giovedì 14 maggio 2009

Una donna d’aspetto composto, di lineamenti fini, di retaggio antico ma ancor piacente, attuale s’avanza barcollando.
Vorresti chiederle di cosa abbisogna, soccorrerla.
Ma i suoi occhi vedono assenti.
Una barriera di respingimento l’avvolge.
Resti lì a guardare impotente la caduta che vedi imminente.
Ecco, poggia il ginocchio a terra…
Tenta con eleganza di rialzarsi…
Il tentativo la priva delle ultime forze e languida, molle cede.
Stai per correre a prestarle aiuto, ma una schiera di uomini in camice bianco le si parano intorno e non ti dà la possibilità d’avvicinarti.
Siamo noi i medici… siamo noi i medici...
Urlano.
Una folla immensa e rumoreggiante si raccoglie.
Sbucano dal nulla uomini in divisa e ronde che non ti fanno avvicinare.
Solo coloro in camice bianco possono soccorrerla.
La gente accorsa parteggia per i vari soccorritori.
Vinco la mia ritrosia e m’approssimo alle transenne.
Orrore!
Dio mio, che scena!
I soccorritori sono degli antropofagi: i loro volti sono intrisi di sangue della vittima; dalle loro bocche pendono brandelli di carne strappata.
E i loro ghigni producono rumore di riso…
E levano in alto le mani pieni di carne asportata…
E la gente stipata urla, incita, parteggia…
Ridono, tutti ridono.
Mio Dio!
Michele Cologna (14/05/2009 9.19.30)

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