martedì 21 aprile 2009

L’Italia è sempre stata lo sfasciume che abbiamo ora sotto gli occhi?

L’Aquila metafora dell’Italia.
L’Italia un paese terremotato che tra macerie, crolli parziali, lesioni e qualche agibilità è messa veramente male.
Tra queste macerie svetta il volto di Berlusconi e sotto tutti gli altri che in questi giorni abbiamo visto nell’indecente – a mio giudizio – sfilata.
Fuori di metafora, l’Italia è sempre stata lo sfasciume che abbiamo ora sotto gli occhi?
Assolutamente no!
L’Italia e gli italiani si compensavano a vicenda.
Gli altri paesi e gli uomini che li abitano hanno caratteristiche più chiare. Lineamenti marcati. Colori netti. Posizioni precise. Ogni piede cammina nella sua scarpa.
In Italia questo non accade. È tutto più indeterminato. Confuso. Geneticamente ibrido. Culturalmente eclettico.
E questo non è sempre un male.
A volte presenta anche aspetti positivi.
Veniamo al ragionamento che voglio fare.
Non scomodo libri di storia o teoremi.
Voglio ragionare con le immagini, gli accadimenti, la storia della mia memoria.
C’erano una volta i partiti politici. Quelli più essenziali.
La DC, un ammasso indistinto di interessi forti, deboli e consenso di persone per bene e per male. Un gruppo dirigente che rispecchiava esattamente queste anime. Gruppo dirigente, però, che nel governo del partito e della cosa pubblica operava in sé la compensazione. Parassitava il Paese con la consapevolezza che non doveva distruggerlo e con la rappresentanza delle correnti aveva sempre dei volti presentabili per esigenze anche nobili. Nello stesso partito poteva convivere Moro e Andreotti, Zaccagnini e Cossiga, Rumor e Colombo, De Mita e Forlani ecc. ecc.
Il PCI, tante anime diversissime tenute insieme da un sogno dell’avvenire. Un umanesimo speciale. Intelligenze fulgide. Faziosità incredibili. Democrazia al servizio dell’idea, quindi poca o del tutto assente. Bigottismo. Militanza indottrinata e pericolosa. Militanza settaria pari e contraria a quella fascista. Un gruppo dirigente selezionato con l’obiettivo del partito sopra ogni cosa, poi con l’occhio all’ortodossia, infine alle esigenze del popolo comunista. Tutti i miglioramenti sociali, civili, economici che si potevano ottenere erano una tappa verso il sogno, il riscatto finale. Nel Comitato Centrale stazionavano le varie anime e nella Segreteria chi vinceva il congresso. Nella direzione delle Sezioni tematiche le autentiche teste pensanti del PCI. Molto aperto alle collaborazioni degli indipendenti, anche se il più delle volte erano un fiore all’occhiello. Tutti temevano il governare come compromissione e il più delle volte con le formule più astruse si scappava dalle responsabilità. Il cemento del partito poteva tenere insieme Berlinguer, Napolitano, Ingrao, Cossutta ecc. ecc.
Il PSI, poche intelligenze e tutte in dissenso forte con il modo d’essere del partito. Il “socialismo” del partito si serviva del socialismo degli uomini fagocitandoseli. Il partito lo strumento del sottogoverno. Tutti contro tutti. Correnti nascevano e morivano. Ci si univa per scannarsi. Ci si divideva per incontrarsi nello scarnificare l’osso malcapitato. Una babele. Il segretario l’utile idiota. Tutte le strade tentate non smuovono la sua percentuale da prefisso telefonico. Si tenta con la segreteria Craxi che trasforma geneticamente il partito e scompagina la politica italiana. Opera per togliere di mezzo negli altri partiti chi possa impedire la sua ascesa politica e si allea con il peggio che il panorama partitico offre. La politica e il governo del paese passano dalla ricerca del consenso sul programma, sugli interessi all’affermazione del governo sul ricatto.
Il PRI, un partito inesistente ma che è stato retto da galantuomini come Ugo La Malfa, Spadolini, Visentini cancellati dal craxismo dirompente.
Il MSI, un residuato di fascismo nostalgico di nessuna funzione parlamentare, sociale e civile.
