giovedì 30 aprile 2009

Non mi recherò alle urne, le ragioni‏

Questo scritto non verrà pubblicato da nessun quotidiano a cui lo invierò.
Tanti cittadini non potranno conoscere l’esito di una sofferenza autentica, mentre sanno tutto della recita a soggetto tra il sultano e la favorita.
A quei pochi che lo leggeranno chiedo scusa già da ora se offuscherà per qualche attimo la giuliva spensieratezza a cui il grande fratello ci vuole obbedienti.
Non andrò a votare né alle prossime elezioni, né mai più se le cose non muteranno.
Molti rideranno e penseranno: chi se ne frega!
In un sistema democratico la cittadinanza trova la massima espressione nell’esercizio del voto. Se un cittadino rinuncia, è costretto a rinunciare, è come se rinunciasse alla cittadinanza. Se a qualcuno fa ridere, accomodatevi pure!
Mesi di dubbio, giorni di angoscia e stamattina la pacata decisione: non mi recherò alle urne.
Prima considerazione: i partiti.
I partiti in Italia si dividono in due categorie, i partiti dei padroni e i partiti padroni.
Ai partiti dei padroni: PDL, Di Pietro, Casini non darò mai il mio consenso perché non ho la vocazione del servo.
Ai partiti padroni: non darò più fiducia perché hanno subito la metamorfosi, da convogliatori di consenso si sono trasformati in impositori di decisioni prese.
Tutti i partiti quelli dei padroni e quelli padroni prima solo autoreferenziali, ora partitocrazia assoluta.
Nell’accezione ampliata del termine: non solo hanno occupato tutto il potere, ma sono diventati il Tutto. Lo Spirito del Paese. L’anima dell’Italia. Degli italiani.
Tu, cittadino, sei, se sei in loro. Fuori, no!
Se fai parte dell’establishment, del suo corpo sei voce, sei persona.
Se sei fuori, non esisti né come cittadino, né persona.
Sei un miserabile, neanche più commiserato.
Disprezzato.
Seconda considerazione: il Parlamento.
Nel Parlamento siedono uomini non eletti, ma designati.
E poiché il Parlamento è l’assemblea rappresentativa degli italiani eletti, questi signori designati non possono rappresentare gli italiani.
Non possono legiferare in nome e per conto degli italiani, ma solo in nome e per conto loro e di chi li ha designati.
I parlamentari debbono ubbidire alla Costituzione e possono legiferare solo in conformità ad essa.
In Parlamento siedono uomini razzisti che legiferano in questo senso a spregio della Carta.
In Parlamento siedono uomini che per la nostra Costituzione sono ineleggibili e pure stanno lì.
In Parlamento siede la più alta percentuale che in altri posti in Italia, se si escludono le carceri, di pregiudicati.
Terza considerazione: il Governo, la Presidenza della Repubblica.
Un governo che governa senza la legittimità costituzionale.
Se l’uomo è ineleggibile per la nostra Carta a maggior ragione è impedito a governare.
Il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, nell’affidare l’incarico ad una persona costituzionalmente impedita a governare, ha violato la Carta alla quale deve sovrintendere come garante.
Quarta considerazione: la Corte Costituzionale.
Tutte le leggi debbono avere interesse generale e non particolare di un singolo soggetto. In Italia sono più numerose le leggi ad personam che quelle d’interesse generale.
La funzione della Suprema Corte è stata esercitata? No!
Ultima considerazione, non perché non ce ne siano altre: l’Informazione.
È libera l’informazione in Italia? No!
La Rai, servizio pubblico, è sotto la diretta responsabilità governativa e parlamentare.
Le TV private sono di Berlusconi ed è normale che siano sotto il controllo del padrone.
Berlusconi, essendo al governo del Paese, governa le Tv pubbliche e quelle sue private.
Non solo, avendo una maggioranza schiacciante in Parlamento, non v’è da questo possibilità di controllo.
L’opposizione fa qualcosa per fermare questo insulto alla decenza? No!
Lacrime prefiche quando si è all’opposizione, acquiescenza quando si è al governo.
I giornalisti?
Meglio tacere per decenza.
Hanno la possibilità i cittadini di formare la propria opinione informati da una informazione imparziale?
No!
L’informazione libera è garantita costituzionalmente?
Sì!
Schematicamente le ragioni che mi hanno convinto a rinunciare al mio diritto-dovere di cittadino di concorrere alla formazione del governo della cosa pubblica in Italia.
Poiché per questa mia dichiarazione potrei essere perseguito anche penalmente d’ufficio, spero che qualche PM comunista o non si assuma la responsabilità del proprio ruolo.
Dopo grande sofferenza, nessun dubbio.
Non andrò a votare.
Qualsiasi movimento democratico: radicale, estremo, moderato di qualsiasi natura si proporrà come obiettivo l’abbattimento della illegalità ormai decodificata in Italia, mi troverà al suo fianco.
Michele Cologna
San Severo, giovedì 30 aprile 2009

Nessun commento:

Posta un commento