sabato 2 maggio 2009

A Cesare Bornaghi, per il tramite di Piero

A Cesare Bornaghi, per il tramite di Piero
Mio caro amico Piero,
le letture ci aiutano a riconoscerci, ci chiariscono ciò che sentiamo, a volte ci rivelano anche a noi stessi.
Ci sostengono nelle decisioni, ci arricchiscono, ci distolgono lo sguardo o ci aiutano a comprendere quand’esso per fissità, per mancata motilità si perde.
Quando l’Uomo afferra l’inafferrabile perdendosi, noi non possiamo che smarriti piangere le lacrime del mondo perché con la perdita perdiamo di esso il senso.
Per esperienza vissuta, essend’io un sopravvissuto alla catastrofe, ti dico ciò che è stato per me l’impedimento.
Lo scalino insuperabile.
Non l’amore per me, non l’amore per i miei cari, nessuna sacralità.
No, la generosità.
Nemmeno la riprovazione estetica che è forse la componente essenziale del grumo degli impedimenti.
L’altruismo, è stato.
L’altruismo che m’alberga più forte dell’egoismo.
Sono degli altri, Piero.
Non sono mio.
L’altruismo mi ha salvato condannandomi a vivere.
A bere fino in fondo l’amaro calice.
Questa lettura di me, mi ha riportato a rileggere attentamente Primo Levi.
Gli anni non gli avevano perdonato che egli fosse sopravvissuto ai tanti.
Ai più.
Non si perdonava il suo egoismo che l’aveva salvato.
I “Mussulmani” non gli davano tregua.
Il rimorso gli divorava l’Io che l’aveva tirato fuori dall’abisso degli altruisti.
Ha ripudiato il se stesso egoista con l’atto estremo dell’egoista.
Michele Cologna
sabato 2 maggio 2009

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