impegno non mi ha mai lasciato, mollato un attimo.
Conclusa la mia partecipazione attiva alla vita politica, sociale, culturale e civile per usura, stanchezza, sfiducia, tempi che non mi appartenevano più, ho operato la scelta della campagna.
Vivere la pienezza dell’essere per continuare ad amare, lontano dall’uomo imbarbarito.
La campagna, il ritorno alla natura, sentire Dio nell’Immanenza del Sempre.
Panteista senza credo e dio.
Nel 2008/2009 il movimento giovanile e “l’Onda”, il richiamo.
Il fascino irresistibile dell’aiuto, dell’impegno e l’approdo a Facebook.
Nessun aiuto agli studenti e al movimento per mia incapacità a stare al passo coi tempi, però si è aperto un capitolo nuovo della mia vita, quello virtuale e ancora.
Ho scritto da sempre e non ho mai pubblicato se non come gazzettiere sui giornali, ma mi tenevo ben stretto altri scritti e pensavo al baule dopo la mia morte.
E invece ho iniziato a pubblicare e continuo.
La mia vita su questo network è chiara a tutte le amicizie e non, avendo avuto io sempre un profilo aperto a tutti.
Nessuna differenza tra le amicizie e gli altri, le non amicizie.
Molti amici, molte persone perbene, molto affetto dato e ricevuto, ma anche problemi e tanta gelosia.
Gratuita gelosia e odio.
Incomprensibile soggettivamente, ma di più organizzato.
Non mi sono mai tirato indietro nelle battaglie di civiltà e non ho temuto querele e insulti, figuriamoci qui su Facebook.
Finché starò su questo network, ci rimarrò a modo mio e a testa alta.
Nessuno sconto alle miserie, a partire dalle mie e sono tanto scafato da non temere alcuno.
Né bugiardi per natura, né per vocazione e interesse.
Per nessun motivo gelosie organizzate e livorose, giudizi di pezzenti della penna e della morale.
Ominicchi di alcun valore che organizzano defezioni di menti deboli.
Non ho interessi e non cerco notorietà e il titolo di poeta, come quello di scrittore mi è pesante fardello.
Le amicizie mi onorano di questi appellativi, ma credo che sarà il tempo, solo il Tempo a dare senso e fiato ai nomi.
Con molto affetto a tutti, amiche e amici, ogni lettore.
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Michele Cologna
San Severo, sabato 3 giugno 2017
09:07:20

 

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