martedì 14 aprile 2009

Assenza Colpevole?

Un coro di proteste solleverà ancora questo scritto.
Per molti sarà la conferma che sono fuori, oppure che ho bisogno di un qualsivoglia aiuto.
Altri usciranno dalla scheda delle amicizie.
Pochi diranno di condividere.
Molti – la cosiddetta zona grigia? – non prenderà posizioni ed aspetterà.
Temo sempre le reazioni delle persone, confermerei la follia se non lo facessi, ma il desiderio di capire, la necessità di confrontarsi è più forte del timore.
Ieri, Lunedì dell’Angelo, con la famiglia e alcuni amici abbiamo trascorso la giornata insieme in campagna per onorare, da buoni italiani, la scampagnata.
Si discute.
Le opinioni sono differenti - ringraziando iddio! - e anche sull’accadimento dal quale è passato troppo poco tempo per distogliere lo sguardo: il terremoto.
Una voce, decisamente originale, afferma che coloro che sono morti, si portano loro e solo loro la colpa della loro morte.
Non credi d’aver capito bene, ma il ragionamento prosegue e una “primitiva” logica lo sostiene.
Se non avessero fidato nello Stato che non può essere la mamma di tutti, e avessero provveduto da soli, visto che c’era stata una scossa intorno alle ventidue molto forte, dormendo nelle macchine o, comunque, non rientrando nelle abitazioni, ora sarebbero vivi.
Mi sono infuriato nell’ascoltare quelle parole, ho ribadito che viviamo una civiltà che demanda allo Stato certe funzioni.
Che molti avevano denunciato il pericolo, ma che lo Stato li aveva assicurati nella certezza che tutta la situazione era sotto controllo.
Che se tu dici alle persone quello che vogliono sentirsi dire, nessun argomento critico sfiorerà quelle menti: se a un malato terminale gli prospetti una piccola speranza di vita, quella nella sua mente diventerà un appiglio della certezza che sopravviverà.
E… via discorrendo.
Per tutta la giornata di ieri e di oggi, però, quelle parole m’hanno martellato il cervello.
Il terremoto è stato un evento improvviso?
Certo no, visto che da tre mesi e più L’Aquila balla tutti i giorni e più volte al giorno!
Era da escludere una scossa di magnitudo più importante?
No!
Tutti, proprio tutti - nessuno escluso - se l’aspettavano!
Era stato approntato qualche rimedio per un’emergenza?
No!
Non potevano sapere dove sarebbe accaduto.
Ma dove poteva verificarsi l’evento importante se non in quel maledetto posto?
L’Abruzzo non è mica la California!?
L’Abruzzo è un morso di terra!
Una tendopoli, un qualcosa per ospitare dieci o venti chilometri più a sud, più a nord, est, ovest non sarebbe rimasto sempre lì a due passi!?
Se si fosse allestito qualcosa molte persone - quelle più apprensive, le più paurose, quelle che temevano di passare la notte nelle proprie case - avrebbero avuto un riparo dove trascorrerci la notte?
Penso proprio di sì!
E se fosse stato fatto, avremmo avuto gli stessi morti?
Credo proprio di no!
Perché allora non è stato approntato nulla?
Perché la Protezione Civile non si è attivata in nessuna cosa pur essendo riconosciuta quella italiana una delle migliori in assoluto?
Perché?
Diceva un politico della vecchia e allora detestabile politica di questo Paese: “A pensar male si fa peccato. Ma il più delle volte si indovina”.
Non è che non sia stato fatto nulla perché non si doveva disturbare il conducente?
Stavano le elezioni in Abruzzo.
Quelle in Sardegna.
La crisi.
Un governo sicuro, un governo che mostra grande autorità, consapevolezza di sé e dei suoi gesti, è compatibile con azioni che creano incertezze!?
Paure!?
Allarme!?
No!
È incompatibile.
Michele Cologna
martedì 14 aprile 2009

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