giovedì 7 maggio 2009

La Mediocrità al potere

Sulla prima pagina del Giornale di oggi campeggia una foto del Padrone con sopra scritto “Vi sembra un Hitler, questo?”.
Potrei anch’essere stato impreciso nel riportare il titolo alla lettera, ma il senso non cambia: è mai possibile – si chiede il Giordano, direttore - che un uomo come questo possa essere paragonato a Hitler?
L’interrogativo mi ha portato alla mente una domanda che molto giovane feci ad un grande antifascista della mia città - San Severo (FG) - Carmine Cannelonga.
Uomo straordinario che ho avuto la fortuna di conoscere, e il privilegio di stare, lavorare alcuni anni insieme.
Il suo ricordo che non mi abbandona mai, è accompagnato dal rimorso per non aver esaudito una sua richiesta.
Mi voleva bene Carmine, e voleva che io gli ordinassi e mettessi in italiano corretto – bontà sua! – le proprie memorie.
I tanti impegni e forse il non sentirmi adeguato all’impresa, mi portarono a rinviare sempre l’inizio del lavoro e a formulare promesse mai mantenute.
Carmine, che era una mente eccelsa, mi disse pure che mi avrebbe seguito lui passo passo.
Non voleva che le sue memorie fossero gestite da persone delle quali non si fidava.
Durante il confino egli era su alcune strategie in dissenso con le posizioni ufficiali del partito.
Si batté e risultò perdente nello scontro impari con esso.
Ebbe ragione con i fatti che seguirono, ma sapeva bene che questa sua posizione, andando le “carte sue” all’Istituto Gramsci, non avrebbe trovato cittadinanza.
Ci teneva a marcare questa differenza. Ne era orgoglioso.
Le “carte sue” finirono all’Istituto Gramsci… e io me ne porto il dolore.
I suoi ricordi integravano e rendevano plastica, visibile la Storia.
Parlava la mente razionale dell’uomo, parlava il cuore generoso e la sua memoria scorreva formidabile.
Conoscevo abbastanza degli antifascisti, volevo sapere dei fascisti della mia città.
Me ne parlò con dovizia di particolari. Dipingendoli.
Mi parlò, indicandomeli, quelli ancora in vita. Degli altri, quelli scomparsi e che avevano avuto un ruolo nella vita politica e sociale del periodo, me li descrisse nei mestieri, nelle famiglie, nella roba, nei tic inconfessabili e in quelli appariscenti.
Sapeva tutto di tutti e non un solo giudizio volgare o di rabbia uscì mai dalla sua voce.
Mi sorprese il suo distacco nel parlare di chi gli aveva fatto del male. Di coloro che l’affamarono e il parsimonioso e grato riconoscimento di chi di parte e anche di parte inversa l’aveva in qualche modo soccorso.
La cosa che mi sorprese, pur non parlandone con lui, è stata la mediocrità, l’insignificanza degli uomini che più si erano contraddistinti nel propinare il male.
Il male partorisce dagli uomini non uomini. Dai non caratterizzati. Dagli uomini pezzenti d’animo.
Dagli uomini asociali. Dai bigotti. Dagli individui non formati. Dagli ignoranti non per cultura ma per umanità.
Il male è banale. Non parte da un’ideologia, dopo lo veste di quella che gli è più congeniale per nobilitarlo.
Sono i piccoli, gli insignificanti uomini a fare grande il male.
Le idee pezzenti. Quelle inconfessabili. Quelle che ogni uomo affoga nel fondo del suo pozzo e non tira mai a galla.
Gli uomini, ma non chi ne veste solo le sembianze!
Sorpreso della scoperta iniziai a consultare quanti più libri mi capitarono sull’argomento.
Ebbene il male assoluto può pervenire solo dalla Mediocrità.
Consultate tutti i libri che volete vi condurranno a questa conclusione.
Ebbene, Giordano freudianamente, incappando in un lapsus freudiano ha indicato esattamente l’uomo che può fare tutto il male possibile a questo Paese.
Sì, Berlusconi!
Perché egli è la Mediocrità incarnata nell’uomo.
È l’uomo più pezzente possibile, perché è pezzente anche nella sua mediocrità.
Hitler era proprio un pezzente suo pari. Gli mancava solo la quantità di denaro a disposizione del pezzente italiano.
Per il resto mediocre l’uno, mediocre l’altro.
Pezzente l’uno, pezzente l’altro.
San Severo, giovedì 7 maggio 2009

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