mercoledì 8 aprile 2009

Lettera aperta

Direttori delle sottoriportate testate giornalistiche vi invio questo scritto che non pubblicherete mai.
Non avete nerbo per farlo.
Lo so!
Se un attimo di ritrovata o benvenuta deontologia vi dovesse cogliere e pubblicaste questa miserabile mia, rendereste grande servizio a questo Paese e alla vostra dignità.
Repubblica.
L’Unità.
Corriere della Sera.
La Stampa.
Libero.
Il Giornale.
TGUNO.
TGDUE.
TGTRE.

Se fossi al governo di questo Paese, signor Berlusconi e signori tutti Deputati e Senatori della maggioranza, farei queste poche cose:
1) Non disdegnerei alcun aiuto che mi perviene dagli altri paesi, perché l’Italia è in una condizione di bisogno.
2) Mi recherei dal Capo dello Stato consegnerei le dimissioni e chiederei di restare in carica per conseguire tre obiettivi: uno, trovare una persona straniera di alta statura morale, politica e civile per affidargli la Reggenza dell’Italia; due, chiedere ad una Corte Internazionale di sottoporre a giudizio tutti i governanti e amministratori a ogni livello del presente e del passato di questo povero Paese; tre, a sentenza emessa, che non deve prevedere nessun altra pena se non la perdita della cittadinanza attiva e passiva, indire nuove elezioni.
3) In questo lasso di tempo nessuna apparizione nei mass media né internazionali, né nazionali, né locali. Per risparmiare a se stessi e ai cittadini il disagio della presenza.
Se fossi all’opposizione del governo di questo Paese, signori Franceschini, Di Pietro, Casini ecc., farei esattamente questo:
1) Mi dimetterei da ogni incarico istituzionale e di partito.
2) Resterei in Parlamento solo per appoggiare i tre punti del governo dimissionario.
3) Chiederei da subito, senza aspettare la sentenza dell’Alta Corte Internazionale, scusa agli italiani. Cesserei d’apparire e di parlare per amore di decenza agli italiani.
Cosa farò da subito io, cittadino seppur solo formale di questo martoriato Paese:
1) Mi dimetto da questo momento dalla cittadinanza attiva e passiva.
2) Mi dichiaro apolide. Senza patria. Senza terra. Novello barbaro.
3) Mi denuncio clandestino.
4) Aspetto le forze dell’ordine che vengano a prelevarmi. Sanno dove trovarmi.
5) Già da adesso mi dichiaro resistente: aderirò a qualsiasi forma di lotta mi verrà proposta.
Ultima cosa, pregherò i miei figli di andare via dall’Italia.
Stefania, Leonardo, Barbara, Pamela lasciate questo Paese, figli miei!
Nessun futuro esso vi darà.
Ha ingannato i miei genitori.
Ha distrutto me, vostro padre.
Annichilirà le vostre belle anime.
Andate via, figli miei!
Michele Cologna
San Severo, mercoledì 8 aprile 2009 ore 10.49.26

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