venerdì 22 maggio 2009

A margine di una polemica…

A margine di una polemica…
La libertà si definisce negativamente come assenza di costrizione, e positivamente come condizione di chi si autodetermina, cioè di chi è causa e principio della propria azione.
Essa è oggetto d’indagine:
in psicologia (nello studio delle tendenze e dell’atto volontario);
nella riflessione morale (problema della responsabilità e delle sanzioni);
nelle scienze sociali (eventuale riconoscimento della libertà come “diritto naturale” col conseguente problema della traduzione concreta di tale diritto nelle libertà politiche ed economiche);
nel pensiero metafisico e religioso (fatalismo e libertà assoluta, Grazia e libero arbitrio).
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La filosofia, nel corso della storia del pensiero occidentale, ha prospettato varie risposte al tema della libertà che si possono così sintetizzare:
a) La libertà come manifestazione no repressa della vitalità.
Definita come l’assenza di costrizione, la libertà ha come sua condizione primaria la salute dell’organismo.
L’organismo è libero quando non esistono ostacoli al suo normale funzionamento.
Allo stadio della coscienza la libertà si identifica con la spontaneità delle tendenze.
L’uomo è libero quando può realizzare i propri desideri.
Questa definizione di libertà sta alla base di tutte le etiche edonistiche (Aristippo, Epicuro).
b) Il libero arbitrio o libertà di scelta.
La libertà implica una scelta consapevole. Affinché ci sia scelta devono coesistere molteplici motivazioni ad agire e altrettante possibilità di azione.
L’uomo per praticare il libero arbitrio o la libertà di scelta deve servirsi della volontà (scolastica).
Questa libertà come fa rilevare Cartesio finisce paradossalmente per identificarsi con la paura, la bruta casualità: la libertà dell’indifferenza che è il gradino più basso della libertà.
c) La libertà come realizzazione della razionalità.
Libera è la volontà che si conforma ai principi della ragione.
Si tralasciano per sintesi Platone, l’etica di Platone e di Cartesio e si riporta la tesi centrale dell’etica kantiana: la libertà è un “postulato della ragione pratica ed è riferibile alla volontà morale in quanto questa è ragione che impone la legge a se stessa (autonomia)”.
Fichte diede un significato diverso a questa autonomia che porterà allo spiritualismo, che approderà all’idealismo, il quale poi troverà sistemazione filosofica in Hegel.
d) La libertà come atteggiamento.
La libertà non può essere fatta dipendere dal carattere razionale delle nostre azioni. L’uomo si sente libero quando “si riconosce” nella propria vita e quando “approva” le vicende del mondo.
La libertà è, secondo la definizione stoica un atteggiamento.
La libertà come accettazione consapevole e responsabile della necessità (Spinosa, Nietzsche, Heidegger, Jaspers).
La concezione dell’uomo che deriva “dalla libertà come atteggiamento” non potrà mai perdere del tutto le implicazioni nichilistiche e paralizzanti.
e) La libertà come possibilità determinata.
L’esistenza è libertà.
“L’uomo è condannato ad essere libero” (Sartre). Tutte le scelte umane, quindi, si presentano come equivalenti e votate per principio alla sconfitta. Allo scacco.
Alcune correnti del pensiero più moderno, più sensibili alle esigenze di un umanesimo concreto, più aperte alle suggestioni della nuova metodologia scientifica tendono ad identificare la nozione di libertà con quelle di “possesso di capacità determinate”.
Libertà è il termine riassuntivo di una tipica dimensione dell’uomo. Un essere che sa prendere iniziative ordinate ed efficaci. Sempre, però, in rapporto al possesso di determinate tecniche e all’applicazione di procedimenti controllati.
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La libertà dal punto di vista politico-sociale. Il problema fondamentale della libertà qui è quello della conciliazione della libertà dell’individuo con l’ordine sociale.
- La pretesa che le libertà individuali debbano manifestarsi senza alcuna limitazione ci porta senz’altro a quella “democrazia diretta” così chiamata da Platone, o anarchia.
Se non si limita l’arbitrio dell’individuo la società non può sussistere.
- L’idea opposta di una totale subordinazione degli individui alle esigenze dell’ordine sociale caratterizza lo statalismo, come si manifesta nelle società totalitarie.
E questo avviene sia quando l’esorbitanza del potere statale venga presentata come risposta provvisoria alle esigenze di una fase di transizione, sia quando venga teorizzata come la realizzazione in assoluto della presunta “vera” libertà dell’individuo.
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Abbiamo descritto nello spazio e nel tempo dell’uomo occidentale, anche se per estrema sintesi, il concetto di libertà, l’esigenza di libertà, l’applicazione della libertà.
Altre definizioni della libertà – seppure non stigmatizzabili – escono fuori dal pensiero filosofico e appartengono a contingenze altre che possono anche soddisfare ma che non possono essere definite espressioni della libertà.
È anche vero che non necessariamente tutti dobbiamo ritrovarci nel pensiero di essa così codificato. Ma l’acqua della libertà non nasce che dalle fonti accennate.
Io che sono un eclettico non per convenienza ma per cultura, attingo e bevo acqua dalle diverse fonti e, essendone gran bevitore e di palato fine, non confondo l’acqua con la sabbia che la contiene.
Tutti coloro che vorranno la bibliografia di quanto affermato non hanno che da chiederla.
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Coloro ai quali invierò questo scritto, conoscono già gli altri miei.
Per chi si trovasse per la prima volta a leggermi può andare se ha voglia e tempo a controllare gli altri (http://www.facebook.com/home.php?#/profile.php?id=1564278918&ref=name, oppure http://relazione-uomo-parola.blogspot.com/).
Ho sempre espresso una mia opinione sulla situazione politico-istituzionale e partitica.
Ho dichiarato la mia volontà di astensione dal voto motivandola in maniera abbastanza articolata, senza alcun retro pensiero né coperto né dichiarato di voler fare proseliti e affermando che ciò rientrava nelle mie prerogative di libertà.
Di uomo libero.
Sono stato per questo redarguito, accusato e insultato.
Certo non me ne può fregare di meno, perché penso con la mia testa e vivo col mio corpo.
Poi, essendomi dichiarato in tempo non sospetto orso, scorbutico e misantropo, e non mosso dalla voglia di piacere a tutti i costi, sono molto tranquillo.
Aggiungo, perché non l’avevo dichiarato per mio ritegno, che sono anche per cultura e pensiero un po’ elitario e alcune volte ne godo di questa prerogativa che non tutti si possono permettere.
C’è stato qualche lillipuziano che con le sue freccette avvelenate ma spuntate di storia, filosofia, etica, politica e cosucce così, pronunciate in dialetto, voleva abbattere Gulliver.
Il gigante può solo abbattersi da solo, oppure scegliere di farsi ferire.
Non può un abitante di Lilliput pensare di sconfiggerlo.
Chiedo venia a chi leggerà del tempo e dell’impegno del non facile scritto.
Coloro che non hanno tempo, possono senz’altro astenersi.
Michele Cologna (22/05/2009 20.44.30)

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