martedì 12 maggio 2009

Il poeta e Benedetto Croce

Da quando ho traslocato, mi sono definitivamente trasferito nella casa di campagna, ho dato ai miei libri un nuovo ordine che mi sembrava più razionale di quello che per decenni mi ero costruito nella mente prima e poi nei scaffali.
È inutile dire che non trovo più nulla.
Mi dispero, ma mi resta solo la disperazione perché i libri non li trovo.
Spero che quest’estate quando vengono i miei ragazzi, mi aiutino.
Ho tutto in mente l’ordine precedente: io dico come disporli e loro lo eseguono.
I libri pesano quando devi farli tuoi, pesano ancor più quando fisicamente li devi sistemare. Dalla capacità di abbassarmi per prendere quelli più in basso, misuro i giorni che passano.
Non trovando più nulla vado a memoria.
Benedetto Croce in uno scritto e non ricordo quale, affermava grosso modo questo: “Tutti gli uomini – donne comprese, è chiaro – fino ai diciotto anni si cimentano con la poesia. Dopo quest’età, quelli che restano a poetare si possono dividere in due categorie: i poeti veri e gli imbecilli”.
Se non sono proprio le parole del grande filosofo, questo ne era il senso.
I poeti veri, beh! È chiaro che facciano poesia.
Gli altri, gli imbecilli, quelli che fanno poesia, o lo fanno per maniera ed ancora un po’ di rispetto gli si deve, cercano di guadagnare soldi; oppure lo fanno per apparire quello che non sono, ingannando il loro prossimo.
A questi nessun rispetto è dovuto, anzi ferma condanna.
Questa lunga premessa, per dire che non sono un poeta, perché so di non esserlo.
Non sono, credo, un imbecille – almeno nel senso crociano – per cui non mi metto a poetare per non avallare Croce, ma essenzialmente per non essere ridicolo anche da questo punto di vista.
Già gli uomini sono abbastanza ridicoli senza l’aggravante di credersi poeti.
La mia amica, Rosa, ieri ha pubblicato su facebook degli album di fotografie e mi ha invitato a commentarle.
Io ho solamente risposto cliccando su “mi piace”.
La mia bella amica Rosa, certamente delusa, ha scritto “neanche un commento mignon, Michele?”.
L’ora era tarda e non ho potuto rispondere.
Lo faccio ora.
Cara Rosa, non so quando voluto – scusami, ma io credo involontariamente -, tu ieri in quelle immagini hai sintetizzato l’esistenza nella sua crudezza della realtà, nella sua bellezza della realtà, nella sua tragedia della realtà.
Potevo io commentare, potevo avere la presunzione di liquidare con un commento imbastito lì per lì la Vita nella sua poesia?
No!
Perché non sono un poeta e non sono un imbecille (almeno nel senso prima descritto).
Una bambina bella pacioccona, morbida che mi sorride da una foto scaturita dalla memoria…
Una giovane donna che signorinella sorride lieta della sua età e della sua gioia ancora inconsapevole d’essere, che somiglia alla bambina pacioccona scaturita dalla memoria e per certo non lo è…
Una donna che somigliante alla signorinella sorridente gioiosa della propria spensieratezza, sorride velata - da un balcone di villette a schiera - già modificata dal tempo che tutto travolge e segna…
Una donna, sconvolgente nella sua bellezza di vecchia, che conserva il volto della bambina pacioccona scaturita dalla memoria e non lo è come non è la signorinella spensierata e la donna al balcone dal sorriso adombrato…
Poiché non sono poeta, Rosa, ma so leggere la Vita e tutta la poesia che essa emana, irraggia, comprende nel bene come nel male, nell’odio e nell’amore, nella grazia, nella gravità, nel decoro e nella finitezza di ogni cosa…
Non essendo, quindi, poeta per liquidare il tutto con dei versi illuminanti, travolgenti che avrebbero subito scolpito nella pietra il sentimento, ho molto riflettuto e l’unica cosa che meglio esprimesse lo stato d’animo del momento, che mi è venuta in mente è stata la frase di Anna Magnani, in età già oltre, al proprio truccatore: "Non mi togliere neppure una ruga. Le ho pagate tutte care".
Per una questione di discrezione, non sapendo come uno potesse interpretare una frase così criptica, l’ho scritta sulla mia bacheca.
Ho pensato Rosa leggendola, capirà.
Forse era troppo azzardato il mio percorso mentale e la mia cara Rosa s’è sentita trascurata.
No, bell’amica!
Tu hai creato un circuito d’immagini che in pochi secondi ha sintetizzato non la tua esistenza, ma l’esistenza.
L’esistenza di tutti noi.
Io te ne sono doppiamente grato, Rosa: perché oltre la poesia alla quale mi hai fatto assistere, hai a me consentito di chiarire che non sono poeta, forse neanche imbecille, e che non cerco di piacere a tutti i costi.
Ad libitum
Michele (12/05/2009 12.18.44)

Nessun commento:

Posta un commento