I senza partito, le intelligenze indipendenti, le personalità di chiara moralità guardavano al PCI che sembrava l’unico partito incline al rispetto delle regole. Paradosso, a far rispettare lo stato di diritto. A poter fare uscire l’Italia dalla palude democristiana e dalla pleiade di ricatti dei partitini minori che l’asfissiavano.
Sommariamente questo il quadro.
Su questa non entusiasmante scena che in qualche maniera, più nel male che nel bene, governava, arriva il ciclone Craxi.
Niente è più come prima. Il peggio del personale politico occupa il Paese. La spesa pubblica tocca cifre stratosferiche. Ci si mangia il futuro degli italiani. La corruzione, già prima al limite della indecenza, diventa l’unica merce di scambio della politica italiana. Ogni posto dove passa denaro, c’è da mungere, lì sta al comando un socialista. La sanità è il sogno, l’ambizione di ogni buon socialista. Gli aiuti al terzo mondo. L’energia. Tangenti. L’ignoranza sostituisce la cultura. La storia si trasforma: è quella che Craxi va giorno per giorno aggiornando. Sigonella, fumo negli occhi per gli imbecilli. Sale sul palcoscenico della politica economico-mediatica l’uomo che avvelenerà anche i pozzi di questo paese, Berlusconi.
Arroganza. Arroganza. Ed ancora arroganza.
Il malaffare governa l’Italia.
Viene preso con le mani nel sacco Mario Chiesa, il mariuolo ed il resto è storia di ieri o ancora oggi.
Perché questo excursus?
Per dire che il fattore destabilizzante dell’Italia è stato il Partito Socialista Italiano.
Sono stati i socialisti che ancora oggi ne stanno continuando la demolizione.
Parlo chiaramente dei socialisti infiltrati in Forza Italia prima e ora nel PDL.
Berlusconi lo sappiamo è sceso in politica per i suoi guai giudiziari e finanziari. Li ha sistemati e per sé, al di là della megalomania e della connaturata incapacità a non guadagnare dove intravede l’affare, darebbe pure un fastidio sopportabile. Sarebbe una malattia da cui guarire, ma accettabile.
Chi invece è animato da spirito vendicativo, distruttivo, ossessivo nei confronti di tutti e tutto sono i ministri socialisti del governo Berlusconi.
Sacconi in testa e poi la non bella compagnia a seguire.
Essi vogliono vendicarsi perché l’Italia e gli italiani non li hanno amati e non li hanno portati al potere per quello che erano. Hanno assecondato i giudici che hanno sciolto quel partito (?). Hanno costretto loro a cambiare pelle.
Sono pieni di livore fino a scoppiare. Sono delle figure demoniache. Sono clerico-fascisti. Inquieti.
Vorrebbero che la storia riabilitasse loro e il loro capo.
Sanno bene però che questo non potrà mai accadere.
Ghino di Tacco era ed è stato un bandito e nessuna riscrittura della storia potrà mai redimerlo.
Hanno trovato l’utile idiota Berlusconi e gli fanno fare esattamente quello che desiderano, così come Bossi.
Perché l’imbonitore Berlusconi molto probabilmente senza i consiglieri velenosi farebbe meno male a questo paese di quanto ne sta facendo.
I suoi ministri?
Fanno danni e pure gravi per incompetenza, più che per vendetta. Voglia di punire gli italiani.
Se si togliessero gli elementi avvelenati dalla rivalsa, gli sconfitti della storia per avidità di potere, forse la realtà italiana potrebbe riportarsi a quella indecenza sopportabile.

P.s.
Lo so che alcuni giornalisti “importanti” leggono i miei scritti. Qualcuno perché glieli mando io, qualche altro se li va a leggere. Mi rivolgo a Feltri il più intelligente, fazioso e coraggioso: scrivi la tua opinione sull’argomento trattato.
Chi vuol querelarmi lo faccia pure. Non intentate cause per richiesta danni perché battete il muso male.
Agli amici di facebook: risponderò agli insulti con gli insulti; ai commenti ragionati, pacati con altrettanta ragionevolezza e pacatezza.
Un favore, leggetelo qualche volta in più prima di commenti impropri o improvvisati.
Michele Cologna
San Severo, martedì 21 aprile 2009 ore 18.43.22

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