sabato 11 aprile 2009

Lettera aBerlusconi

Signor Berlusconi,
lei ieri, al funerale delle povere vittime del terremoto, si è distanziato dalla postazione delle Autorità, è andato tra gli uomini comuni per partecipare da Uomo al dolore.
Il Gesto importante l’ha spogliato della carica e l’ha portato a me come uomo.
Colgo l’occasione al volo: all’uomo Berlusconi da molto tempo avrei voluto parlare.
Ed è all’uomo che questa lettera è indirizzata.
Forse lei non la leggerà mai!
Potrebbe anche capitare di leggerla, ma io credo che lei la ignorerà!
Se non dovesse farlo la sfido a confrontarsi con me come uomo.
In qualsiasi posto vuole lei, privato o pubblico.
Non sono mai apparso in TV; non mi piace l’esibizione; sono incline alla solitudine, al pensiero; mi troverei a disagio in un dibattito pubblico.
Non fa niente, berrei fino in fondo questo amaro calice per smascherarla.
Lei ha le caratteristiche di un uomo ma non le qualità.
Ieri lei ha pianto.
Ha pianto lacrime false.
Non riesce a commuoversi neanche per le sue scene.
Sono un esperto in materia e posso dirglielo.
Il suo pianto sa qual era?
Il pianto di un bambino che vuole qualcosa, e poiché sa di non poterla chiedere esplicitamente alla mamma o al papà spinge i suoi cari a porgli la domanda, cosa è successo piccolo?
E come fa ad arrivare a questo risultato?
Usando la tecnica che ha usato lei.
Mette la mano sugli occhi. Si agita. Atteggia il volto a sofferente. Frigna.
Il cuore di mamma è grande: si avvicina, gli fa una carezza e… piccolo di mamma perché piangi?
Vorrei… e fa la sua richiesta.
Non si nega quasi mai niente a un cuore sofferente.
Lei chiedeva la credibilità che sa di non poter avere da quelle persone martoriate nel corpo e nell’anima.
Sì, da quelle persone che l’altro ieri lei voleva mandare in villeggiatura al mare.
Vuol sapere da chi sa, ha conosciuto il dolore perché dell’uomo aspira alla qualità, com’esso si presenta!?
Il dolore quando arriva ti pietrifica.
Il volto non ha espressione.
Le lacrime scendono e tu non te ne accorgi.
Gli occhi sono fissi.
Le palpebre non sbattono più.
Non ti muovi.
Non esisti.
Il dolore ha sostituito la persona.
Sei in trance.
Quando ritorni alla vita sei svuotato.
Il viso è scavato.
Sei statua di sale.
Sei stanco perché hai combattuto tutte le battaglie del mondo e sei uscito battuto.
Tutte le guerre perse pesano sulle tue spalle.
Sei sfinito.
Devi rifugiarti lontano da ogni rumore, da ogni voce, ogni segno di vita.
Non si sopporta lo stridore tra la morte dentro e la vita fuori.
Il seguito, signor Berlusconi, glielo esporrò a voce se avrà l’onestà d’incontrarmi.
Le augurerei Buona Pasqua se lei conoscesse il significato della Resurrezione.
Non lo faccio perché lei non è mai morto per risorgere.
Michele Cologna
sabato 11 aprile 2009 ore 10.07.00

Nessun commento:

Posta un commento